Realtà o Illusione, quale la scelta?
Esiste solo la Realtà, quella che Dio ha creato; tutto il resto è irreale ed inesistente.
La Realtà è anche il dono che ci portiamo dentro dall’Origine dei tempi e rappresenta la Conoscenza, che è la Verità.
Solo la Verità è reale; tutto ciò che è diverso dalla Verità è soltanto illusione, e l’illusione è il regno della percezione che la usa come mezzo proprio per auto-affermarsi e proclamarsi come l’unica realtà esistente, in contrapposizione alla Realtà.
Siccome la Realtà è l’unica cosa che esiste, è sua caratteristica di essere eterna ed immutabile. Al contrario l’illusione è in contrasto con la Verità ed oscurandola ne rivendica la paternità, sebbene per sua natura è legata al tempo che la rende transitoria e mutevole.
Attraverso la percezione, senza rendercene conto, veniamo intrappolati in un sogno ad occhi aperti che ci induce a dare valore a tutto ciò che incontriamo e sperimentiamo mediante i sensi fisici (persone, cose materiali, emozioni, ecc.) e che poi interpretiamo e giudichiamo secondo i dettami degli pseudo valori che di volta in volta ci creiamo ed ai quali prestiamo fedele giuramento.
La percezione si fonda sull’idea di base che tutto ciò che esiste è separato da noi e quindi da Dio, e questa convinzione inconscia viene proiettata all’esterno di noi ma anche all’interno, creando delle vere e proprie distorsioni sia a livello emotivo che mentale, oltre alle ovvie conseguenze sul piano più meramente fisico che meglio conosciamo come abbandoni, perdite, sofferenze, paure, disperazioni, malattie, ecc.
La mente, nella quale risiede la capacità creativa, è stata utilizzata come mezzo di separazione e da questa circostanza ne deriva che tutto ciò che creiamo esclusivamente con essa risulterà separato dalla Realtà e quindi irreale ed inesistente.
Per questo motivo è fondamentale imparare a distinguere e riconoscere consapevolmente ciò che è vero da ciò che è falso, e quindi inesistente. Questa distinzione ci permetterà di prendere la decisione per operare una scelta netta ed inequivocabile che ci porterà un giorno al cosiddetto “risveglio spirituale”, che altro non è se non l’innata capacità di riconoscerci indissolubilmente UNO con la Realtà. Questo fatto comporterà necessariamente il sacrificio e l’abbandono delle uniche cose sacrificabili ed inutili: le illusioni.
L’illusione, vivendo di natura propria, per autoalimentarsi ha paradossalmente bisogno di creare nel regno della forma una realtà parallela ed antagonista alla Realtà, utilizzando i mezzi propri che le sono più consoni e di cui dispone, rappresentati principalmente dalle emozioni e dai pensieri.
Con questi mezzi ha creato virtualmente un mondo intero, composto di personaggi funzionali alle proprie necessità, i quali si legano ed interagiscono secondo modelli di valori e leggi che loro stessi hanno inventato per soddisfare i propri bisogni, quali le regole di convivenza sociale, quelle politiche e quelle culturali. Tutto questo serve soltanto a dare un senso ed una credibilità ad un sogno altrimenti reso impossibile e assurdo.
Quando ci impersoniamo in un “ruolo”, dal più insignificante e piccolo al più importante e grande che possiamo concepire, stiamo creando attorno a noi un’immagine che non rappresenta la nostra naturale essenza ma ci incatena sempre più a questa dimensione terrena, che non è certamente la nostra “destinazione”.
Allo stesso modo, con gli aggettivi e gli attributi coi quali amiamo spesso definirci, creiamo delle identità separate da quella Reale ed originaria; così ad esempio quando diciamo o pensiamo: “io sono una persona onesta, io sono una persona buona e spirituale, io credo di essere intelligente e generoso, ecc.”, in realtà stiamo già creando un’identità immaginata.
La Verità è Libertà allo stato puro, e la Libertà sta al di là di ogni schema di pensiero, ruolo, forma o concetto che noi abbiamo creato e quindi è al di sopra di tutto ciò che appare.
