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Published On: Dom, Feb 17th, 2013

Manipolazione e Libertà negli Ambienti di “Crescita Personale”

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(Articolo scritto da Luca Ferretti)

All’interno di quel vastissimo campo di interessi che rientra nel concetto di “crescita personale” vediamo oggi muoversi sempre più persone, gruppi e visioni di cosa si intenda con questa espressione. E’ importante per ognuno di noi approfondire alcuni aspetti rilevanti e che ci possono aiutare a comprendere meglio cosa accade al fine di averne il maggior beneficio in termini di espressione della nostra autonomia e libertà.

Sappiamo che non tutto quello che si veste di “amore” e di “bene” sia tale in modo integrale. Per chi ha esperienza della vita appare banale il concetto di riconoscere in ogni esperienza umana gli elementi contraddittori di una natura, la nostra, di esploratori di diverse realtà, dimensioni ed equilibri. Non c’è assoluto bene o male ma piuttosto una miscela di elementi nei quali ognuno può distillare la propria verità ed espressione d’armonia. Quindi gli elementi che andrò ad indicare è possibile rilevarli in forma lieve come anche predominanti. In ogni caso è importante saperli discernere sia negli altri e, soprattutto, in noi. Difatti se una meccanica è presente a livello inconsapevole, tenderemo a guardarla quale primo passaggio negli altri e questo ci può aiutare, se siamo onesti con noi stessi ed in connessione con la nostra Essenza profonda, a ritrovarli nella nostra personalità. Una volta riconosciuti è possibile compiere una scelta verso una reale evoluzione ed illuminazione di aspetti della nostro modo di esprimerci.

Ecco gli argomenti che ritengo fondamentale chiarire:

  1. la fede in poteri esterni e la fede in sé stessi negando la cooperazione;

  2. la guarigione per negare la morte;

  3. la ricerca di ricchezza per diffidenza e paura della povertà;

  4. sentirsi superiori per fuggire dalla solitudine.

LA FEDE

Attraverso quel sentimento e stato della mente che definiamo fede, possiamo accedere a qualità e risorse inaspettate. Il miracolo è connesso al fenomeno della fede che in qualche maniera riesce a superare alcuni limiti mentali ed attivare risorse altrimenti sottoutilizzate. La fede ha due polarità che portano, entrambe, ad uno squilibrio che può essere usato ed essere alla base di sistemi di manipolazione. Se si ha fede in un potere esterno a sé, ciò provoca un legame tra alcuni elementi che si includono nella propria fede ed il proprio benessere. Per entrare nel concreto, se si ha fede che un certo guaritore sia intermediario tra la forza superiore che guarisce e sé stessi, oppure il chierico sia l’unico che permette l’accesso alla grazia divina, ecco che il vincolo tra esseri umani si stabilisce in modo tale da oscurare la propria autonomia, di pensiero e di azione. Si entra quindi in schemi ritualistici e di ruolo che impediscono ad ognuno di trovare il proprio dialogo con l’armonia universale e con la propria forza interiore. In pratica si ha uno spostamento della forza di riequilibrio da sé, quale espressione dell’armonia ed amore universale, verso l’esterno. Ciò permette di rimanere in una posizione di vittima, di non prendersi la propria responsabilità, di perseverare in comportamenti non integri poiché si ritiene di recuperare la propria forza attraverso la sottomissione a delle regole. Se esaminate il fenomeno delle sette o anche delle religioni, proseguendo poi per quello che accade in moderni gruppi che ricercano la verità scientifica, piuttosto che sposano una certa visione della vita proponendo tecniche di guarigione, oppure in ogni gruppo nel quale vi sia un leader che si ponga come intermediario tra gli adepti ed un potere più ampio, ritrovate lo schema-archetipo che opera in un senso limitante. Dall’altra parte, nella polarità opposta, potrete vedere persone che alimentano una fede assoluta nelle proprie capacità negando ogni collegamento con l’esterno. Si nega la compartecipazione per chiudersi in una visione della propria esistenza che vede sé stessi al centro del cosmo. Ciò permette di attingere ad alcune risorse ma spesso conduce ad una follia solitaria che priva di senso la propria esistenza.

In entrambe le polarità, la fede crea dipendenza poiché le persone che divengono intermediari con il potere oppure rappresentanti di un potere individuale assoluto sono presi come modelli da coloro che vedono in essi una soluzione. Si tratta di un uso reciproco nel quale il leader-manipolatore è funzionale alla richiesta di coloro che ne vengono sottomessi. Questo pensiero potrebbe apparire eccessivo, se pensiamo ai casi estremi nei quali si vivono rapporti di vittima-carnefice ma vi è sempre un vantaggio reciproco nel giocare questa recita dei ruoli.

