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Published On: Lun, Dic 1st, 2014

L’ amore fa bene alla salute? Ecco cosa ne pensa la scienza.

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amore bene

Quando pensiamo al sentimento dell’amore non abbiamo dubbi sul fatto che amare ed essere amati sia un’esperienza positiva che migliora l’umore e l’apertura nei confronti della vita.

Spesso sottovalutiamo – o non conosciamo proprio – che a questo si accompagna anche una serie di risposte fisiche che hanno un impatto importante sulla nostra salute.

Il coinvolgimento sociale

Alcuni anni fa il ricercatore Stephen Porges provò a spiegare cosa succede quando amiamo e cosa cambia nel corpo quando proviamo questo sentimento che mette insieme il corpo e la mente. Questa relazione tra corpo e mente è mediata da tre elementi: le funzioni legate all’ossitocina, un ormone secreto dall’ipofisi; la funzione del nervo vago, il decimo nervo cranico che parte dal tronco dell’encefalo e regola la funzione del cuore, dei polmoni e di altri organi interni; e, last but not least, la funzionalità del cervello.

Questi tre elementi sono in continua interazione tra loro, prevalentemente fuori dalla nostra consapevolezza cosciente, e sono estremamente sensibili ai cambiamenti presenti nell’ambiente e alla nostra risposta nelle relazioni sociali. Possiamo addirittura arrivare a dire che forgiano motivazioni e comportamenti sociali in modo sottile, rafforzando le nostre relazioni o rendendole più complesse.

Quando iniziate ad essere in contatto con il vostro cuore, o lasciate che il vostro cuore sia toccato, cominciate a scoprire che il cuore è vasto e senza limiti. Cominciate a scoprire quanto calore e gentilezza contiene, così come quanto è spazioso. Pema Chodron

L’amore e il cervello

scuola-bambini_che_giocanoQuando diciamo ” siamo sulla stessa lunghezza d’onda” usiamo un metafora che è anche una realtà. Le nuove metodiche di visualizzazione della funzionalità del cervello ci hanno permesso di vedere che due persone che sperimentano una reciproca emozione positiva hanno una forma di sincronicità cerebrale registrabile.

Uri Hasson e il suo team, un gruppo di ricercatori dell’università di Princeton, hanno misurato l’attività cerebrale di due persone durante una piacevole conversazione. Quello che è risultato evidente è che le immagini dell’attività cerebrale sono straordinariamente speculari e che c’è un relazione tra la specularità delle due immagini e la valutazione soggettiva di piacevolezza vs. spiacevolezza della conversazione.

Questa specularità va oltre la funzionalità dei neuroni specchio e coinvolge aree del cervello molto più ampie e non strettamente connesse all’esperienza in corso. Sembra essere una vera e propria attivazione che, nell’affetto positivo accende le stesse aree di attività cerebrale. Mentre non si osserva questa reciprocità quando la situazione è percepita come spiacevole.

Queste differenze sottolineano il successo o il fallimento della comunicazione e sono connesse a come avviene il passaggio delle informazioni. Quest’ultimo aspetto è così rilevante che è possibile valutare il successo della comunicazione proprio attraverso la valutazione del grado di specularità cerebrale registrabile.

Esistono due modelli diversi di specularità: un primo modello riporta un’attivazione che parte da una delle due persone in conversazione e attiva, dopo pochi secondi, una risposta simile nell’ascoltatore. Ma esiste anche un altro modello di specularità in cui lo schema di attivazione è praticamente combaciante e non si potrebbe distinguere chi inizia lo stimolo e chi lo segue.

Anzi, in alcuni casi sembra che esista una specie di anticipazione in diverse aree cerebrali. In questo caso il passaggio delle informazioni è ottimo. La comunicazione eccellente, quindi, non solo comporta una sincronicità ma anche una sorta di capacità di previsione, che aumenta in proporzione alla qualità della relazione.

La comunicazione è un singolo atto portato avanti da due cervelli. U. Hasson

Hasson, sulla base di questi dati, è arrivato ad affermare che la comunicazione – quando funziona, è un singolo atto portato avanti da due cervelli. Un atto che – nel caso della comunicazione tra due persone che sono in una relazione amorosa – ha anche una sede specifica: l’insula. Infatti maggiore è il coupling (ossia la specularità) in quest’area, maggiore è la sensazione di intesa e affetto che le due persone sperimentano soggettivamente. Questo coupling diventa, nell’esperienza soggettiva, lo sperimentare la stessa sensazione e una reciproca esperienza di comprensione che rafforza il legame, la cura e la sensazione di reciprocità del flusso positivo.

Se immaginiamo la funzionalità del nostro cervello in una giornata qualunque, possiamo vederlo come momenti di funzionamento autonomi intervallati da momenti di sincronizzazione, quando condividiamo una conversazione, una risata, un contatto relazionale piacevole e sintonico. Le emozioni positive quindi hanno l’effetto di espandere la consapevolezza dall’attenzione abituale a noi stessi agli altri. Questa espansione della consapevolezza che include gli altri, ci rende “più intelligenti” e aperti mentalmente. Non solo in senso metaforico ma anche in senso reale perché l’attivazione che produce l’altro stimola aree del nostro cervello che sarebbero silenti se dipendesse solo da noi.