Non serve dire: “io sono saggio, io sono buono”, piuttosto che “io mi ritengo generoso, comprensivo, ecc.”; bisogna soltanto esserlo e quindi manifestarlo!
Ma anche i giudizi e le lodi degli altri, che in qualche modo ci attiriamo con i nostri comportamenti, concorrono allo stesso modo a creare in noi una inutile identità; infatti una mente consapevolmente evoluta non fa nulla per gli altri, in quanto sa che “gli altri” non esistono all’esterno di se!
La verità di base sulla quale si fonda questa “realtà immaginata” è quella di credere che esista un corpo fisico!
Questo concetto è stato già ampiamente espresso in modo chiaro e diretto dal Maestro Gesù in “Un Corso in Miracoli”.
Il corpo fisico, dunque, viene realizzato come pilastro su cui poggiare tutto il sistema di pensiero e di credenza per dare valore a tutta la creazione immaginata.
Ma questa idea è inconcepibile per Colui che ci ha creati della Sua medesima Essenza, che per sua natura è priva di forma.
D’altro canto tale verità è stata già da tempo confermata dalla fisica quantistica dimostrando che in definitiva la materia non esiste così come noi la vediamo con i sensi fisici, ma esiste invece soltanto come pura fluttuazione di energia che pulsa a frequenze vibrazionali diverse spesso non percepibili dai nostri sensi fisici.
La credenza di base che esistono dei corpi separati ci radica sempre più alle nostre folli ed assurde creazioni, tenendoci eternamente legati a doppio filo al ciclo vita-morte-rinascita.
Ma se il corpo non esiste, come può la morte essere reale?
Questo interrogativo dovrebbe essere un invito a riflettere sul significato della vita stessa, piuttosto che su quello della morte, che manifesta continuamente prova della sua esistenza e dell’idea di fondo della separazione, e dalla quale siamo fortemente condizionati proprio perché sembra rappresentare l’inequivocabile fine della vita stessa.
Ma la vita che viene percepita, secondo tali parametri, come soggettivamente materiale e transitoria in realtà è eterna ed onnipresente, essendo dotata di una coscienza e di un’energia che permea ogni cosa animata, ma che ha natura informe.
Il corpo che noi percepiamo come “reale”, per i motivi già spiegati, dovrebbe dunque essere utilizzato soltanto come mezzo e non come fine, allo scopo di riattivare quel ricordo di Sé e della Vita che lo anima, che è restato per troppo tempo assopito all’interno di un sistema di credenze del tutto errato.
Una volta sollevato quel velo che offusca la nostra “vista” saremo finalmente in grado di godere appieno ed incondizionatamente di quello stato di beatitudine fatto di amore, pace e potenza che vive eternamente all’interno della nostra coscienza.
Tutti i pensieri limitati che traggono origine dal sistema illusorio del mondo e dei corpi può essere tremendamente pericoloso poiché induce all’adattamento, allo stesso modo con il quale un cieco si abitua al suo mondo adattandosi ad esso.
Così le esperienze che creiamo con queste modalità ci porteranno ad identificarci ancora di più con le emozioni ed i pensieri fatti da noi e dunque percepiti come “reali”.
A questo livello i pensieri e le emozioni limitati vengono inevitabilmente percepiti come fonte di turbamento esterno a se stessi, dal quale ha origine il bisogno di disfarsene immediatamente con ogni mezzo possibile. Ma ogni tentativo di liberarsi da essi costituisce un inutile dispendio di tempo ed energie, se eseguito escludendo l’unica vera Fonte di energia in grado di dissolvere tutto ciò che è irreale mostrandone la sua reale natura ed inesistenza; per questo motivo sarebbe del tutto fallimentare. Infatti Dio è la sola ed unica Fonte di Verità, e soltanto mediante la Sua piena e completa unione è possibile liberarci dalle illusioni e dagli errori prodotti dalle mente separata.
In definitiva la via da seguire, quella più vantaggiosa e conveniente che abbiamo a disposizione, è certamente la resa totale ed incondizionata. Ma, dal momento che soltanto la Realtà esiste, l’unica cosa alla quale ci si deve arrendere è la Realtà stessa!
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