Dall’ipnosi materialistica al sogno creativo: il cammino del “ fare anima ”
“E’ ora il momento di godere il profondo segreto del puro piacere” (Yeshe Tsogyel)
Non è un caso che mi trovo a scrivere questo testo su un treno nel giorno del Maha Shivaratri, la grande notte di Shiva (quest’anno il 28 febbraio) che per gli induisti corrisponde alla notte più sacra dell’anno, una notte di buon auspicio, proficua per dedicarsi alle pratiche spirituali e di contatto con la propria anima, grazie ad una particolare congiuntura astrologica che cade con la prima luna nuova tra febbraio e marzo. Non è che io sia induista, ma credo nella magia degli astri e delle stelle e guardo spesso il cielo la cui profondità abissale e vacua mi ha sempre attratto molto, e poi “come in alto così in basso” – recita il più antico degli insegnamenti esoterici.
“Io sono uno yogin come il cielo.
Voi che, non avendo realizzato le caratteristiche del cielo,
non capite, non disprezzatemi”
(Milarepa)
Sono su un treno, in movimento, di passaggio, e sento la presenza invisibile della Luna Nuova incedere simultaneamente alle benedizioni del dio Shiva, “il Distruttore”. La sento dirigere le mie dita sui tasti del notebook in questo preciso momento in cui decido di “fare anima” ispirata alla lettura di un bellissimo libro di Selene Calloni Williams, dedicato al celebre maestro della psicologia archetipica, dal titolo “James Hillman: il cammino del “fare anima” e dell’ecologia profonda”.
Un libro che ha molto a che vedere con la dimensione del viaggio e del “transito” (il Bardo della tradizione tibetana) nonché con il binomio distruzione-rinascita. Un libro che non è una biografia di Hillman eppure ti lascia con la sensazione di conoscerlo come mai prima d’ora (anche per chi non ha una padronanza specifica della prolifica opera del celebre allievo di Jung); non è un libro di favole eppure te le racconta quando meno te lo aspetti, non è un libro di yoga eppure è intriso della potenza rivoluzionaria del tantra e dello sciamanesimo, non è un libro di religione eppure l’atto che ti costringe a compiere durante la lettura stessa è proprio quello insito nell’etimologia del termine (re-ligere = ri-unificare) grazie a una spiritualità così dirompente da sfiorare la follia, non è un manuale di ecologia eppure l’Anima del Mondo è la voce con cui si dialoga dalla prima all’ultima pagina, non è un romanzo ma si legge come un romanzo (e aggiungo, tutto d’un fiato), non è nemmeno un libro, in fondo. Sì questa opera di Selene non è un libro qualunque, è una formula magica che non compete alla ragione, ma al mondo delle profonde visioni interiori. E come tale va accolto, senza pretesa di comprenderlo seguendo rigide logiche mentali, ma con la brama scomposta e istintiva di sperimentarlo. Un libro da mettere in pratica all’istante, nell’istante della “medesimezza” – per usare un termine che vi rimarrà molto caro a fine lettura. Sì perché è un racconto, quello di Selene, che si rivolge alla tua vocazione, al tuo daimon, alla tua anima selvaggia, alla parte migliore di te che probabilmente nemmeno sai di avere e che reclama la tua attenzione in tutti i modi, compresi disagi emozionali e malattie.
“Gli dei fuggiti sono divenuti malattie” (C. G. Jung)
Un’opera scritta in collaborazione stretta, anzi strettissima, con gli spiriti della natura che l’Autrice – una donna eccezionale con la missione di psicopompa, di cui vi invito a seguire le avvincenti peregrinazioni QUI – rende protagonisti come fosse la cosa più naturale del mondo. Perché è la cosa più naturale del mondo. Quella a cui tutti dovremmo tornare nel nostro processo di evoluzione e “guarigione”, emancipandoci dalla dittatura ipnotica del materialismo e dell’Io positivista che ha perso il contatto con il lato invisibile delle cose, arrogandosi per di più il diritto di dominarle.
