Fare la propria parte nel mondo, come il colibrì
La foresta sta bruciando, al fragore del fuoco si aggiunge il rombo scalpitante di tutti gli animali che scappano emettendo sonori versi. In questo clamore, un colibrì va verso il fiume e prende qualche goccia d’acqua fin quanto il suo piccolo becco gli consente, per poi gettare queste gocce nell’incendio… Un elefante che assiste alla scena si rivolge al colibrì: “Ma cosa vuoi fare tu con quel becco minuscolo, io di sicuro posso prendere con la mia proboscide una maggiore quantità di acqua, ma non lo faccio perché devo mettermi in salvo …” E il colibrì risponde: “Lo so, ma io ho fatto la mia parte per aiutare la Pachamama”.
Fare la propria parte nel mondo con i mezzi che ci sono disponibili al momento, fare del nostro meglio anche se ci sembra poco o inutile, ricordandoci che siamo parte dell’Universo e che niente delle nostre intenzioni più oneste va sprecato. … Questa storia raccontata dallo sciamano andino Shairy Quimbo durante il mio ultimo viaggio in Ecuador, restituisce un’immagine potente: la grandezza del piccolo colibrì di fronte alla quale la stazza dell’elefante impallidisce. Per essere guerrieri di luce non c’è bisogno di ostentare forza fisica ma di chiamare a raccolta tutte le forze interiori che albergano dentro di noi, e volutamente ho usato il plurale. L’anima del mondo (Anima Mundi) di cui siamo parte in quanto esseri di Natura compartecipi delle stesse leggi di armonia e caos, gravità e attrazione, risonanza e magnetismo e via dicendo, è un serbatoio di energie alimentato costantemente dagli spiriti, lo strato invisibile delle cose. Tutto ha un’anima, noi siamo anima, la Natura ha un’anima, noi siamo Natura, la Natura è anima: Pachamama, la Grande Madre. Quando si compie un gesto sincero d’amore, per piccolo che sia, esso si propaga e fa il suo corso, porta a termine la sua missione, partecipa dell’amore universale, sprigiona magia e può compiere miracoli.
Pachamama. Quando la nomina, a Shairy gli brillano ancora di più gli occhi scuri come semi di cacao, sembra portarsi dentro l’imperscrutabile infinitudine delle Ande e lo stato di pace di un condor che plana nel vento. Il condor incarna l’energia femminile, la qualità del saper attendere accogliendo ciò che viene. L’aquila, invece, incarna l’energia maschile, quell’agire con mira intenzionale per far accadere le cose: l’aquila perfeziona il suo volo e la sua ampia visione dall’alto al fine di procacciarsi il cibo, il condor semplicemente plana su ciò che trova, “el condor no tienen que matar”, non si preoccupa, lascia che le cose accadano mentre l’aquila fa in modo che le cose accadano. Shairy, come lui stesso dice, incarna l’energia femminile, ma è nello sposare entrambe le polarità che risiede la vocazione del guerriero di luce, quell’Unità interiore che nello yoga sciamanico a matrice tantrica dialoga intimamente con l’immagine dell’ardhavira, l’Androgino i cui due sessi riuniti in un solo corpo evocano la simultanea presenza degli opposti nell’equilibrio cosmico (per approfondire LEGGI QUI).
La Naturaleza è una dimensione dell’essere, non è un oggetto, va esperita, integrata nelle profondità del nostro corpo-anima senza cadere nella tentazione di giudicarla o, peggio ancora, materializzarla per un senso di possesso che occhieggia al potere di dominio sulle cose : non è il fiume, ma la fluidità dell’acqua che scorre, non è la terra, ma la solida fertilità del fango, non è il fuoco, ma il calore corroborante delle fiamme, non è il vento, ma l’invisibilità del perpetuo movimento… Naturaleza è un ritmo ancestrale che, proprio come la poesia, la Poiesis, parafrasando Alda Merini “brucia la pesantezza delle parole, risveglia le emozioni e dà colori nuovi”.
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Il mio primo giorno di lavoro dopo il rientro dal viaggio, apro a caso un libro che tengo sempre sulla scrivania, e mi cade l’occhio su questa pagina di cui riporto il brano per esteso. Niente è a caso e tutto è collegato. Il Grande Spirito, la Pachamama ci sorridono sempre anche quando … ci divorano (leggi: PACHAMAMA, LA NOTTE PLUVIALE MI CHIEDE DI MORIRE PIU’ IN FRETTA)
“Nelle piccole cose esiste una grande forza. La tela del ragno è mirabilmente modellata, come un fragile frammento di finissimo velo. Ma è più forte, in proporzione alla grandezza e al peso, del migliore acciaio. Le ali del colibrì inviano impulsi abbastanza potenti da assomigliare al pulsare di un minuscolo motore ad alta velocità. Eppure in passato si pensava che, a causa del modo in cui erano costruite le sue ali, non avrebbe mai potuto volare. L’amore può rivelarsi in un semplice sguardo, di ka nv to di, una breve parola, un tocco silenzioso. Tuttavia, supera il tempo, lo spazio e la mera esistenza. La preghiera breve, sentita, una parola dal profondo del cuore e dello spirito possono fare miracoli e cambiare un intero mondo”
(“Anima Pellerossa. La voce del piccolo grande popolo”)
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