Pressione alta? Siamo sicuri che non sia “mal d’amore”?
La pressione alta è uno dei disturbi più diffusi e, contrariamente a quello che si pensa, indipendentemente dall’età. In Italia il 20% dei ventenni dichiara di aver avuto un problema di ipertensione e l’85% delle persone sopra i 35 anni ritengono che sia opportuno monitorare attentamente la pressione del sangue.
E in effetti questa è una giusta precauzione. Ovviamente ci sono varie ragioni per cui la nostra pressione può alzarsi: ragioni costituzionali, ragioni legate all’irrigidimento, anche muscolare, che sopraggiunge nel tempo ma, anche, una serie di ragioni emotive legate allo stress e alla regolazione delle emozioni.
Ragioni fisiche ma non solo
Proviamo quindi ad esplorare quelle ragioni connesse al nostro stile di vita. Iniziamo da queste perché, essendo legate al nostro carattere e al nostro modo di rispondere alla situazioni della vita, possono avere un ampio margine di cambiamento. Oppure no?
Step 1: Sei una persona che non crede di poter cambiare? Questo potrebbe essere il primo segnale di una tendenza all’ipertensione!
È possibile che una predisposizione ereditaria ipertensiva latente si manifesti in situazioni di stress cronico per esempio di origine sociale (Vuoi misurare il tuo stress? Vai al link).
Alcuni ricercatori hanno messo in evidenza l’associazione dell’ipertensione con l’ansia, la tensione nervosa, la paura, la collera, l’ostilità. ma soprattutto con un modo di trattare queste emozioni. Qual è il modo? Vengono banalizzate, razionalizzate o negate pensando – erroneamente – che la strategia di evitamento sia la più efficace per affrontare i problemi. “Canta che ti passa” può anche essere vero se intendiamo che distrarsi sposta l’attenzione ma queste emozioni spostate rimangono e creano un senso interno di pressione e oppressione che si ritrova molto facilmente negli ipertesi.
Step 2: Tendi a negare, banalizzare o razionalizzare le tue emozioni? Questo potrebbe essere il secondo segnale di una tendenza all’ipertensione!
Evitare? No grazie
Molto spesso pensiamo che evitare, rimandare e procrastinare siano un modo per affrontare le cose quando ci sentiamo pronti. In realtà, emotivamente, man mano che passa il tempo, questi compiti in sospeso ci fanno vivere sotto una sensazione di precarietà e minaccia che “alza fisiologicamente la nostra pressione” perché ci prepara a rispondere ad un ipotetico attacco: quello della realtà. Le persone che soffrono di ipertensione manifestano emotivamente i seguenti comportamenti:
• hanno una reazione esagerata alle situazioni normali di tensione;
• tendono ad avere situazioni conflittuali con persone significative;
• tendono ad inibire le loro tendenze aggressive.
Ipertensione e rabbia
Molto spesso infatti l’ipertensione è promossa da situazioni non risolte di conflitto all’interno della propria sfera più intima. La situazione ci fa arrabbiare ma non sappiamo esprimere bene la nostra rabbia e quindi cerchiamo di trattenerla. In questo modo la pressione sale e può strutturarsi una vera e propria ipertensione essenziale (ossia una ipertensione che non ha una origine fisica conosciuta e individuata)
Queste constatazioni concordano con altri studi che evidenziano che l’iperteso manca di sicurezza, si sente sempre minacciato, è sempre pronto a difendersi, ma non si permette mai di manifestare quell’aggressività che tuttavia gli sembra necessaria. Vive in una situazione di cronica attesa impegnato in una lotta costante contro i propri sentimenti ostili e aggressivi e le proprie inibizioni.
Ipertensione e mal d’amore
Ecco perché possiamo dire che l’ipertensione ha un forte legame con il mal d’amore. L’iperteso è una persona che, come tutti, vorrebbe essere amata. Solo che è convinta di poter essere amata solo se rinuncia ad esprimere i suoi diritti e i suoi bisogni.
Step 3: Rinunci ad esprimere le tue ragioni? Questo potrebbe essere il terzo segnale di una tendenza all’ipertensione!
Rinuncia per paura che questo complichi le sue relazioni. Ma se una relazione può andare avanti solo a questo prezzo è già una relazione complicata!
Le coppie che vivono dentro un matrimonio “cattivo” hanno un rischio maggiore di malattie cardiovascolari rispetto a quelle che vivono un buon matrimonio, soprattutto in età anziana. Per non ammalarsi di cuore, “le cattive relazioni matrimoniali vanno curate ad ogni età e anche da anziani,attraverso il counseling e programmi specifici”, raccomanda la ricerca riportata sul Journal of Health and Social Behavior.
Perché “avere il cuore spezzato” non è solo un modo di dire dei giovani innamorati, ma un rischio concreto che corrono anche le coppie “in età”, insieme da moltissimi anni. Quindi, visto che l’amore fa bene alla salute, per mantenere la propria salute è utile curare le proprie relazioni d’amore.
La ricerca
Lo Studio longitudinale, durato cinque anni, riportato sul Journal of Health and Social Behavior ha preso in esame 1200 uomini e donne sposati, che all’inizio della ricerca avevano un’età da 57 a 85 anni, ed è stato pubblicato in questi giorni .Il progetto prendeva in considerazione due aspetti: la qualità della relazione coniugale, misurata attraverso tests specifici; la salute cardiovascolare, attraverso esami di laboratorio e autovalutazioni.
Mettendo in correlazione questi due aspetti, afferenti l’uno alla vita psichica e l’altro a quella fisica, lo Studio evidenzia una importante e significativa correlazione tra cattiva qualità della relazione coniugale e rischio cardiovascolare.
Step 4: Hai una cattiva relazione sentimentale? E’ il momento di iniziare a fare qualcosa per ridurre lo stress!
In particolare rivela che tradimenti, litigi e crisi di coppia spezzano il cuore degli innamorati nel vero e concreto senso della parola, soprattutto se essi sono anziani e se donne. Le valutazioni operate nel quinquennio studiato dalla équipe, hanno mostrato che, specie in caso di tradimento, le donne tendono ad ammalarsi di patologie cardiache più degli uomini, un fenomeno che in qualche caso conduce alla morte. Analogamente un coniuge che critica o che è costantemente esigente, è dannoso per la situazione cardiovascolare della moglie.
In conclusione
In conclusione trascurare la propria vita sentimentale pensando che prima o poi le cose miglioreranno oppure trascurare i propri segnali di stress, non è una buona strategia. Fare qualcosa per noi stessi è già molto: ci dà quella amorevole attenzione di cui abbiamo bisogno! E se ce la diamo noi, altri prenderanno il buon esempio.
L’idea che i nostri problemi necessitino di una soluzione è una delle idee più stressanti che abbiamo e una delle ragioni per cui evitiamo di affrontare i problemi: pensiamo che non ci siano soluzioni e quindi lasciamo correre. In realtà portare la consapevolezza sulle difficoltà, smettendo di far finta che non esistano, è già quasi tutto quello che serve per venir fuori dai problemi. Portare attenzione infatti significa accrescere il proprio livello di energia, significa dare cura a se stessi e avere fiducia nelle intuizioni che possono emergere. In questo senso tutte le pratiche di consapevolezza sono utili: io pratico mindfulness e bioenergetica e sulla mindfulness ci sono ormai una mole impressionanti di dati che testimoniano l’efficacia sia per i disturbi cardiovascolari che emotivi. Ma la consapevolezza, qualunque sia la strada che percorriamo, è sempre l’inizio della cura.
© Nicoletta Cinotti 2015
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