Il Mito della Sibilla tra Leggenda e Alchimia
(di Milena Campanella)
Da alcuni anni, io e il mio compagno trascorriamo regolarmente alcuni giorni di vacanza in diverse località dei Monti Sibillini, nelle Marche. Da quando siamo andati per la prima volta, qualcosa di irresistibile ci ha spinti di volta in volta a ritornare, ad approfondire la conoscenza di questi luoghi e di noi stessi, per esplorarne la bellezza e viverne la magia.
E di magia e di bellezza sicuramente si tratta se, non a caso, proprio attorno al Monte Sibilla sono sorti così tanti miti e leggende che risalgono ad un lontano passato giunto fino ai nostri giorni… Racconti riguardanti maghe, fate e cavalieri, capaci di trasportarci in un mondo magico e fantastico, senza tempo e senza confini…
Già nel 1400 Andrea da Barberino nel suo libro Il Guerrin Meschino, narra di un cavaliere errante che si recò dalla maga Sibilla per ritrovare i suoi genitori; per un anno intero egli soggiornò nel regno della profetessa cercando di resistere con tutte le sue forze alle tentazioni. Anche un’altra celebre leggenda, quella tedesca del Tannhauser, trae ispirazione dalla Sibilla Appenninica e presenta numerose analogie con la storia del Guerrin Meschino. A differenza di questi, però, il valoroso Tannhauser cede alla tentazione e si abbandona al piacere dei sensi.
Anche il francese Antoine de la Sale racconta le sue avventure sul Monte della Sibilla in occasione di una spedizione organizzata da Agnese di Borgogna per verificare quanto c’era di vero sulle leggende riguardanti la grotta della Sibilla, che egli descriverà nel dettaglio e illustrerà con disegni particolareggiati nel suo diario di viaggio.
Racconti, miti, spedizioni… Ma da dove trae origine la leggenda della Sibilla Appenninica? E’ davvero esistita una maga o un oracolo nel territorio compreso tra Norcia e Montemonaco ? Che cosa si nasconde dietro l’antro ora ostruito situato sulla cima del Monte della Sibilla? Esiste veramente all’interno del Monte un’enorme e misteriosa grotta che può essere identificata come il regno sotterraneo della Regina Sibilla?
Aldilà dei miti e delle leggende a me colpiscono alcuni dati significativi che mi riportano ai mie studi e alle mie ricerche sull’alchimia, ovvero a quella disciplina esoterica che si occupa dei processi di evoluzione e trasformazione interiori dell’uomo.
Il mito della Sibilla sembra sottolineare quello che, dal punto di vista alchemico, viene definito l’incontro dell’uomo con la propria Anima. E, in effetti, nelle leggende del Tannhauser e del Guerrin Meschino il cavaliere valoroso, il principio attivo e maschile, incontra finalmente la parte femminile di se stesso: la donna dolce e sensuale, la maga e dea dell’amore. D’altra parte, come ha sottolineato Jung, la stessa cosa accade alla donna quando incontra la sua controparte maschile, l’Animus. In questo caso la maga misteriosa, rappresentante il principio passivo e femminile, incontra finalmente la parte maschile di se stessa: l’uomo avventuroso, il cavaliere impavido e coraggioso.
L’Anima e l’Animus rappresentano rispettivamente la parte complementare dell’uomo e della donna, i due poli opposti destinati a congiungersi. Questo processo di integrazione all’interno del regno sotterraneo della maga Sibilla può durare per un tempo variabile, un anno, come narrato nel Guerrin Meschino, o anche molto di più. In questo caso la grotta rappresenta la propria interiorità, le profondità del nostro essere, l’officina alchemica dove si attua la trasformazione. Quest’ultima avviene in maniera lenta e invisibile, come accade per la fecondazione dell’ovulo da parte dello spermatozoo e durante le prime fasi della gestazione. Nessun dall’esterno si accorge di quello che sta accadendo; anche la persona coinvolta nel processo ne è soltanto vagamente conscia. Eppure qualcosa dentro si muove.
Man mano che il processo di trasformazione continua, l’uomo o la donna che si sono uniti con il principio opposto cominciano a vedere gli effetti del cambiamento interiore. A questo punto si inizia a sentire il bisogno di uscire dalla grotta, di rendere visibile anche all’esterno i frutti di questo lavoro alchemico. E’ la fase che, secondo il pensiero di Jung, coincide con il processo di Individuazione e, in alchimia, con la fase denominata “Rubedo”.
In questo percorso di trasformazione alchemica, si giunge al punto culminante di realizzazione della propria personalità che coincide con quella che, in termini junghiani, viene definita la nascita del Sè, il momento in cui tutti gli aspetti consci e inconsci dell’io vengono unificati. Con la nascita del Sé l’individuo ora è maturo, è un essere completo che può fare ritorno nel mondo. Il cavaliere, il guerriero, ha ormai interiorizzato la sua parte femminile: sa essere forte, valoroso ma anche dolce ed amorevole; la maga, la fascinatrice, dal canto suo, non pensa solo ad indulgere nell’amore, ma ha acquisito anche doti di autocontrollo e saggezza.
Termina così l’incontro del cavaliere con la Sibilla e inizia una nuova fase, una nuova storia… Una nuova leggenda da vivere o, semplicemente, da raccontare.
© 2012 – 2015, Redazione di Quantic Magazine. All rights reserved.