Per ognuno è importante osservare dove si è riposta la propria fede e comprendere in quali ambiti si stia sperimentando disagio e dolore al fine di individuare le radici di questo meccanismo.

E’ un processo molto ampio e profondo che necessita di un ascolto sincero e che può essere svolto anche con altre persone a patto che queste abbiano in qualche modo compiuto dei passi verso la propria autonomia. Ciò per creare una cooperazione che possa aiutare tutti a fare un ulteriore passo in avanti. Difatti quando si alimentano rapporti tra persone che sono nello stesso schema di pensiero, questo si rafforza e non si riesce a vedere oltre. Di solito ciò accade grazie ad un processo di progressivo aumento di disagio sino a giungere alla crisi del sistema che però non è un passaggio facile e che può lasciare molte ferite interiori. Inoltre anche coloro che sono fuggiti da una situazione di costrizione potrebbero mantenere in sé stessi il seme di questa dinamica e riproporla in altro modo, in diversi contesti e con altre persone.

LA GUARIGIONE

L’essere umano ha alimentato una grande paura per la morte, perdendo di vista il sentire che vede in questa un passaggio della propria espressione vitale. Tradizioni varie, insegnamenti religiosi o anche una cultura che nega l’esistenza di qualcosa oltre tale passaggio, hanno amplificato ed utilizzato la paura per spingere le persone a comportarsi in un certo modo. Quindi la ricerca di guarigione spesso è motivata dalla paura della morte. Questo seme si unisce alla percezione di sé stessi come imperfetti, incompleti ed incapaci, portando a cercare soluzioni esterne al proprio disagio. Ove c’è paura esiste anche possibilità di manipolazione e quando una persona si presenta quale guaritore e capace di risolvere i problemi altrui, crea un vincolo di necessità tra sé e la persona in difficoltà, ponendosi come intermediario tra la malattia e la guarigione, tra la morte e la vita. Ecco che molti terapeuti divengono coloro che “salveranno dalla malattia” e quindi su di essi viene riposta fede. Questo tipo di fede come detto provoca ed attiva risorse nelle persone che possono portare al miracoloso ma hanno come prezzo la perdita del proprio potere personale ed autonomia poiché si ritiene che “sia solo grazie al guaritore che ci siamo salvati”. In realtà spesso lo stesso manipolatore non si avvede della situazione che crea e pensa lui stesso di essere strumento per un potere superiore. E’ importante osservare la percezione di sé delle persone coinvolte (guaritore e paziente) poiché allora si potranno capire quali schemi si stanno muovendo a livello non consapevole. Se il guaritore non è in grado di creare autostima ed autonomia nelle persone ma si pone come strumento necessario per il cambiamento, abbiamo un primo elemento di attenzione che ci avverte di qualcosa di non equilibrato in azione. Ciò non toglie valore a ciò che si compie nel servizio agli altri ma questa dinamica produce nel campo di coscienza uno schema che alimenta la dipendenza piuttosto che la compartecipazione. Se colui o colei che si presentano come “guaritori” alimentano in sé stessi e negli altri la percezione della forza vitale che si muove attraverso di sé e degli altri in una danza di armonie, dove la guarigione è sempre una auto-guarigione condotta dalla Saggezza che risiede nell’altro, alcuni elementi eccessivi di questo tipo di rapporto possono essere temperati. La dipendenza è sostenuta dalla paura e in questo caso la paura della morte provoca una parziale cecità di fronte a quella che può essere una gabbia per la propria manifestazione libera e piena.

LA RICCHEZZA

Colui che presenta sé stesso come capace di trasmettere la dote e capacità di creare abbondanza, nella nostra società è molto ricercato, forse persino in modo più forte che in passato. Il mito-archetipo della “pietra filosofale” nella sua interpretazione più rozza parla proprio di ricchezza. Anche molte favole ci raccontano di come sia possibile acquisirla grazie a magia ed alleanze con poteri superiori. In pratica se il guaritore che crea dipendenza è l’intermediario tra vita e morte, colui che è capace di produrre ricchezza è l’intermediario tra la negazione di sé e l’affermazione. Difatti nella società attuale vi è un forte insegnamento/condizionamento che attribuisce il valore della persona in funzione del suo successo, anche materiale. Quindi i modelli presenti nella nostra cultura spingono verso una realizzazione personale che sia espressione di ricchezza che se non è presente produce un grande dolore, poiché non ci si sente partecipi della vita. Ciò è una deviazione ed uno scambio tra causa ed effetto, portando in risalto una certa manifestazione (quella della ricchezza) che non è sempre collegata all’espressione di sé stessi. E’ utile liberarsi da questo grande controllo che ci porta ad agire e partecipare al dramma sociale che nega l’importanza della propria originalità, sganciata da ciò che si riesce a produrre in termini di denaro e benessere materiale. Viceversa cadere nella polarità opposta della povertà come unico strumento di evoluzione è altrettanto squilibrante. Certo è che in questo momento chi appare promette e vende la rinnovata “pietra filosofale” affascina e genera controllo. Molto spesso ci accorgiamo che la base della ricchezza di queste persone è proprio la capacità di utilizzare gli altri all’interno della propria visione di vita e dei propri obiettivi. La loro “pietra filosofale” è la dipendenza degli altri nei confronti di coloro che si pongono come soluzione. Possiamo invece ritrovare la vera Pietra Filosofale che è direttamente espressione del sé e del nostro potere cooperante attingendo alla nostra creatività ed originalità.

