Corde: l’elefante che mi insegnò la libertà
Nord della Thailandia, accampamento nei pressi di un fiume fangoso che avremmo attraversato sul dorso di elefanti per proseguire nella foresta, in un percorso ad anello concepito per i turisti.
Ogni viaggio lascia perle preziose e spunti di riflessione profonda. Il tema che principalmente avvertivo in quel momento ed in quel luogo era la coesistenza di correnti opposte. Non percepivo complementarietà e bilanciamento quanto potenti energie di segno contrario che convivevano nello stesso spazio-tempo e la mia mente razionale trovava questo inconcepibile, assurdo e mi causava conflitto… ovviamente il conflitto era interiore e quella ne era la manifestazione.
Così mi trovavo ad assistere a picchi di contatto con la natura incontaminata e il circo per il divertimento di “turismo abbiente”, vette di avvolgente spiritualità e prostituzione sfacciata, accoglienza amorevole e truffa spudorata, templi meravigliosi circondati dalla foresta e statue decapitate scempio dei predatori che ne hanno venduto le teste, inebriante profumo dei fiori e l’odore acre dei fitti chiassosi mercati, banchetti allestiti per le scimmie al loro tempio e la guardiana a bastonarle se disturbavano i turisti, atmosfere idilliache e rarefatte all’interno di un tempio a Bangkok mentre nel cortile interno si vendevano coppie di uccellini insacchettati ai fidanzati perchè assieme li liberassero… sono solo alcuni dei fatti che osservavo mentre faticosamente tentavo di conservare il mio centro.
Quindi… nord della Thailandia all’accampamento nei pressi del fiume fangoso, c’era un giovane elefante legato con una corda attorno alla zampa posteriore ad un grosso albero. Era terribile perchè la corda era molto corta e lo costringeva a protrarsi penosamente col corpo e con la proboscide per raggiungere almeno un pò del cibo che gli era stato portato troppo distante. Era nervoso, ribelle e barriva impaziente. Accanto, ferma, c’era una femmina adulta, pacata e rassegnata, immaginavo fosse la madre in presenza consolatoria e mi sembrava di vedere Dumbo al contrario mentre mi scendevano le lacrime.
Più tardi la guida ha spiegato che funziona così, viene lasciata la corda per un certo tempo, poi viene tolta e l’elefante resterà libero per sempre, l’ha interiorizzata e non scappa più.
Rimbombava come un’eco…. “resterà LIBERO per sempre”
Resterà prigioniero per sempre!
La guardavo incredula e lei, professionista adorabile e bravissima, continuava dicendo che lì gli elefanti stanno bene, hanno il cibo e chi si prende cura di loro.
Che benedizione il giorno in cui riusciamo a vedere – per forza o per amore – che la corda esiste solo nella nostra mente, che pensiamo di essere in gabbie ma che non ci sono sbarre, che uscire dipende da noi e solamente da noi, che le comodità, le sicurezze e l’assolvimento dei bisogni sono una trappola e u
n’illusione, che ogni singolo istante può essere quello del risveglio e della scelta che libera… quando siamo pronti per vedere la schiavitù si dissolve. Semplicemente in quel regno non ha più potere, il terreno consapevole non è più adatto quindi non attecchisce.
Libertà e amore diventano uno.
Puoi amare la scimmia, nutrirla e bastonarla?
Puoi amare l’arte e comprare la testa di una statua mozzata?
Puoi amare i passeri e insacchettarne un paio?
Spesso sono altre le cose che muovono, come possesso, potere deviato, controllo, dominio, prevaricazione, piacere, comodità, convenienza, separazione, giudizio, bisogno… strascichi… nella strada della consapevolezza la differenza la fa ciascuno di noi, ogni singola cellula di questo unico organismo nel preciso momento in cui è pronto ad aprire gli occhi e la luce di tutti si fa più intensa e la divinità si svela.
L’amore libera, la libertà è amore
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