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Published On: Gio, Gen 14th, 2016

Etica e sostenibilità

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Cosa significa che l’andamento di un sistema è “sostenibile”?

Vuol dire che può durare a tempo indefinito senza alterare in modo apprezzabile l’evoluzione del sistema più grande di cui fa parte. Il Sistema Terrestre (o l’Ecosistema, o l’Ecosfera) funziona in modo stazionario, se consideriamo tempi del “nostro” ordine di grandezza.

Di fatto, i modelli culturali umani in atto fino ad alcuni secoli fa rispondevano a questa definizione (con qualche eccezione). In particolare erano completamente sostenibili le culture dei raccoglitori-cacciatori. Una caratteristica di tali modelli era quella di vivere secondo processi ciclici, come avviene in Natura. In essi non esistevano “risorse” né “rifiuti”.

Un modello culturale umano (l’Occidente) ha iniziato, da circa due secoli, a funzionare non più per cicli, come il resto della Natura, ma prelevando qualcosa di fisso (le risorse) e scaricando pure qualcosa di fisso (i rifiuti): oggi procede in modo incompatibile con la Vita della Terra. Non è più sostenibile. Inoltre pretende di continuare a far crescere a tempo indefinito il numero degli umani e la quantità di materia-energia che fluisce attraverso i suoi processi. Tale modello ha invaso tutto il Pianeta distruggendo le altre culture umane, molte delle quali (non tutte) procedevano in modo conforme alla vita dell’ecosistema di cui erano parte integrante.

Alcuni anni fa è stata coniata la locuzione “sviluppo sostenibile” che viene usata come una formula magica. Si tratta di un’espressione contraddittoria (un ossimoro), almeno se si continua ad impiegare il termine “sviluppo” nel significato abituale di “crescita economica”, cioè di un aumento del fluire dei beni materiali attraverso il processo produrre-vendere-consumare: in sostanza è una crescita dei consumi. Comunque, al di là del significato letterale, di fatto i due termini “crescita” e “sviluppo” sono usati come sinonimi da tutto il mondo politico-economico-industriale-sindacale. Gli abituali indicatori dello sviluppo sono sostanzialmente quantitativi.
Come noto, lo sviluppo sostenibile è stato definito dalla Commissione Bruntland dell’ONU come “lo sviluppo che soddisfa le esigenze del presente senza compromettere la possibilità, per le future generazioni, di soddisfare i propri bisogni”.

Successivamente il concetto di sostenibilità è stato ulteriormente analizzato e suddiviso in due posizioni diverse:
– Una sostenibilità debole, che si realizza quando, a fronte di un deterioramento ambientale, si ottiene una compensazione uguale o superiore in altre forme di capitale;
– Una sostenibilità forte, dove si richiede che il capitale naturale non decresca mai, mentre le altre forme di capitale possono crescere o restare costanti.

L’errore compiuto dall’inizio della civiltà industriale (ma non solo) è stato quello di ragionare in modo lineare, non in modo sistemico, dando la priorità all’economia, che è invece un dettaglio dell’ecologia, che riguarda tutta la Vita da tre miliardi di anni.

L’etica della Terra

Le definizioni di sostenibilità sopra accennate sono decisamente insufficienti e ingannevoli. Inoltre danno per scontata un’assoluta centralità della nostra specie, posizione sulla quale si possono nutrire forti dubbi sul piano scientifico-filosofico: anche la definizione di “capitale” data al Complesso dei viventi, o alla Biosfera, o alla Terra stessa, denota una posizione completamente antropocentrica e una visione economicista.

In realtà si può definire sostenibile solo una forma di evoluzione che consente a tempo indefinito la vita della Biosfera, cioè ne mantiene le condizioni stazionarie.

Questa è una definizione che richiede un’etica che NON comprende solo l’umanità, ma tutta l’Ecosfera. Infatti la scala dei tempi, la manifestazione di fenomeni mentali nei sistemi complessi e gli studi anche molto recenti sulla mente animale, oltre che tutta l’etologia, richiedono di elaborare un’etica che comprenda tutto il mondo naturale, e non solo l’umanità, come invece è avvenuto soprattutto in Occidente.
Se poi facciamo considerazioni morali o filosofiche, finora siamo sempre partiti dall’idea dogmatica che l’unico soggetto di diritti e l’unico essere in grado di provare “benessere” sia l’uomo, relegando gli altri esseri senzienti, gli ecosistemi e tutto il mondo naturale al rango di “ambiente dell’uomo” , o “risorse” a nostra disposizione.
Oggi invece sappiamo che l’uomo non è nella posizione di “abitante di una casa”, ma è come un gruppo di cellule di un Organismo (l’Ecosistema globale), da cui dipende totalmente: questa posizione della nostra specie deve ancora essere recepita da tutte le istituzioni.

L’unico “sviluppo” che può durare a tempo indefinito è uno sviluppo non-materiale.

Non si è mai tenuto come valore etico il mantenimento in condizioni vitali della Biosfera terrestre, oppure degli ecosistemi di cui un processo fa parte. Non si è neppure considerato il danno, se non in tempi recentissimi e limitatamente a specie rare, arrecato ad altre specie viventi o a processi naturali. In sostanza, è mancata la percezione della non-separabilità di ogni processo lavorativo umano dall’Ecosistema globale. E’ invece indispensabile avere sempre presente questa percezione, tenere come primo valore l’etica della Terra.

© 2016, Guido Dalla Casa. All rights reserved.

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About the Author

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- Guido Dalla Casa è nato nel 1936 a Bologna, dove ha frequentato il Liceo Scientifico e si è laureato in Ingegneria Elettrotecnica. Dal 1959 al 1997 ha svolto l’attività di dirigente dell’ENEL nelle aree tecnica e commerciale della distribuzione, nelle sedi di Torino, Vercelli, Milano e Brescia. Ora vive a Milano, dove fa parte del Gruppo Ecologia ed Energia dell’ALDAI. Dal 1970 circa si interessa di filosofia dell’ecologia e di filosofie orientali e native. E’ docente di Ecologia Interculturale presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa di Rimini (Università di Urbino). Tiene corsi di Scienze Naturali ed Ecologia Profonda come docente volontario alla UNITRE di Saronno e in altre UNITRE dell’area milanese. Ha pubblicato alcuni libri: L’ultima scimmia (1975) per la Casa Editrice MEB, Ecologia Profonda (1996) per l’Editrice Pangea, Inversione di rotta (2008) per Il Segnalibro, L’ecologia profonda. Lineamenti per una nuova visione del mondo (2008) e Guida alla sopravvivenza (2010) per Arianna, Ambiente: Codice Rosso (2011) per l’Editrice Jouvence, oltre a numerosi articoli su varie Riviste, quasi tutti su argomenti di ecologia profonda.

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