Ma i dati interessanti non si fermano qui. Sempre attraverso il brain imaging una equipé di ricercatori di Taiwan ha dimostrato che immaginare il dolore di una persona cara o immaginare una situazione personalmente dolorosa, attiva le stesse aree di risposta cerebrale. Cosa che non accade se immaginiamo lo stesso dolore per un estraneo. A livello cerebrale le aree che si attivano quando immaginiamo qualcosa di doloroso che ci riguarda sono sostanzialmente indistinguibili da quelle che si presentano quando immaginiamo qualcosa di doloroso che riguarda una persona amata. Mentre si verifica una diversa attivazione quando immaginiamo che siano estranei a vivere questa esperienza dolorosa.

L’ossitocina ovvero la chimica dell’amore

L’ossitocina è un ormone che ha un efficacia sia sulle risposte fisiche che cerebrali e gioca un ruolo chiave nello sviluppo delle relazioni sociali e nella relazione di attaccamento. La presenza di ossitocina, indotta chimicamente, nel cervello di un animale in presenza di un animale di sesso opposto, porta allo sviluppo di una duratura preferenza per quel partner. Un risultato confermato è l’influsso dell’ossitocina nello sviluppo dei legami sociali.

Nell’essere umano l’ossitocina è prodotta durante il rapporto sessuale, durante il parto e l’allattamento e in molti momenti durante il giorno. L’ossitocina infatti ha un andamento di flusso quotidiano con dei picchi durante le attività piacevoli della nostra giornata. La ricerca sugli effetti dell’ossitocina ha utilizzato la somministrazione via spray nasale di ossitocina (Zurigo 2005)  a 128 uomini, per valutare l’effetto sui comportamenti sociali in un esperimento definito “trust game”.

I risultati, ancora discussi, propendono per una riduzione della paura e un aumento della propensione al rischio connessa ad una maggiore fiducia, per il campione che era stato sottoposto ad una somministrazione di ossitocina. Il gioco prevedeva la simulazione di un investimento in cui l’investitore riceveva la fiducia di un trustee. L’unico a rischiare era l’investitore ma il semplice fatto di ricevere fiducia da parte di una persona aumentava la propensione al rischio e il rilascio di ossitocina.

Il semplice fatto di condividere un segreto importante con un’altra persona aumenta il livello di ossitocina. Sembra che l’effetto sia comunque discriminatorio: ossia le persone con un più alto livello di ossitocina non sono più fiduciose perché diventano più ingenue ma sono più fiduciose perché sono maggiormente in grado di cogliere i micro segnali di apertura e positività da parte delle altre persone.

Dal punto di vista fisiologico quello che accade è che l’ossitocina “spegne” le aree dell’amigdala che si attivano quando siamo in presenza di una minaccia, mentre si attivano quelle connesse alle opportunità sociali. Sotto l’influenza dell’ossitocina si abbassa il livello di cortisolo e l’abbassamento del livello di cortisolo comporta l’aumento dei comportamenti pro-sociali, aumentano i contatti oculari e i gesti amichevoli, inducendo una spirale virtuosa che produce ancora più ossitocina.

Generalmente parlando possiamo dire che l’ossitocina innesca emozioni sociali connesse con la calma e la relazione positiva e abbassa la percentuale di reazioni di attacco e fuga.

Meraviglia dello stare bene, quando le formiche mentali non partoriscono altre formiche e si sta leggeri come capre sulla rupe della gioia. Mariangela Gualteri

Il ruolo del nervo vago

Il nervo vago è il decimo nervo cranico che parte dal tronco dell’encefalo e regola molti organi interni. Stimola i muscoli facciali per aiutare il contatto visivo e sincronizza le nostre espressioni facciali con quelle del nostro interlocutore. Regola anche la funzione dei muscoli auditivi che ci aiutano a sintonizzarci con i suoni provenienti dall’ambiente e partecipa attivamente al processo di risonanza positiva.

La forza del nostro nervo vago può essere misurata tracciando la relazione tra il ritmo del respiro e il ritmo cardiaco: questo parametro è detto “tono vagale”. E’ il nervo vago che accelera il ritmo respiratorio durante l’inspirazione e lo rallenta durante l’espirazione e questa “differenza di velocità” è strettamente connessa con il tono vagale. Le persone con un più alto tono vagale sono più adattabili alle circostanze esterne e più in grado di regolare i processi infiammatori, i livelli di glucosio e anche la qualità degli scambi sociali.

Ci sono due elementi interessanti che riguardano il tono vagale: il primo è che un tono vagale alto si accompagna ad un livello più alto di scambi relazionali positivi e ad una migliore salute. La seconda notizia è che – contrariamente a quello pensato fino ad adesso – il tono vagale è suscettibile di migliorare attraverso stimoli sociali positivi. Potremmo concludere quindi che l’amore migliora il tono vagale e che un tono vagale alto aumenta la nostra possibilità di provare amore.

