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Published On: Mer, Ott 8th, 2014

L’errore antropocentrico: L’uomo al di sopra della Natura

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antropocentrismoI movimenti che si ispirano a idee ecologiste più profonde di quelle dei mezzi di comunicazione e delle Associazioni ambientaliste (risorse, rifiuti, pulizia, inquinamento, parchi, ecc.) si stanno fortunatamente moltiplicando. Come esempi: l’Ecologia Profonda, La Decrescita Felice, l’Ecopsicologia, il Bioregionalismo, gli studi sulle culture native e sulla mente animale, la critica alla civiltà, la spiritualità al di fuori delle religioni organizzate, e altri.

Alcuni di questi movimenti non riescono a liberarsi completamente da un sottofondo di pensiero che per la civiltà occidentale è più che millenario: l’ antropocentrismo. Tutto viene riferito all’uomo come unico depositario di valori.

Dei movimenti sopra citati, l’Ecologia Profonda ha come sottofondo l’ecocentrismo: l’abbandono dell’idea antropocentrica è la sua premessa fondamentale. Degli altri, qualcuno non si occupa in modo particolare del problema o non manifesta una piena consapevolezza di esso.

Secondo la critica alla civiltà, l’umanità dei raccoglitori-cacciatori si vedeva spontaneamente in una rete interconnessa, lasciando molto spazio vitale per gli altri esseri senzienti. Per quanto riguarda l’Ecopsicologia, l’Inconscio ecologico (che ricorda molto l’Inconscio collettivo di Jung) comprende l’umanità e la pone all’interno della comunità dei Viventi. Questi due movimenti sono quindi ben consapevoli della necessità di una critica profonda alle idee correnti sull’argomento.

Se ci riferiamo a istituzioni, documenti ufficiali o istanze di tipo politico, l’ antropocentrismo è sempre presente, anzi è considerato ovvio. L’umanità viene posta al di sopra e al di fuori del mondo della Natura.

Anche in documenti con intenzioni filo-ecologiste, si parla di “patrimonio dell’umanità”, non soltanto per qualcosa come le piramidi d’Egitto o un’opera d’arte, ma per le Dolomiti o il Grand Canyon del Colorado, che sono lì da centinaia di milioni di anni. Anche tenere in buono stato il mondo “per le generazioni future” o considerare la Natura come “patrimonio di tutti” sono idee antropocentriche.

E’ noto alla scienza, fin dai tempi di Lamarck, cioè da un paio di secoli, che l’uomo è una specie animale a tutti gli effetti, anche facilmente classificabile: Classe Mammiferi, Ordine Primati. La nostra specie partecipa completamente della vita del complesso ecosistemico, le nostre funzioni cellulari e fisiologiche sono le stesse degli altri mammiferi, anche il comportamento non presenta particolari eccezionalità qualitative. Gli altri animali, in particolare Mammiferi e Uccelli, soffrono, amano, ragionano, curano la prole, hanno una vita sociale strutturata, trasmettono cultura.

Forse qualche istituzione vorrebbe ancora far credere che un australopiteco si è svegliato una mattina e si è accorto di avere qualcosa che prima non aveva ego-eco(l’anima?), oppure che un cucciolo sia improvvisamente nato “umano”. E il Neanderthal, che ha vissuto con il Sapiens in Europa per decine di migliaia di anni, “aveva” o “non aveva” l’anima? Spero che non si raccontino più simili amenità.

Le differenze genetiche fra un umano e uno scimpanzé bonobo sono dell’ordine dell’1%. Tuttavia la scienza “ufficiale” riduzionista-materialista-cartesiana dimentica le sue stesse conoscenze: per non dover parlare di rispetto per la Vita ed evitare le conseguenze sull’etica, ha sostituito il precedente “diritto divino” con una specie di “merito selettivo” ed ha non solo legittimato e continuato l’opera di sfruttamento del mondo naturale e di sterminio dei viventi, ma anche giustificato “esperimenti” che comportano terribili sofferenze a tanti esseri senzienti.

Un ottimo articolo di Mary Roach (Almost Human: National Geographic, aprile 2008), riporta frasi come questa:“E’ impossibile trascorrere qualche tempo con gli scimpanzé e non restare colpiti dalla constatazione di quanto sono simili a noi”. Ancora dal National Geographic, ottobre 2010, ecco un’affermazione di Jane Goodall: “E’ impossibile vivere insieme a qualsiasi animale con un cervello sviluppato senza rendersi conto che ogni animale ha una personalità”.

Siamo immersi nell’Anima del Mondo o, se preferite, nell’Inconscio collettivo, nell’Inconscio ecologico: noi siamo la Terra! Questo è uno degli approcci soprattutto dell’Ecopsicologia.Siamo la parte più “cosciente” della Terra, non c’è alcun distacco uomo-Natura. La repressione dell’inconscio ecologico è la radice profonda del male insito nella società industriale. Ritrovare l’accesso verso l’inconscio ecologico vuol dire ritrovare la via verso la salute psicofisica dell’individuo, della società e dell’ecosistema.

E’ necessario emancipare l’ecologia da semplice branca della biologia dalla quale è nata a una scienza delle relazioni e dell’insieme.

Siamo parte integrante del mondo in cui viviamo tanto quanto i fiumi e gli alberi, intessuti dello stesso intricato flusso di materia-energia-mente. Non ci sono discontinuità: anche i vegetali partecipano alla Mente Estesa, sentono le emozioni, sono collegati alla Vita.

Se non usciamo dall’ antropocentrismo, così radicato nella cultura occidentale e nella filosofia di fondo del pensiero di derivazione giudaico-cristiana-islamica, tutti i tentativi di reintegrazione nel mondo naturale sono destinati a fallire: sarà ben difficile ottenere la fine del mito della crescita continuando a pensare che tutto è fatto per l’uomo. Se insisteremo in quell’idea di fondo, sarà l’Ecosistema totale a provvedere a un ridimensionamento della nostra specie, probabilmente con un transitorio poco piacevole.

La visione ideologica che ci fa credere unici e inconfondibili fra tutti gli altri esseri viventi sul pianeta, è solo un delirio di grandezza.   

© 2014, Guido Dalla Casa. All rights reserved.

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About the Author

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- Guido Dalla Casa è nato nel 1936 a Bologna, dove ha frequentato il Liceo Scientifico e si è laureato in Ingegneria Elettrotecnica. Dal 1959 al 1997 ha svolto l’attività di dirigente dell’ENEL nelle aree tecnica e commerciale della distribuzione, nelle sedi di Torino, Vercelli, Milano e Brescia. Ora vive a Milano, dove fa parte del Gruppo Ecologia ed Energia dell’ALDAI. Dal 1970 circa si interessa di filosofia dell’ecologia e di filosofie orientali e native. E’ docente di Ecologia Interculturale presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa di Rimini (Università di Urbino). Tiene corsi di Scienze Naturali ed Ecologia Profonda come docente volontario alla UNITRE di Saronno e in altre UNITRE dell’area milanese. Ha pubblicato alcuni libri: L’ultima scimmia (1975) per la Casa Editrice MEB, Ecologia Profonda (1996) per l’Editrice Pangea, Inversione di rotta (2008) per Il Segnalibro, L’ecologia profonda. Lineamenti per una nuova visione del mondo (2008) e Guida alla sopravvivenza (2010) per Arianna, Ambiente: Codice Rosso (2011) per l’Editrice Jouvence, oltre a numerosi articoli su varie Riviste, quasi tutti su argomenti di ecologia profonda.

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