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Published On: Mar, Feb 10th, 2015

Che cosa orienta il processo di cambiamento?

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Tutti noi sperimentiamo quotidianamente processi di crescita e cambiamento. Ma come e perché arriviamo a cambiare? E soprattutto cos’è che orienta il processo di cambiamento? Che sia legato alla crescita o ai processi terapeutici, quali sono gli elementi che lo dirigono?

Una delle risposte che possiamo dare è che ciascun individuo, per crescere e quindi cambiare, ha bisogno di organizzare il senso della propria esistenza. Ossia il cambiamento richiede la disponibilità ad aprirsi ad aspetti nuovi mantenendo una continuità con il passato.

Possiamo fare questo da soli?

Certamente la sintesi del processo richiede la nostra elaborazione personale ma gli stimoli che ci motivano a crescere derivano dall’esterno. Derivano dalle nostre relazioni, dalle emozioni che il nostro rapporto con l’ambiente umano e naturale, ci porta. Questo alternarsi di riflessione personale e di raccolta degli stimoli esterni assomiglia all’alimentazione. Mangiamo, e quindi introduciamo elementi nutritivi, li digeriamo e questo processo permette la crescita fisica e la vita. E infine espelliamo  ciò che non è digeribile.

Questa espansione, questa “alimentazione” in senso psicologico, avviene, attraverso un processo reciproco che è uno scambio sociale ed emotivo di comunicazione.

Ma cos’è questa espansione?

Proviamo a vedere come funziona per i bambini, visto che sono un’ottimo esempio di crescita e cambiamento. Per crescere i bambini ha bisogno di stabilire una relazione con un adulto con il quale sentire che c’è una “lunghezza d’onda condivisa”. Una volta che questa lunghezza d’onda comune è stabilita, inizia lo scambio e la crescita.

Nelle fasi precoci del suo sviluppo, il bambino è già in grado di sperimentare emozioni che hanno un certo grado di organizzazione. Queste emozioni, presenti fin dalla nascita, si esprimono attraverso configurazioni di volto, voce, sguardo, postura. La regolazione di queste emozioni è parzialmente dipendente dall’esterno, ossia dalle figure di riferimento.

La reazione emotiva del bambino, infatti, è determinata dalle manifestazioni emotive della madre e dalla comprensione implicita di se stesso e del mondo che il bambino costruisce.

Questa capacità di comprendere e di comprendersi reciprocamente permette al bambino di crescere – cioè di espandere il proprio mondo di significati – ma permette anche alla madre una crescita e un cambiamento. Questo processo è assimilabile al processo che avviene in terapia.

Anche le madri crescono, anche i terapeuti imparano

Non solo i bambini crescono ma anche le madri e tutti gli altri adulti di riferimento, vengono coinvolti in un processo di crescita, proprio perché includono nel loro mondo sociale ed affettivo, un altro interlocutore che li motiva ad esplorare nuovi territori.

Ecco quindi il primo degli elementi necessari perché avvenga il cambiamento: dobbiamo essere in due. Essere in due significa che l’Altro è per noi oggetto di sufficiente curiosità e affetto positivo da spingerci ad andare al di là del nostro limite, costituito dalle esperienze già conosciute, per investigare un nuovo imprevedibile che la relazione porta sempre con se.

Questo stesso processo è quello che trasforma l’abilità dello psicoterapeuta. Viene molto frequentemente sottolineata la necessità di aggiornarsi e perfezionarsi ma forse non viene sufficientemente sottolineato, magari perché è considerato ovvio, quanto noi impariamo grazie allo scambio comunicativo, con i nostri pazienti. E’ proprio la qualità di questo scambio comunicativo, in continuo svolgimento, che costruisce quel qualcosa in più dello psicoterapeuta e che struttura la sua expertise. Sono i nostri pazienti che contribuiscono, in maniera estremamente rilevante, a costruire il nostro stile e la qualità affettiva del nostro lavoro.

Perché la relazione madre-bambino assomiglia alla relazione terapeuta paziente?

Durante lo scambio comunicativo, la madre fornisce al bambino l’impalcatura che gli permette di comprendere e tollerare stati  emotivi via via sempre più complessi. La madre comprende le informazioni sullo stato di coscienza del bambino e offre una risposta che permette una crescita psico-fisica adeguata che coinvolge non solo la mente del bambino ma anche quella della madre.

Questo procedere attraverso negoziazioni comunicative su base emotiva viene riprodotto nel contesto terapeutico perché in quel contesto si lavora per produrre un cambiamento e quindi si configurano scelte comunicative che rispecchiano gli elementi base del processo di cambiamento.

