Il Nemico
(Articolo scritto da Luca Ferretti)
Una delle fasi che attraversiamo nella nostra evoluzione e nell’espansione della coscienza è quella del conflitto. La lotta necessita di almeno due parti, una delle quali è la persona che percepisce l’altra parte come avversario. Quest’ultimo non è necessariamente una persona ma può assumere diverse forme. Una forma semplice del nemico è quella che viene identificata con altri esseri umani i quali vengono reputati causa dei mali e delle sofferenze che affliggono colui che sente di doverli combattere. Un’ulteriore forma esterna può essere anche un gruppo nel senso che il nemico non sono tanto i singoli quanto la loro appartenenza ad un gruppo avversario. Vi possono però essere avversari che non hanno una fisicità come una specifica ideologia: si combatte tutti coloro che sono portatori di una certa visione di vita. Il nemico può risiedere anche in dimensioni non umane, che nella tradizione religiosa cattolica prende il nome di demonio, diavolo, satana o molto più genericamente con il termine di “male”. Infine il nemico può essere interiore, una parte di sé, con la quale ci si impegna in una progressiva autodistruzione: molti propongono il combattimento contro l’ego che viene identificata come quella parte di sé che prende forza dalle spinte istintuali più pericolose. Vi sono diverse sfumature ma queste tipologie possono già aiutarci a vedere come il conflitto in noi ed attorno a noi sia alimentato da una certa visione delle cose. Non voglio affermare che non ci siano persone che perseguano fini contrari ai nostri o persino che utilizzino gli altri per i propri scopi poiché questo fa parte della dinamica sociale che tutti sperimentiamo. Ciò su cui voglio portare l’attenzione è come da questa realtà di interessi che non sono armonici si giunga poi a voler definire figure che sintetizzino ed esprimano ciò che sentiamo nostro avversario. Nel compiere questo passaggio in pratica si passa dal giudizio sull’atto, che può essere giustamente ritenuto riprovevole, immorale ed anti-sociale, ad un giudizio sulle persone e su categorie di persone. Questo processo di astrazione produce squilibri che sono molto gravi poiché ogni eccessiva semplificazione ci porta a non comprendere cosa accade. In effetti avere un nemico e crearlo quando manca, soddisfa tutta una serie di bisogni della persona che, però, nulla hanno a che fare con la ricerca di un vero benessere.
Per poter stimolare una riflessione che è molto più profonda, voglio ricordare come l’avere un nemico permette a chi lo crea di sfogare la propria rabbia e frustrazione su qualcosa di concreto. Spesso la non comprensione e non adeguata attenzione genera difficoltà di vario genere nella propria vita ed è molto più semplice trovare qualcosa o qualcuno verso i quali muovere la propria azione aggressiva piuttosto che rivalutare la propria visione di vita.
Avere un nemico permette di non assumersi pienamente le proprie responsabilità e coprire la propria compartecipazione ad una situazione che è ritenuta non ottimale.
Combattere qualcuno o qualcosa unisce le persone e questo è un sistema che può essere facilmente utilizzato da chi voglia manipolare le masse.
Avere un nemico quindi “fa comodo”. Ripeto che non intendo assolvere in via generale ogni atto riprovevole sui diversi piani che si scelgono quali rilevanti per una convivenza civile ed armonica, ma è fondamentale se si vuole procedere verso una propria liberazione e riacquisizione di potere personale comprendere e distinguere gli atti, dal giudizio sulle persone che li compiono.
In passato e per molte tragiche ondate di “follia collettiva” abbiamo conosciuto, come umanità, gli esiti più disastrosi della ricerca di un nemico. Da ultimo possiamo ricordare la tragedia della seconda guerra mondiale che ha avuto uno dei suoi motori proprio in motivi ideologici (il mito della razza superiore che può distruggere ed usare a piacimento ciò che non le è conforme). Non era nulla di nuovo, in realtà, ma un schema già diffuso che si è vestito di una forma adatta ai tempi. Prima di esso vi era stata la concezione che il nemico ed il diverso fossero inferiori o al rango di animali, giustificazione usata per la schiavitù che si è protratta sino ai giorni nostri. In precedenza possiamo ricordare il concetto di “infedele” che ha mosso le sanguinose battaglie verso l’Islam e di come oggi vediamo l’onda di ritorno che colpisce la nostra apparente e fragile tranquillità. Ancora prima possiamo ricordare il concetto di “popolo eletto”, formalizzato nel libro che gran parte dell’umanità ritiene sacro, che ha legittimato atteggiamenti culturali di sopraffazione verso altri esseri umani.
