I Maestri di Shamballah nel Monastero di Cristallo
Continuavo a salire la scala dorata sembrava non avesse fine, ma ero decisa a trovare un’uscita e sentivo che soltanto salendo avrei trovato… trovato cosa? Non lo sapevo ma era importante… ne andava della mia vita, della mia felicità e non solo mia. Fui attratta dal tintinnio sommesso e gioioso delle campanelle del tempio che annunciavano l’ora di scendere nel tempio centrale dove i monaci e i discepoli aspiranti si riunivano in canti e mantra meravigliosi. Le voci profonde dei monaci mi davano un brivido alla spina dorsale e la mia kundalini sensibilissima si stava ergendo prima del tempo… mi avrebbe portata in un’estasi bellissima. Ma non potevo lasciarmi andare a quella delizia spirituale. Il Maestro aveva chiesto di vedermi… ero in subbuglio. Così presto? Ero onorata e un po’ stupita ma sapevo quanto amore il maestro mi avesse sempre donato e dimostrato, anche suscitando qualche piccola gelosia tra gli altri… ma perdonabile, lui era così eccezionale che tutti desideravano la sua attenzione… anche se grazie a lui avevo compreso che Dio e il maestro stesso sono in noi e non fuori… dio siamo noi. Frammenti lucenti di una luce infinita che tutto e tutti comprende. Mi infilai la veste che si usa nel monastero… un monastero raggiungibile tramite le strade del Cuore. Era una tunica bianco azzurro di calda lana foderata e uno scialle arancio avvolge le spalle, i capelli raccolti sulla nuca. Emozionata fui introdotta nello studio del Maestro. All’inizio la vista fece fatica ad abituarsi alla penombra, fuori albeggiava appena. Era il nostro sole o il sole centrale di Shamballah? Non lo sapevo. Fioche lampade al burro illuminavano dolcemente l’interno della stanza. Sentii prima la sua cara e profonda voce baritonale e poi lo scorsi seduto nella posizione del loto su una stuoia multicolore.
“Accomodati“, disse, “Namaste“.
Io feci le 3 prostrazioni dovute al cospetto di un grande Lama come lui e mi avvicinai un po’ intimidita ed emozionantissima.
“Siedi“, mi disse. “Vedo che il tempo non ti ha toccata sorella devi dell’azzurro loto.”
Sentii un tuffo al cuore e sorrisi, ma non mi usciva una parola come se fossi incantata. “Namaste a te“, io risposi “Namaste lama t.h. sono felice di essere alla Tua sacra presenza e resterò in ascolto.”
“Mia amata figlia come vedi il nostro monastero è rimasto lo stesso. Solo un poco più vecchio“, e rise di gusto era un tipo gioviale e molto simpatico diceva sempre che ridere ed essere gioiosi è un dovere se vogliamo raggiungere il Nirvana.
“Cara sorella sono anni che non vedevo il tuo volto, ma ti vedevo nel mio sguardo interiore sempre. Ti ho seguita sempre e protetta, mai nemmeno per un momento ti ho lasciata da sola, ho visto i tuoi progressi, ma anche le tue sofferenze terrene… non farti distrarre, prosegui verso la meta, non sei lontana come credi. Io ti vedo vicina. Continua seguendo la via regale, essa ti porterà alla meta.”
Sentii le lacrime pungermi gli occhi e mi feci Forza. La commozione inspiegabile che si prova alla Sua presenza non è comprensibile per chi non ha fatto l’esperienza e ogni parola è insufficiente. Mi benedisse sorridendo, sentii il suo sguardo penetrarmi totalmente. Per un attimo la stanza divina scomparve ed io con lei… il vuoto mi avvolse ma era un vuoto pieno di consapevolezza, beatitudine e presenza… “nirvikalpa” lo chiamano: uno stato di fusione con l’assoluto. Ora vedevo una città dorata fatta di abitazioni e palazzi dalle geometrie incredibili; sacre cupole opalescenti come fatte di cristalli che cambiavano colore continuamente. Cristallo cangiante, colonne ed archi si susseguivano con un’armonia non terrestre, case a forma di conchiglia argentate, ruscelli e laghetti di acque cristalline verde smeraldo che sembravano cantare e gioire come fossero vive e lo erano. Vidi un grande palazzo fatto in avorio bianco e brillante, molto più alto delle altre costruzioni, immaginai fosse il palazzo di un Reggente di Shamballah. Continuai fluttuando come se non toccassi il terreno, tutto sembrava vivo e permeato di Amore e Ananada e mi sentii avvolgere e integrare nel paesaggio come fossimo tutt’uno. Vidi dei Buddha fatti di luce dorata che mi osservavano e salutavano con un cenno del capo, tutto era celestiale e reale nello stesso tempo. Arrivai ad un ingresso tra il verde rigoglioso, entrai in una stanza rotonda dove vidi 7 troni dorati e rosso bordeaux: erano vuoti come aspettassero ospiti illustri, non era la prima volta che li vedevo; una musica dolce e indescrivibile permeava tutta la stanza, le pareti erano d’oro intessuto di geometrie mai viste prima, che cambiavano continuamente come se fossero fatte di materia vivente. Anche il pavimento era della stessa materia intessuta e tutta d’oro in movimento e cangiante. Ero stupefatta, stavo facendo un viaggio dimensionale meraviglioso.
Come sempre ringraziai nel profondo del cuore. La luce verde intensa e fluida mi avvolgeva e tutto divenne verde luminoso ed estasiante. Sentii l’armonia del luogo dentro di me. Adagio rientrai nel mio corpo e i contorni della stanza si fecero mano a mano più chiari… mi accorsi che ero sola. Il LAMA si era appartato in preghiera nella sua piccola puja. Si era seduto nella posizione del Loto, era ormai inaccessibile a tutti. Mi alzai ancora stordita ma beata, mi sembrava di fluttuare sul pavimento di pietra… e inchinandomi alla statua del Buddha rosso corallo oro e turchese che pareva sorridermi, mi accomiatai in silenzio. Ero raggiante di Grazia.
Tornai nel mio corpo o nella mia stanza terrena; come accadde non lo so dire, ma ero felice e gioiosa come non mai.
Fui felice del dono ricevuto e mi sentii rigenerata da quel viaggio al centro del mondo e del mio cuore… che ora so Essere una cosa sola.
om sai ram
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