Paste your Google Webmaster Tools verification code here
[adrotate group="6"]
[adrotate group="5"]
Published On: Ven, Ott 28th, 2016

Gioia e Felicità: differenze e consigli per non cadere nel cosiddetto “orgoglio spirituale”

[adrotate group="4"]

gioia-felicita

Gioia e Felicità sono due attributi che l’essere umano può sperimentare nella sua corrente divina ma si basano su presupposti diversi poiché hanno caratteristiche assai diverse.

La gioia è uno stato emotivo molto forte, definito come positivo a livello energetico in quanto fa sentire un benessere diffuso, soprattutto a livello emozionale, che si trasmette poi anche a livello fisico e mentale. La gioia però, per sua natura, è un’energia limitata poiché non è una caratteristica divina ma è legata all’inconscio, dunque un’energia proveniente dai corpi sottili inferiori. Per questo motivo tende ad essere un’energia instabile, cioè soggetta alla legge dell’alternanza degli stati positivo – negativo, ovvero gioia – tristezza, entusiasmo – depressione, soddisfazione insoddisfazione, ecc.

Essendo parte del meccanismo di azione dell’inconscio ubbidisce alle leggi dell’ego, il quale ci tiene sempre in uno stato di illusione perché nel suo programma di base c’è scritto “sopravvivere a tutti i costi”, e appunto l’illusione rafforza questo programma e lo rende sempre più valido ed efficace.

La Felicità invece è uno stato di essere proprio dell’anima che si manifesta nell’assenza di desiderio, o meglio nell’assenza di attaccamento al desiderio.Gioia e Felicità: differenze e consigli per non ca

Infatti l’anima non anela a nessuno dei desideri umani; essa vive come stato sottile di Dio manifesto che usa la mente e, per estensione, il corpo fisico per esprimersi, al fine di offrirci l’opportunità di autoriconoscerci nella nostra “reale identità” e fare finalmente il ritorno nella casa del Padre nostro.

L’illusione che la gioia potrebbe creare ci induce all’attaccamento, poiché lo stato di benessere della gioia ci fa apparire tutto bello, ma in questa apparenza è celata la sua natura instabile ed impermanente. La gioia infatti non è eterna e soprattutto è sempre legata a pulsioni emotive e alle cose materiali; per questo motivo si può affermare che si tratta di uno stato indotto della coscienza e non di quello originario.

Cosi, ad esempio, quando otteniamo qualcosa o raggiungiamo un risultato positivo nella nostra vita, diciamo che siamo pieni di gioia, siamo contenti, ci sentiamo pieni di vitalità e sorridiamo a tutti.

Il punto è: “quanto può durare questo stato?”. Questo naturalmente dipende molto da quanta energia abbiamo investito in quella situazione da cui è scaturito e soprattutto dalla concomitanza di altri fattori esogeni. In ogni caso, per la legge inconscia dell’alternanza delle energie, prima o poi arriverà uno stato energetico contrario o “negativo”.

Ma la gioia, sebbene sia energia limitata, potrebbe essere utilizzata per riprogrammare il proprio inconscio e la propria vita; per fare ciò è bene fare un preventivo lavoro con impegno ed onestà per indagare cosa è la gioia nel momento in cui sorge e nella sua specifica manifestazione; osservandola e penetrarla con l’intuito per capire la sua natura; dopodiché si può decidere consapevolmente di lasciarla andare e consegnarla alla Fonte Divina affinché ci venga trasformata e restituita in Energia Illimitata.

La Felicità, al contrario della gioia, non dipende affatto dal soddisfacimento dei desideri terreni perché è uno stato primario dell’essere che vibra ad uno stato di Beatitudine in armonia con tutto l’Universo e con l’Amore di cui è parte.

Per questo motivo la ricerca della Felicità dovrebbe rappresentare la nostra unica funzione qui, in questo mondo.

Nel processo creativo in cui sperimentiamo la nostra facoltà di manifestare nella materia ciò che desideriamo, la gioia che deriva dal suo risultato, a volte, potrebbe condurci ad un narcisistico stato di autocompiacimento che potrebbe indurci a credere di essere Dio. Ma noi non siamo Dio! Siamo estensioni di Dio: siamo figli di Dio ma non siamo la Fonte. Infatti credere di essere Dio significa fare il gioco dell’ego, cioè credere di essere autonomi e di poter creare allo stesso modo in cui Dio ha creato noi. Cosi, una volta che crediamo di essere Dio, ci mettiamo in competizione con Lui; e questo rappresenta l’errore originario che in qualche modo, ad un certo momento dell’esistenza, abbiamo creduto che fosse possibile la separazione e da lì abbiamo creato il nostro mondo coerentemente con la nostra decisione.

Così nel nostro sistema di pensiero ciò che non sarebbe mai potuto accadere, improvvisamente accadde. Ma ora, per riparare e recuperare, occorre imparare a distinguere tra ciò che è puro frutto della sola nostra creazione da ciò che invece deriva dalla creazione di Dio.