“Alla base della creazione di questo meccanismo perverso – scrive Selene – vi è la volontà di potere. L’Io vuole il potere: il potere sulla natura e sugli altri uomini. L’uscita dallo “stato di natura”, la creazione del senso del materialismo e dell’oggettività delle cose – che dà l’idea che la natura possa essere misurabile, prevedibile, in una parola governabile – è conseguente al fatto che l’uomo vuole il potere”.
Per uscire da questo “meccanismo perverso” bisogna “riportare dio dentro di sé”, “prendere la realtà pezzo per pezzo e ricondurla all’anima, ai regni dell’Ade, alla dimora delle ombre, alla profondità dell’eterno femmineo, ai reami dell’Io istintuale”.
Bisogna “stare nel sacro, nella capacità di darsi e nel piacere, nel fuoco, nel Tapas, nel calore psichico, nella beatitudine di cui questo darsi è fonte”.
Bisogna lanciarsi nell’avventura dell’outsider, “colui che non ha obblighi nei confronti del mondo, non ha legami di dipendenza dalle istituzioni”.
Essere come gli artisti, i folli, i mistici che “respirano all’unisono con la terra e sfidano i valori culturali comuni alla ricerca della Verità”.
In due potentissime parole : fare anima
Questa breve traccia sul sentiero dell’immaginale si conclude qui, volontariamente. Dire troppo su un libro del genere ha il rischio di compiere lo stesso atto sacrilego di chi, davanti a uno struggente tramonto, sceglie di immortalarlo con una macchina fotografica in tutte le sue fasi perdendosi l’unicità di un momento immersivo che richiede pittosto la Presenza di un darsi totale, senza filtri. Cogliendo la lucida provocazione del filosofo Wittgenstein, restituisco al silenzio il ruggito dell’anima di cui questo libro è portavoce.
“Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere”
(Ludwig Wittgenstein)
Appendice e consigli di lettura
Ho conosciuto e incontrato Selene la prima volta nel 2006 partecipando a uno dei bellissimi “viaggi-illuminazione”o “viaggi del fare anima” che lei organizza in giro per il mondo rendendo ogni viaggio una incredibile esperienza iniziatica. Vi consiglio di visionare il catalogo sul sito di Nonterapia, la Società fondata da Selene nel 2003 per riunire sotto un’unica egida le tante attività proposte, che vanno dallo Yoga Sciamanico alla psicogenealogia e costellazioni familiari ad approccio immaginale: www.nonterapia.ch
Una parte di racconto personale di quel viaggio la potete leggere sul mio blog: Donne che diventano Dee – Magie dal Tibet indiano
Uno dei primi effetti della lettura dell’ultimo libro di Selene, oggetto dell’articolo, è stato questo mio scritto poetico “visionario”:
Fare anima: il mare di Bianco
Perché il daimon non va mai sottovalutato e perché – parafrasando Coehlo – le emozioni sono cavalli selvaggi: alla fine, non rimane altro da fare che liberarli.
Vi consiglio vivamente la lettura di tutti i libri di Selene Calloni Williams, in particolare:
James Hillman. Il cammino del fare anima e dell’ecologia profonda
Iniziazione allo Yoga sciamanico
Le carte dei Nat
Anche gli atleti meditano… seppur di corsa
Thonban Hla, la Leggenda, il “libro magico” per eccellenza. (www.libromagico.org)
Il codice dell’anima di James Hillman
Lo Sciamanismo e le Tecniche dell’Estasi di Mircea Eliade
La Danzatrice del Cielo – la vita segreta e i canti di Yeshe Tsogyel di Keith Dowman
Insegnamenti di Yoga tibetano di Garma C.C. Chang
Il Grande Sigillo – la conoscenza originaria di Mahamudra di Milarepa
Brida di Paulo Coehlo
Sul mio Blog:
Quella via eretica-erotica all’Unità
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