Il processo di cambiamento

Il processo di cambiamento nella relazione madre – bambino abbiamo visto che passa attraverso lo scambio sociale e comunicativo su base emotiva. E’ attraverso questo scambio che avviene una ristrutturazione e un cambiamento dell’organizzazione mentale. Quando lo scambio comunicativo è sincronico, si sviluppa un accordo che viene definito espansione diadica della stato di coscienza. E’ il verificarsi di questa espansione che rende possibile la successiva riorganizzazione dello stato mentale.

Anche paziente e terapeuta possono raggiungere questi stati diadici nel setting psicoterapeutico, attraverso la regolazione reciproca delle emozioni. Questa regolazione, di natura emotiva, dà impulso al cambiamento mentale del paziente.

Lo stato di coscienza del paziente si espande e cambia e incorpora gli elementi di novità che permettono una nuova riorganizzazione .

Possiamo dire che il paziente vive “qualcosa di nuovo, qualcosa di espanso, qualcosa di particolare” e che questa esperienza farà parte degli scambi futuri, non solo in quella relazione ma anche nelle altre situazioni relazionali. Arricchirà il patrimonio di abilità relazionali del paziente, fornendogli nuovi e più complessi modi per regolare le proprie emozioni autonomamente.

Cosa c’è di diverso

In che cosa questo approccio costituisce una novità? La prima e più significativa differenza è che si afferma che sono importanti le emozioni di entrambi i partner e gli errori comunicativi diventano significativi perché permettono di comprendere come funziona una coppia, che sia madre-bambino; tra partner o tra paziente e curante. L’attenzione posta ai momenti di disconnessione o disaccordo nasce anche dalla semplice constatazione che qualsiasi coppia trascorre molto più tempo nella ricerca della comprensione reciproca che nella sintonia.

L’attenzione a questo processo di regolazione e negoziazione reciproca afferma che ogni relazione è unica e che quindi, se è vero che conserviamo traccia delle modalità relazionali sperimentate nelle relazioni primitive, è pur vero che ogni relazione ci offre uno scenario e una difficoltà di confronto che la rende specifica. In positivo questo significa che gli errori relazionali che non sono stati riparabili all’interno di una specifica relazione, possono trovare nuove risposte e comprensione, in altri scambi relazionali.

In sintesi

Possiamo concludere quindi affermando che il processo di cambiamento e il processo di crescita si assomigliano perché procedono entrambi attraverso l’esperienza di una espansione diadica dello stato di coscienza che avviene in uno scambio comunicativo relazionale. Questa espansione passa attraverso una regolazione affettiva reciproca che re-integra e riconfigura gli stati emotivi del paziente.

La terapia deve quindi contenere “qualcosa in più” che permetta di accedere al rapporto tra le relazioni originarie e le relazioni attuali, cioè quel processo creativo specifico e unico che crea una espansione di coscienza.

a cura di © Nicoletta Cinotti

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About the Author

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- Sono una psicologa psicoterapeuta, Didatta della Società italiana di analisi bioenergetica e istruttore senior di protocolli mindfulness, per i quali ho sia la formazione italiana che la formazione internazionale con il Center for Mindfulness, fondato da Jon Kabat Zinn, dell'Università del Massachusetts. La meditazione e la bioenergetica sono compagni di viaggio da quando avevo vent'anni e continuano ad essere i grandi amori della mia vita. Passa il tempo ma - grazie a queste due passioni - continuo ad imparare ogni giorno cose nuove. E imparare è sicuramente l'altra grande passione. Visto che per la bioenergetica l'attenzione al corpo è primaria mi sono da sempre occupata dell'interazione corpo - mente e della relazione tra emozioni e salute. Inevitabile, in questa esplorazione, dedicare attenzione al cibo e alla nostra relazione con il cibo e quindi interessarsi alla medicina corpo-mente. Poiché sono una persona timida e, nello stesso tempo desiderosa di contatto, pratico il web con entusiasmo. Ho un sito www.nicolettacinotti.net e un blog http://nicolettacinotti.net/blog/, nel quale scrivo quotidianamente piccoli suggerimenti di pratica. Credo infatti che la nostra crescita sia potenzialmente infinita ma che richieda la goccia quotidiana di pratica e attenzione. Penso anche che curare non può essere solo un compito dei curanti ma che richiede anche la nostra responsabilità personale. E poiché si dice "Medico cura te stesso!" ogni giorno pratico anch'io, e non uso mai, con i pazienti, niente che non abbia sperimentato personalmente e ritenuto valido.

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