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Published On: Sab, Gen 19th, 2013

Dalla Fisica all’Ecologia

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Agli inizi della scienza moderna, circa tre secoli fa, la fisica nacque come meccanica, soprattutto per opera di Newton. Il pensiero corrente della cultura occidentale è ancora oggi in gran parte ancorato alla visione del mondo che consegue da quelle premesse, sia per quanto riguarda i concetti di spazio e di tempo, sia perché viene attribuita ai fenomeni una natura meccanica. Inoltre, alla base della scienza “ufficiale” sta il dogma che il mondo materiale esiste in modo del tutto indipendente dal mondo mentale-spirituale: compito dell’osservatore è scoprire le leggi oggettive del mondo materiale.
Con la relatività speciale (1905), spazio e tempo perdono la loro esistenza indipendente ed assoluta, materia ed energia diventano intercambiabili. Con la relatività generale (1916) anche la gravitazione entra nel gioco e viene sostituita con la “geometria dello spaziotempo”. Materia ed energia sono state unificate, ma il dualismo principale resta netto: c’è un mondo energetico-materiale oggettivo, che viene esplorato da una mente separata, soltanto umana.
Il pensiero corrente ha accettato l’unificazione energia-materia, ma non è andato oltre. Sempre di entità fisiche si tratta. La mente è un’altra cosa: essa indaga dall’esterno il mondo fisico oggettivo. L’etica riguarda sempre soltanto chi è “dotato di mente”, cioè – in quella visione – gli umani.
Come noto, nel 1927 Werner Heisenberg formulò il suo famoso “principio di indeterminazione”, che inizialmente riguardava la posizione e la quantità di moto di una particella. Le due grandezze non sono determinabili esattamente entrambe: in altre parole se vogliamo definirne una, l’altra è completamente indeterminata. Solo l’osservazione “sceglie” la grandezza da conoscere. Il principio si applica anche ad altre coppie di grandezze, fra cui la coppia energia-tempo: se fissiamo un istante esatto, cioè vogliamo che sia nulla l’indeterminazione del tempo, la “particella” presenta una massa-energia totalmente indeterminata, il che significa che non è niente di definibile in alcun modo. L’indeterminazione non deriva da una limitazione dei nostri strumenti o dei nostri sensi, ma è una caratteristica del mondo, è nella natura delle cose. Non si può separare il fenomeno dall’osservazione, non esiste alcuna realtà oggettiva. Il dualismo mente-materia è scomparso: non si possono separare.
Come noto, Erwin Schroedinger arrivò agli stessi risultati di Heisenberg e riuscì a formulare l’equazione che porta il suo nome: si tratta di un’equazione differenziale che descrive l’andamento nel tempo della probabilità di trovare una “particella” in una determinata posizione. E’ qualcosa di piuttosto evanescente e sfumato, ma comunque siamo ancora in grado di descrivere un andamento nel tempo.
Nella seconda metà del Novecento lo studio dei sistemi portò a formulare le idee di sistema complesso e di essere collettivo. In particolare, un sistema che abbia un certo grado di complessità si evolve in modo che il suo sviluppo diventa completamente imprevedibile, anche in linea di principio: infatti si trova ben presto in qualche biforcazione-instabilità, dopo la quale prenderà vie completamente diverse anche per variazioni infinitamente piccole. Si usa dire che il sistema prende a caso una via o l’altra, ma possiamo ugualmente dire che il sistema sceglie la via da prendere. Nei sistemi complessi si ha l’emergenza di fenomeni mentali.
Seguendo questa scuola di pensiero, ci ritroviamo in un mondo naturale costituito da entità mentali, senza confini precisi, di cui le entità umane sono soltanto una parte: è evidente che in tal modo l’etica deve comprendere tutta la natura.
Se consideriamo la mente associata al sistema totale, ovvero a tutta la Biosfera, ritroviamo l’idea di Gaia già teorizzata da alcuni scienziati (Lovelock, Margulis, Sheldrake). La distinzione fra mondo energetico-materiale, al servizio della nostra specie, e mondo mentale-psichico-spirituale, che un tempo era considerato come esclusiva umana, è scomparsa.
Ma la mentalità corrente e il mondo ufficiale restano su una posizione “ottocentesca”, quella di un universo meccanico in cui solo l’essere umano, l’unico dotato di mente-anima, ha diritto a considerazione morale. Invece il filone di pensiero che abbiamo seguìto ci dà la speranza di ritrovarci in un mondo che riscopre lo spirito dell’albero, della montagna, del torrente.

© 2013, Guido Dalla Casa. All rights reserved.

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About the Author

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- Guido Dalla Casa è nato nel 1936 a Bologna, dove ha frequentato il Liceo Scientifico e si è laureato in Ingegneria Elettrotecnica. Dal 1959 al 1997 ha svolto l’attività di dirigente dell’ENEL nelle aree tecnica e commerciale della distribuzione, nelle sedi di Torino, Vercelli, Milano e Brescia. Ora vive a Milano, dove fa parte del Gruppo Ecologia ed Energia dell’ALDAI. Dal 1970 circa si interessa di filosofia dell’ecologia e di filosofie orientali e native. E’ docente di Ecologia Interculturale presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa di Rimini (Università di Urbino). Tiene corsi di Scienze Naturali ed Ecologia Profonda come docente volontario alla UNITRE di Saronno e in altre UNITRE dell’area milanese. Ha pubblicato alcuni libri: L’ultima scimmia (1975) per la Casa Editrice MEB, Ecologia Profonda (1996) per l’Editrice Pangea, Inversione di rotta (2008) per Il Segnalibro, L’ecologia profonda. Lineamenti per una nuova visione del mondo (2008) e Guida alla sopravvivenza (2010) per Arianna, Ambiente: Codice Rosso (2011) per l’Editrice Jouvence, oltre a numerosi articoli su varie Riviste, quasi tutti su argomenti di ecologia profonda.

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