Mettendo insieme i dati

Se mettiamo insieme questi dati possiamo vedere che la risonanza positiva (il modo scientifico di chiamare l’amore) opera in un ampio sistema che include la salute fisica, i legami sociali, i tratti di personalità e la resilienza allo stress.

Inoltre la risonanza positiva innesca un circolo virtuoso che rende più probabile lo sperimentare situazioni positive. Gli affetti positivi creano, infatti una circolarità dinamica e reciproca che innesca traiettorie di crescita. Più ci mettiamo in condizioni di provare amore più si alza il nostro tono vagale.

Il tono vagale aumenta la flessibilità e l’attenzione e migliora la capacità di provare emozioni positive.

Le emozioni positive aumentano il livello di ossitocina e questo porta una migliore sintonizzazione e una maggiore apertura connessa al fatto che l’ossitocina abbassa la nostra soglia di paura e aumenta la nostra capacità di cogliere segnali di amichevolezza negli altri.

Quando sperimentiamo una emozione positiva si crea una coupling neurale che permette l’espansione dei nostri stati diadico di coscienza e la crescita del patrimonio delle nostre risorse personali.

Vogliamo fare un paio di esercizi?

Visti questi dati perché non provare a misurare l’amore che c’è nelle nostre giornate? Ecco un paio di ricette!

  • Ricetta n°1: Riflettere sulle nostre connessioni sociali

Sperimentiamo amore quando ci sono tre ingredienti: il primo è la condivisione di una o più emozioni positive, la seconda è una sincronicità tra la propria esperienza e quella dell’altro e la terza è il reciproco interesse per il benessere del nostro interlocutore.

Nella prossima settimana alla fine di ogni giornata, ripassa quello che è avvenuto nelle tre interazioni sociali più prolungate che hai avuto ogni giorno, considerando quanto, durante l’interazione ti sei sentito:

* sintonico, ossia sulla stessa lunghezza d’onda

* vicino emotivamente

E’ possibile dare un “voto” da 1 a 7 – in quella che noi psicologi chiamiamo scala Likert – dove 1 corrisponde a “per niente sintonico/vicino ” e 7corrisponde a “totalmente sintonico/vicino” e i numeri intermedi sono una gradazione tra questi due estremi.

Se conosci l’inglese registrandoti sul suo sito www.PositivityResonance.com è possibile avere una valutazione online e un file di registrazione su come sono andate le tue giornate.

  • Ricetta n°2: Tre contatti amorevoli

Avere degli scambi amorevoli con qualcuno è molto gratificante. Certamente sarebbe ancora più gratificante averli esattamente con chi vogliamo. Non vale la pena però rinunciare ad averli comunque perché non sono esattamente con le nostre persone preferite!

Così, durante le nostre giornate proviamo ad avere almeno 3 contatti relazionali in cui ci relazioniamo con calore, rispetto e una buona intenzione. Possono essere persone conosciute o sconosciute. Contatti prolungati o brevi. Semplicemente proviamo ad offrire attenzione, un senso di rassicurazione attraverso il contatto visivo, la conversazione e, se opportuno, il contatto con un gesto. Proviamo ad essere presenti in presenza dell’altro.

Ricorda che questo fa, prima di tutto bene alla tua salute e poi all’ambiente in cui vivi!

E tu cosa ne pensi? Hai qualche consiglio o suggerimento? Dai, condividi la tua esperienza e i tuoi pensieri sull’Amore, lasciaci un commento qui sotto.

© Nicoletta Cinotti 2014

 

© 2014, Nicoletta Cinotti. All rights reserved.

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About the Author

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- Sono una psicologa psicoterapeuta, Didatta della Società italiana di analisi bioenergetica e istruttore senior di protocolli mindfulness, per i quali ho sia la formazione italiana che la formazione internazionale con il Center for Mindfulness, fondato da Jon Kabat Zinn, dell'Università del Massachusetts. La meditazione e la bioenergetica sono compagni di viaggio da quando avevo vent'anni e continuano ad essere i grandi amori della mia vita. Passa il tempo ma - grazie a queste due passioni - continuo ad imparare ogni giorno cose nuove. E imparare è sicuramente l'altra grande passione. Visto che per la bioenergetica l'attenzione al corpo è primaria mi sono da sempre occupata dell'interazione corpo - mente e della relazione tra emozioni e salute. Inevitabile, in questa esplorazione, dedicare attenzione al cibo e alla nostra relazione con il cibo e quindi interessarsi alla medicina corpo-mente. Poiché sono una persona timida e, nello stesso tempo desiderosa di contatto, pratico il web con entusiasmo. Ho un sito www.nicolettacinotti.net e un blog http://nicolettacinotti.net/blog/, nel quale scrivo quotidianamente piccoli suggerimenti di pratica. Credo infatti che la nostra crescita sia potenzialmente infinita ma che richieda la goccia quotidiana di pratica e attenzione. Penso anche che curare non può essere solo un compito dei curanti ma che richiede anche la nostra responsabilità personale. E poiché si dice "Medico cura te stesso!" ogni giorno pratico anch'io, e non uso mai, con i pazienti, niente che non abbia sperimentato personalmente e ritenuto valido.

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