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Religioni, aminismo e antropocentrismo: correlazioni tra Oriente e Occidente

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Le religioni più diffuse e riconosciute ufficialmente nel mondo sono quasi tutte “calate nella storia” cioè riconoscono profeti, o fondatori, o “ispirati da Dio”, storicamente vissuti, di solito negli ultimi 2-3000 anni..

Adesso paragoniamo questi tempi:

  • Esistenza della Vita sulla Terra: 3 miliardi di anni;
  • Esistenza della nostra antenata Lucy (un Australopiteco): 3 milioni di anni;
  • Profeti o fondatori di religioni istituzionalizzate: ultimi 2-3000 anni;
  • Materialismo diffuso (vissuto oggi come una religione): 2-300 anni.

Con questi tempi, è evidente l’assurdità di chiamare “storia” le vicende della cultura occidentale degli ultimi 5000 anni e “preistoria” tutto il resto, in un unico calderone dove si mettono insieme i dinosauri (150-65 milioni di anni) e le culture umane cosiddette “primitive” (ultimo milione di anni).

Ma forse abbiamo dimenticato la religione, o visione del mondo, presente da tempi lunghissimi senza troppo bisogno di rappresentanti o intermediari, cioè l’animismo. Se qualche cultura pensava anche al “Grande Spirito”, abbiamo una forma di panteismo. Chiameremo questa forma di pensiero Animismo-Panteismo, per comprendervi l’immanenza del Divino (o Mentale-Spirituale) nel mondo.

Ora facciamo un salto fino a tempi modernissimi (gli ultimi decenni):

  • Il fisico tedesco Werner Heisenberg, con il suo famoso principio di indeterminazione (1927) e la successiva interpretazione di Copenhagen, ha introdotto inevitabilmente l’osservazione (cioè la mente) in tutti i fenomeni. Gli studi successivi hanno dovuto tenerne conto studiando entità sistemiche miste di mente-materia, ormai inscindibili;
  • Lo scienziato belga Ilya Prigogine (La Nuova Alleanza) ha trovato che nelle strutture complesse si manifestano fenomeni mentali (scelte nelle biforcazioni-instabilità). Gli studi successivi hanno confermato questa presenza di fenomeni mentali connaturati con la complessità dei sistemi. In altre parole: la Mente è ovunque;
  • Per altra via, gli studi dello scienziato-filosofo inglese Rupert Sheldrake (La mente estesa, Le illusioni della scienza) hanno portato al concetto di “mente estesa”;
  • Per quanto riguarda lo scienziato-antropologo-filosofo Gregory Bateson. In una conclusione di numerosi incontri in California fra scienziati e filosofi, Fritjof Capra riporta (Verso una nuova saggezza): “… E Gregory ammise che la Mente associata al Sistema Totale assomigliava molto all’idea di un Dio Immanente(Panteismo);
  • Lo psicanalista junghiano e saggista James Hillmann (Il codice dell’anima) parla spesso di Anima del Mondo;
  • Lo scienziato italiano Stefano Mancuso e il tedesco Peter Wohlleben hanno dimostrato che anche le piante comunicano fra loro e provano emozioni.

Ma cosa tiene insieme il Complesso degli esseri senzienti, che forse è anch’esso un Essere senziente?

La Mente Estesa di Sheldrake, o l’”Amore compassionevole verso tutti gli esseri senzienti”, che è il fondamento del Buddhismo Mahayana. Ho già sentito anche da noi qualcosa di simile, perché forse la parola di Cristo era un tentativo di portare il Buddhismo in Occidente.

Qualcuno insorge: Ma come? Il predatore “vuole bene” all’animale predato? Ma questa domanda rivela la solita manìa dell’Occidente: pensare sempre all’individuo.

Un esempio: verso la metà del secolo scorso furono abbandonati 19 caribù in un’isola deserta dell’Artide canadese, quasi inaccessibile dall’esterno ma molto ricca di licheni. Dopo una ventina di anni, qualcuno tornò: i caribù erano diventati 8000. Dopo altri 20 anni, tutti i caribù erano morti e l’isola non aveva più neanche i licheni. Se ci fosse stato qualche lupo, o orso bianco, o volpe artica, i caribù e i licheni sarebbero ancora là. Forse qualche lupacchiotto “voleva bene” alla specie “caribù”, in realtà ne avrebbe “salvati” molti, mangiandone qualcuno, almeno nel tempo… La Mente estesa, cioè il Tutto, si autoregola, anche se non sapremo mai se sia o no cosciente.

Se riconosciamo lo spirito dell’albero, non abbattiamo le foreste, se sentiamo lo spirito del torrente, non lo riempiamo di plastica e altri inquinanti, se “vediamo” lo spirito della montagna, non la riempiamo di orribili impianti…

In un mondo quasi-animista (con tutte le varietà possibili), come sarebbero le nostre ricorrenze, o festività?

Forse nessuno si è ancora reso completamente conto, o ha percepito fino in fondo, che ci troviamo sul terzo pianeta di una stella di media grandezza lanciata nel braccio esterno di una Galassia qualunque, in mezzo a miliardi e miliardi di altre galassie. Le uniche vere feste che dovremmo fare e che hanno un senso sono ai Solstizi e agli Equinozi, i quattro appuntamenti che il nostro pianeta ha lungo la sua orbita, che ci sono da miliardi di anni e sono noti non solo a tutta l’umanità, ma a tutti gli esseri senzienti. Altro che Repubbliche, battaglie, eroi, santi e madonne.

Dopo questi brevissimi e incompleti cenni a considerazioni piuttosto moderne, c’è da chiedersi che senso ha continuare a considerare l’animismo come una religione “primitiva” o “ingenua”, che sarebbe propria di popoli rimasti fuori dalla storia e che sono destinati ad arrivare anche loro alla “verità”, quella dell’Occidente, che vede la religione soltanto o con un Dio esterno al mondo, o come materialismo.

A questo punto, cosa posso rispondere a chi mi chiede: “Ma tu, sei credente o ateo?” Uno dei soliti dualismi inutili dell’Occidente. Mi viene in mente una possibile risposta: “Animista-panteista, con qualche simpatia per il Buddhismo”.

© 2019, Guido Dalla Casa. All rights reserved.

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About the Author

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- Guido Dalla Casa è nato nel 1936 a Bologna, dove ha frequentato il Liceo Scientifico e si è laureato in Ingegneria Elettrotecnica. Dal 1959 al 1997 ha svolto l’attività di dirigente dell’ENEL nelle aree tecnica e commerciale della distribuzione, nelle sedi di Torino, Vercelli, Milano e Brescia. Ora vive a Milano, dove fa parte del Gruppo Ecologia ed Energia dell’ALDAI. Dal 1970 circa si interessa di filosofia dell’ecologia e di filosofie orientali e native. E’ docente di Ecologia Interculturale presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa di Rimini (Università di Urbino). Tiene corsi di Scienze Naturali ed Ecologia Profonda come docente volontario alla UNITRE di Saronno e in altre UNITRE dell’area milanese. Ha pubblicato alcuni libri: L’ultima scimmia (1975) per la Casa Editrice MEB, Ecologia Profonda (1996) per l’Editrice Pangea, Inversione di rotta (2008) per Il Segnalibro, L’ecologia profonda. Lineamenti per una nuova visione del mondo (2008) e Guida alla sopravvivenza (2010) per Arianna, Ambiente: Codice Rosso (2011) per l’Editrice Jouvence, oltre a numerosi articoli su varie Riviste, quasi tutti su argomenti di ecologia profonda.

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