Imparare a riconoscere questa differenza è essenziale nel piano di ritorno alla Fonte originaria, perché se incosciamente ci attacchiamo ad uno solo di questi stati energetici limitati come la gioia rischiamo di innamorarci della nostra capacità e di noi stessi quali artefici, proprio come fece Narciso, e conseguentemente di restare imprigionati nel regno delle illusioni per migliaia di vite; ed ogni volta che ci reincarniamo sarà sempre più dura venirne fuori e togliere quel velo che oscura la nostra coscienza.

La Felicità non può neppure essere compresa dalla mente umana poiché non è esperienziale, essendo al di là dello spazio e del tempo. Tuttavia essa vive eternamente dentro di noi nella nostra anima e può essere percepita soltanto quando saremo disposti a ritirare dal mondo tutte le false idee preconcette che abbiamo creato.

Entreremo cosi in una nuova dimensione connessa con l’Eternità dove l’Infinito diverrà il nostro unico riferimento. Qui, nell’assenza totale di noi stessi, intesi in termini fisico – esperienziale, la Felicità è la dimensione che ci rende Uno con Dio e con l’Universo.

La Felicità è Pace assoluta che esclude qualsiasi altra possibilità; infatti quando si è felici si è la Felicità stessa: si è Uno con Tutto e non esiste altro.

Ai nostri tempi il percorso per giungere alla Felicità diventa sempre più arduo dal momento che ci siamo creati tutt’intorno una serie di situazioni più o meno piacevoli ed attrattive di vario genere, come ad esempio i mezzi tecnologici, i moderni mezzi di comunicazione, i cosiddetti passatempi, ecc. ed abbiamo finito per dare alle cose materiali un valore esclusivo e stereotipato.

Abbiamo praticamente perso quella innata capacità, tipica dei bambini, di essere spontanei nelle manifestazioni e di lasciarci sorprendere dalle nostre reazioni emotive di fronte alle situazioni umane piuttosto che a quelle autoindotte.

In sostanza non riusciamo quasi mai a vivere in modo naturale la nostra vita con gioia, ma spesso per avere soltanto un barlume di quella gioia rincorriamo freneticamente qualsiasi tipo di esperienza incluse quelle a

carattere spirituale o pseudo spirituale che qualche volta illudono più delle altre. La nostra vita e le nostre idee iniziano a diventare confuse, e senza un orientamento siamo destinati a cadere sempre più nella ragnatela dell’ego che ci sbatte di qua e di là facendoci credere quello che per lui è più conveniente

lasciandoci nella convinzione che le nostre scelte sono quelle giuste perché fatte con consapevolezza.

Purtroppo senza un valido confronto e riferimento siamo destinati ad andare fuori direzione senza rendercene conto e questo ci farebbe perdere molto tempo ed energia e la strada del ritorno sarebbe ancora più difficile.

Alcune scuole spirituali non spiegano neanche quale sia la differenza tra gioia e felicità poiché o la danno per scontata o, nella maggior parte dei casi, non la conoscono bene; la stessa cosa vale per altri concetti di fondamentale importanza e così, in assenza di conoscenze specifiche, si rischia di finire per credere che seguire un percorso spirituale ci rende più consapevoli, più divini e migliori degli “altri”; in realtà e senza neanche accorgercene siamo già caduti nel cosiddetto “orgoglio spirituale” imboccando la strada della illusione più grande.

I falsi concetti, infatti, unitamente alla presunzione nascono sempre e solo dalla mente e non dalla esperienza, che deriva dall’esplorazione della parte più intima di se stessi, che rappresenta la  porta d’accesso alla CONOSCENZA UNIVERSALE alla quale si può raggiungere unicamente mediante una lunga, attenta e costante contemplazione di se stessi.

E questa strada purtroppo non può essere aggirata o accorciata ma deve semplicemente essere percorsa; bisogna attraversarla passando per gli angoli più oscuri della nostra coscienza per scorgere e riconoscere le parti che abbiamo più volte rifiutato e non accettato perché forse in un determinato momento non ci piacevano.

Solo dopo aver osservato, riconosciuto ed accettato il nostro lato “ombra” potremo finalmente iniziare l’operazione di disfacimento dei nostri errori di percezione e del sistema di pensiero che li ha generati.

© 2016, Fabio Amici. All rights reserved.

[adrotate group="4"]

About the Author

Avatar photo

- Sono nato il 28 settembre del 1968, sono ricercatore della Verità e sperimentatore di tecniche meditative seguendo un personale metodo di autoconoscienza che indaga i processi mentali e gli stati emozionali, utilizzando il “sentire” per raggiungere un contatto diretto con il proprio Spirito. Mi sono formato nei monasteri Buddhisti della scuola Zen e Therevada, ho studiato e approfondito le conoscenze sulla fisica quantistica ed il suo utilizzo in relazione alla spiritualità; ho praticato lo Yoga Kundalini ed ho praticato la terapia della regressione nelle vite passate come percorso di autoconoscenza, conseguendo l’apprendimento di un metodo di indagine per correggere gli “errori” dovuti a traumi emozionali ed alle programmazioni mentali. Seguo i principi metafisici di “Un Corso in Miracoli”, ai quali mi ispiro nelle meditazioni e nella vita per facilitare il riconoscimento delle cause dei disagi umani, con lo scopo di raggiungere una via di riconciliazione e di armonizzazione con il mio Sé e con l’Universo.

Lascia un Commento


[adrotate group="3"]