Questi modelli si ripetono continuamente, in diverse forme, e sono tutti ancora attivi nella nostra società. Essi persistono poiché sono inscritti nel collettivo e dentro di noi vengono rivissuti e sperimentati. Oggi, ognuno di noi è chiamato a comprendere il proprio apparente nemico ma soprattutto lo schema nel quale è imbrigliata la propria coscienza, per trovare una nuova integrità ed armonia. Le domande che suggerisco di porci per un percorso di crescita sono: “chi è il mio nemico?” e soprattutto “perché lo combatto? cosa soddisfa in me questa voglia di lotta? quanto mi è utile?”. Se vogliamo rinascere ad una nuova coscienza e migliorare la nostra vita, dissolvere i nemici per una visione più ampia dell’esistenza è un passo imprescindibile.
Ciò è essenziale per l’individuo ma anche per la coscienza collettiva con la quale dialoghiamo all’interno dell’Intelligenza Organica che ci unisce tutti.
Quanto scritto potrebbe sembrare il ribadire qualcosa che molti sanno ma il sapere (nozionistico e teorico) non significa aver sviluppato in sé un nuovo livello di coscienza poiché si tende a non collegare quanto appreso a ciò che si è. Esempio eclatante lo riscontro quotidianamente proprio nell’ambito del mio lavoro ove leggo, ascolto e sono testimone di comportamenti ed insegnamenti che creano nuovi nemici. Mi piace ricordare che non basta parlare di amore per amare e questo è evidente se osserviamo i frutti di certe visioni di vita ed insegnamenti. Per fare un esempio molto chiaro, noto come persone anche molto conosciute nel panorama della formazione e del “risveglio delle coscienze”, cavalchino questo schema per trarne un certo beneficio. Ciò può essere inconscio e, certamente, molti sono in “buona fede” ma il danno è il medesimo. Quando si afferma che esistano diverse tipologie di persone, tra le quali una è privilegiata poiché benedetta da una coscienza superiore, intrinsecamente diversa per caratteristiche genetiche, morali, spirituali, energetiche e che deve proteggersi dal diverso, si sta alimentando questo archetipo che crea ulteriore separazione e squilibrio all’interno dell’unica famiglia umana.
Chi si interessa di studi che non sono di larga diffusione, inoltre, tende a sentirsi isolato ma al contempo un privilegiato. Se la conoscenza non è unita all’amore, il passo per sentirsi superiore agli altri è molto breve ed è quello che porta a scivolare in una china di autodistruzione, lotta ma soprattutto rallenta o blocca la propria evoluzione poiché ci si ferma in questa visione parziale dei rapporti.
Sentirsi superiori affascina ed in altri scritti ho spiegato più approfonditamente la dinamica che è attiva, ma anche creare un nemico comune è uno strumento molto potente di controllo sulle coscienze dei propri simili. Ribadisco anche qui che molti lo fanno senza avere coscienza dello schema ma beneficiano dei risultati che trovano vantaggiosi e perseverano in essi. Osservo molto più spesso un atteggiamento imbecille (la cui etimologia della parola riporta al concetto di debolezza) che lucida scelta di malvagità.
In qualche maniera la ricerca del nemico è intrecciata a sentimenti di paura ed attinge la sua forza nella spinta primordiale alla sopravvivenza. Ciò può essere chiaro quando si è in una situazione nella quale qualcosa attenta alla nostra incolumità e quindi osserviamo come tutte le nostre risorse (anche inaspettatamente) si attivino potentemente per la difesa. Questa forza, tramite la paura, però può essere incanalata ed usata per muovere le persone ed un esempio che vediamo negli sviluppi socio-politici globali è il nuovo concetto di “difesa preventiva” che maschera, in realtà, una guerra di conquista del più debole.
Il nemico fa comodo ed è uno strumento, forse, ma non è la soluzione. E’ una fase di sviluppo ma che ora possiamo superare. Il presupposto è che la conoscenza che man mano andiamo acquisendo sia accompagnata dall’Amore affinché essa possa divenire Saggezza. Conoscenza senza Cuore conduce alla distruzione mentre se vi è Saggezza l’umanità risplende nella sua Magnificenza e Bellezza.
Invito, ricordo e suggerisco quindi a coltivare il Cuore poiché in questi tempi nei quali sempre più conoscenze giungono a noi, se non integriamo le facoltà innate che risiedono nella nostra anima multidimensionale saremo avviluppati in circuiti di violenza continui.
E’ tempo, per me, di muoverci nella Libertà e nella Fratellanza.
Luca
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