LA SUPERIORITA’

Sperimentare la fratellanza tra gli uomini, pur nelle differenti espressioni che ognuno può manifestare, è l’esito di un processo che permette di vivere in uno stato di coscienza più ampio dell’ordinario. Fratellanza non significa uguaglianza nei termini di negazione della propria originalità ma, bensì, riconoscersi reciprocamente quali unici nell’unico. Con questa visione interiore si può agire anche per limitare gli squilibri compiuti dagli altri ma sempre in un ottica di comprensione della natura profonda che è in ognuno e che semmai non riesce ad esprimersi poiché filtrata da una personalità squilibrata. Un concetto di fratellanza limitante è quello che viene collegato all’appartenenza ad un gruppo che sia separato, diverso dagli altri, e superiore. Idee ancestrali quali “il popolo eletto”, “la razza superiore”, vengono oggi rinnovati e riproposti con termini più accattivanti. C’è chi parla di persone che “vibrano ad una frequenza superiore” che da verità diventa poi la base per allontanare chi si reputa diverso. Ci sono altri che parlano di “un popolo che ha un dna diverso, originario da esseri ET” e quindi legittimati, per questa discendenza, a comportarsi da padroni verso gli altri e giudicare gli altri come inferiori, perduti, mancanti. Il problema non è l’idea che si pone come base (“vibrazione” e “dna stellare”) che possono rientrare in visioni della vita equilibrate. Bensì il problema è come si usino questi concetti per legittimare comportamenti verso gli altri che non sono di mutuo riconoscimento e rispetto. Perché queste idee hanno così ampio successo? Una delle ferite primordiali che ci troviamo a sperimentare è la solitudine. Sentirsi appartenente ad un gruppo coeso e di simili, lenisce questa percezione. Inoltre quanto più il gruppo è solidale al proprio interno, tanto più ci si sente protetti. Ciò però esclude gli altri con tutta una serie di conseguenze che possono sfociare in quei comportamenti alla base del dramma provocato dall’ideologia della “razza ariana”. Nonostante la grande e drammatica esperienza avvenuta nel secolo scorso, questo schema non è guarito ed è presente sotto diverse sembianze ancor oggi. Un leader che voglia controllare il gruppo può facilmente usare queste argomentazioni per far sentire i propri adepti come superiori. Questi si sentiranno riconosciuti ed accolti, sentiranno lenire in parte il senso di solitudine ma si legheranno al leader quale soggetto che li ha riconosciuti. Ecco che il proprio status è direttamente connesso al riconoscimento di un altro. Sino a che non sperimenteremo l’amore per noi stessi, vivremo questa forma di attaccamento squilibrato verso coloro che sembrano offrici amore.

CONCLUSIONE

Ho scritto questo articolo cercando di sintetizzare alcuni elementi di una ricerca più ampia. Non desidero però dilungarmi eccessivamente e sarei felice di poter scambiare punti di vista con coloro che si troveranno a leggere questo scritto. E’ una ricerca importante per ognuno di noi poiché negli ambienti dove si descrive la possibilità di cambiare vita ed evolvere, questi legami sono spesso presenti e creano danni e limitazione ulteriore. Certo anche queste esperienze sono perfette poiché sono stimoli che possono attivare e risvegliare una consapevolezza in coloro che le vivono, tramite il dolore e la delusione. Ne posso parlare poiché le ho vissute e posso testimoniare quanto siano di utilità. Ritengo però che ora possiamo accelerare la manifestazione di una maggiore libertà e che non sia più necessario passare attraverso questi sentieri. E’ il tempo del Cuore, della manifestazione della nostra Essenza ed Originalità. E’ tempo che i leader possano liberarsi dalle loro ferite e che i seguaci possano superare le catene che negano la propria Magnificenza. Tutto questa nella riscoperta di un’armonia che abbraccia il singolo ed il cosmo. Tra le polarità che ci vedono vittime di poteri superiori o unici artefici del cosmo che sperimentiamo, possiamo trovare equilibrio nel riconoscere in noi e negli altri le basi di una Fratellanza nella Coscienza Universale.

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