La consapevolezza: una strada tra mindfulness e bioenergetica
Quello che facciamo, in genere, con le esperienze che ci sono sgradevoli, è allontanarle il più possibile dalla nostra coscienza, come se, riducendo la consapevolezza, risolvessimo il problema. In realtà il problema rimane e il nostro allontanarlo o nasconderlo spesso produce un danno ancora maggiore.
Per allontanare usiamo le nostre difese e l’evitamento. Inizialmente questa sembra essere una buona reazione ma più passa il tempo più le risorse che impieghiamo per tenere lontane le esperienze sgradevoli non valgono l’impegno energetico che comportano, come illustra questa piccola storia di guarigione.
Una piccola storia di guarigione
Come in tutte le storie che si rispettino, c’era una volta un re che aveva tre figli: uno bellissimo, uno normale e uno brutto. Quando i figli diventarono adulti, decise di tenere il figlio bellissimo a vivere nel palazzo con lui, al figlio normale dette il regno vicino e mandò il figlio brutto lontano, in un regno sempre assediato dai predoni. Con il passare del tempo più volte il figlio brutto dovette chiedere aiuto perché i predoni erano sempre più minacciosi. E il re dovette impegnare sempre più risorse per difendere quel figlio tenuto lontano.
Finché un bel giorno capì e decise di richiamare quel figlio a vivere nel palazzo. Decise di impegnare le sue risorse per amarlo e non per continuare a tenerlo lontano e al riparo dai predoni.
Spesso facciamo come quel re: teniamo le nostre parti “brutte” lontane e spendiamo un sacco di energie per proteggerle dagli attacchi. Ma guariamo solo quando le riprendiamo a vivere con noi e iniziamo ad amarle.
Questo è quello che significa accettazione nella mindfulness e consapevolezza nella bioenergetica: tenere vicino.
Questa è la guarigione che porta la consapevolezza: amare le nostre parti sfortunate. Questa è la saggezza: imparare dall’esperienza.
Una diversa relazione con l’esperienza
Un atteggiamento diverso, rispetto all’evitamento, può essere quello di accogliere ciò che è avvenuto, per il semplice fatto che è già presente nella nostra vita.
Permettere alle emozioni difficili di restare nel nostro campo di consapevolezza significa imparare a registrarne con maggiore attenzione la presenza, senza entrare in una modalità rassegnata.
Perché rimanere?
Oltre all’ovvia considerazione che non possiamo scappare sempre di fronte a ciò che è presente nella nostra vita, è necessario aggiungerne un’altra. Rifiutare innesca una catena di reazioni avversative che vanno oltre alla nostra possibilità di controllo e porta al ripetersi di vecchie abitudini e vecchi schemi mentali. Passare dall’indisponibilità all’apertura impedisce il formarsi delle catene automatiche di reazione. Inoltre tutte le emozioni hanno un tempo di durata definito, non durano per sempre, a meno che non le tratteniamo con il pensiero o con le contrazioni croniche e quindi tanto sforzo per mandarle via non è necessario!
Il cambiamento Kintsugi ovvero aprirsi alle difficoltà
Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro o dell’argento. Questo ne aumenta sia il valore economico che quello artistico, dato che la casualità con cui si rompe darà vita ad un oggetto unico. Credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventi più bello. Questa tecnica è chiamata Kintsugi. L’idea non è recente: già Rumi – poesta sufi del XIII secolo – invitava a cogliere la luce che entra dalle nostre ferite.
In fondo è la stessa cosa che sosteniamo quando proponiamo di aprirci alle difficoltà attraverso la strada della consapevolezza. E’ una pratica che si articola in due fasi: la prima fase è quella di portare una consapevolezza, più piena possibile, all’esperienza in corso, notando proprio la sensazione di essere continuamente riportati nello stesso luogo. Il secondo passo consiste nello scoprire come ci relazioniamo nel corpo con quello che emerge stando nell’esperienza senza fuggire. Potremmo chiamare questa pratica “essere con”.
“Essere con” l’esperienza
Essere con l’esperienza ha due tipi di caratteristiche: da una parte ci permette di stare nel flusso e di lasciare che ciò che accade – piacevole, spiacevole o neutro – abbia la sua durata naturale. Dall’altra permette che ciò che avviene ci trasformi, senza lottare, ancorandoci alle sensazioni del corpo.
Le nostre energie non sono infinite: se destiniamo una parte delle nostre energie a combattere e scacciare qualcosa che è presente, queste energie non saranno disponibili per altre cose. Rimarranno segregate nella lotta e avremo meno risorse a nostra disposizione.
Inoltre lottare contro qualcosa che è avvenuto e che spesso non ci vede estranei, ci mette nella situazione di attaccare una parte di noi, aprendo così una sorta di lotta intestina.
La strada della consapevolezza e l’integrazione tra mindfulness e bioenergetica
Il Centro Studi di Bioenergetica e Mindfulness, diretto dalla dottoressa Nicoletta Cinotti organizza un seminario intitolato “La strada della consapevolezza”. L’incontro si propone, attraverso la bioenergetica e la mindfulness, di condividere il potere curativo della consapevolezza. Una strada, quella indicata nel titolo, che è, antica e modernissima. È antica perché radicata nella saggezza di tutte le tradizioni spirituali. Modernissima perché è un invito gentile ad abbandonare l’ossessione per le soluzioni e ampliare il panorama del presente, dell’accoglienza e della gentilezza.
Come anticipato, il seminario è condotto da Nicoletta Cinotti, psicoterapeuta, Local Trainer della Società Italiana di Analisi Bioenergetica e istruttore senior di protocolli MBSR, MBCT e Mindfulness Interpersonale. Attraverso l’alternarsi del lavoro corporeo e delle diverse meditazioni si potranno sciogliere blocchi e tensioni, rigidità del corpo e della mente percorrendo la strada della consapevolezza: una delle tre colonne del Sé corporeo, delineata nel più importante dei libri di Alexander Lowen, “Arrendersi al corpo”.
Corpo e mente non sono separati
Infatti, l’analisi bioenergetica sviluppa una intuizione fondamentale sull’unità dei processi corporei e mentali portando l’attenzione a tre elementi interconnessi tra di loro: la consapevolezza di Sé, la capacità di autoespressione e la padronanza di Sé. La connessione tra i processi corporei e i processi mentali è un tema centrale anche della pratica della mindfulness, che offre importanti strumenti di lavoro per la regolazione emotiva.
La mindfulness, che oggi riscuote un crescente successo, è un’antica pratica di consapevolezza del respiro e del corpo, che alla fine degli anni ’70, sempre negli Stati Uniti, è stata utilizzata per costruire un protocollo di trattamento per una serie molto ampia di disturbi fisici e psichici.
Uniti, questi approcci, sono un efficace sistema di lavoro terapeutico integrato che permette di sostenere le capacità di autoregolazione della persona e attraverso la parte di lavoro psicoterapico, consente un approfondimento dei temi rilevanti per la salute, la crescita e la cura.
Info e approfondimenti:
http://nicolettacinotti.net/eventi/la-strada-della-consapevolezza/
Dove
Centro Studi, Via Innocenzo Frugoni 15/2, Genova
Quando
sabato ore 14 – 20; domenica ore 9 – 14
Sono previste riduzioni per chi aderisce entro il 15 giugno
© Nicoletta Cinotti 2015
© 2015, Nicoletta Cinotti. All rights reserved.