Evoluzione, disastri naturali e amore
Una vera rivoluzione spirituale non può che passare attraverso modificazioni concrete dell’esistenza – diceva il grande filosofo maestro dello Yoga Integrale, Sri Aurobindo. Detto altrimenti, senza che lo spirito incarni davvero la materia – trasformandola in ogni suo aspetto più grossolano – nessuna “evoluzione spirituale” è realmente efficace. In una tale prospettiva, i disastri naturali rispecchiano nemmeno troppo velatamente una spinta evolutiva necessaria affinché si possa davvero aumentare la massa critica di una presa di coscienza che muti le sorti di ogni singolo individuo e della collettività. Al di là di qualsiasi giudizio di bene e male, giusto o sbagliato, esiste una forza propulsiva del tutto amorale e neutra – come lo è tutta l’energia che permea l’universo – che preme per dirigere l’attenzione su un disegno di più ampio respiro. Se non ci si riappropria di una dimensione universale dell’esistenza, ci sarà sempre qualcuno che si prende la briga di incendiare un bosco perché non percepisce quanto bosco c’è in lui, si sente separato da quel luogo, scisso dall’anima che lo anima, appunto, e che è la medesima che anima lui. Anima… il punto focale di tutto è la perdita del contatto con tale dimensione che non è un “altrove” o un credo religioso peggio ancora dogmatico, bensì una immanenza che troppo spesso sfugge alla visione, giunta al culmine, dell’Uomo materialista-consumista.
Fortunatamente quando si giunge al culmine, di solito, si arriva a un punto di non ritorno dove le cose debbono per forza cambiare. A dispetto di molto tam tam disfattista e, nonostante le certo non rassicuranti notizie che negli ultimi tempi si propagano a macchia d’olio (dai disastri naturali a quelli umani – che poi sono strettamente collegati) e non senza certo piglio allarmista dei mass media avvezzi alla cultura del terrore, a dispetto di tutto ciò, dicevo, credo ci sia in atto una grande Trasformazione che molti individui hanno accolto e portano avanti in modi per lo più non eclatanti. Ma ci sono. Sempre Aurobindo parlava di una “speciazione”, un Uomo Nuovo pronto a ricongiungersi con l’Anima del mondo in ogni suo aspetto più infinitesimale e, di conseguenza, a cambiare le sorti del mondo.
Il punto non è essere o meno d’accordo su quanto sto scrivendo io ora o su quanto disse il grande visionario Aurobindo allora, il punto è quanto amore siamo in grado di manifestare in questo preciso momento storico, quanto siamo in grado di lasciare da parte giudizi, prediche e punti di vista e a renderci capaci di incarnare Amore, fiducia, perseveranza, entusiasmo, forza di volontà e coraggio. Avere paura e seminare pensieri di rabbia, odio, risentimento, sfiducia e rammarico non contribuisce certo a risanare le sorti del Pianeta. Il che non vuol dire buonismo a tutti i costi, anzi. Ma ricordiamoci che più gli esseri umani sono impauriti, più sono manipolabili e controllabili il che fa gioco solo al “Sistema”. Dunque, non c’è atto più rivoluzionario che coltivare un’attitudine davvero controcorrente in questo momento storico, fatta di sentimenti quali gioia, entusiasmo, fiducia, bellezza, armonia, creatività e uno che tutti li racchiude, l’Amore. L’amore rimane un’idea astratta solo fintantoché lo rileghiamo a un concetto mentale. Uscendo dai reami molto suscettibili della mente, si aprono voragini di possibilità talmente vaste da non poterle nemmeno anche solo immaginare. Per cui, se davvero vogliamo essere utili alla Terra, dovremmo amare fino allo sfinimento, concretamente qui e ora, senza rimandare e non in nome di falsi dei!
“L’uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile. Senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando” (Hubert Reeves)
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