Spiritualità come Esperienza: quando l’ego ci confonde le idee
Lo spirito pervade tutta la creazione senza distinzioni. Anche il Sole illumina tutti senza eccezioni ne discriminazioni, così sia i saggi che i criminali ricevono la stessa luce del sole e sono pervasi dello stesso spirito.
Siamo tutti esseri spirituali dinanzi a Dio, sebbene qualcuno possa credere di essere più spirituale di altri. Non è necessario discriminare o giudicare qualcuno per una specifica esperienza o per qualche comportamento incomprensibile o non accettabile (condivisibile), perché molto dipende dal livello di evoluzione individuale e dal compito che la propria anima ha consapevolmente deciso di affrontare nel tentativo di superare propri limiti. Dopo tutto non è improbabile che anche noi, in un altro momento della nostra esistenza, siamo già stati chiamati ad affrontare un’esperienza analoga a quella che oggi stiamo condannando o criticando; oppure, se questo non è ancora accaduto, è molto probabile che saremo chiamati a farlo in seguito.
Oggigiorno si parla molto di spiritualità, anzi forse troppo; evidentemente molti movimenti, a partire dalla new age in poi, hanno enfatizzato e divulgato alcuni concetti e pratiche che una volta erano prerogativa esclusiva di pochi eletti che le utilizzavano in modo specifico e consapevole ma non senza aver prima acquisito le opportune e necessarie conoscenze, sotto l’attenta guida di un maestro.
Tutto questo era concesso soltanto a chi si fosse sottoposto ad importanti e selettive prove iniziatiche; sebbene queste prove non fossero concesse a chiunque.
Grazie alla diffusione di massa, resa possibile anche e soprattutto dalle recenti innovazioni tecnologiche ed alla diffusione di molti libri in materia, stiamo assistendo ad una vera e propria speculazione di antiche conoscenze che in un modo o nell’altro vengono portate all’attenzione di una massa che spesso sentendo il bisogno di uscire dalla propria condizione di oscurantismo animico si aggrappa a qualsiasi proposta o concetto venga presentato, senza aver prima sviluppato una capacità di discernimento, allo scopo di “risolvere” quell’ancestrale bisogno di ritrovare la propria “reale identità”. Questo bisogno indica che l’essere umano inizia a sentire un piccolo segnale di risveglio interiore che lo spinge a re-agire al suo torpore esistenziale ed avvicinarsi a qualunque cosa sembri poter rappresentare un rimedio a quel dolore interiore che inizia a percepire in modo più chiaro e consapevole.
Molto spesso egli crede che certi “rimedi”, che gli vengono proposti o che volontariamente sceglie in base alle sue aspettative, ed a volte anche certe relazioni con alcuni divulgatori evidentemente più preparati di lui, possano risolvere il proprio conflitto interiore, e si aggrappano disperatamente ad essi. Tutto questo avviene ignorando completamente il fatto che qualunque cosa proviene dall’esterno di sé non potrà mai avere alcun effetto duraturo. Questa circostanza potrebbe generare la creazione di un’illusione che non farebbe altro che alimentare quell’ego che egli vorrebbe invece combattere ed eliminare per potersi elevare ad un livello di coscienza superiore.
Non tutte le pratiche “spirituali” e non tutti i divulgatori, maestri, insegnanti, e quant’altro sono da considerarsi pericolosi ed inutili; molto dipende dal grado di maturità spirituale e dal livello di consapevolezza. Questo significa che, avendo a disposizione un’infinità di soluzioni, spetta sempre e solo a noi saper scegliere la più adatta alle nostre esigenze: tutto ciò evidentemente non era possibile una volta; una grande responsabilità dunque!
E’ come entrare in un centro commerciale enorme e pieno di oggetti con l’obiettivo di acquistare un capo di abbigliamento che possa migliorare il nostro aspetto, e trovarsi di fronte una serie di negozi variegati e ben allestiti dove ogni venditore propone i propri prodotti come i migliori ed in grado di soddisfare le nostre esigenze ed aspettative. Quale la scelta del negozio?
Ci si rende perfettamente conto dell’importanza di entrare nel negozio giusto per fare l’acquisto “migliore”; quindi si può anche decidere di visitare più negozi per guardare cosa propongono ed evitare così di sbagliare acquisto.
In ogni caso, si pongono sempre una serie di dilemmi che bisogna necessariamente scogliere per procedere in avanti, con l’evidente rischio di ritrovarsi a vagare in un contesto che, contrariamente alle proprie aspettative, potrebbe generare uno stato di confusione maggiore di quello in cui già si è e dal quale risulterebbe assai difficile uscirne, sebbene all’inizio possa sembrare tutto piacevole ed interessante. Ma, ad essere sinceri, non avremo in alcun caso nessuna garanzia sulle scelte che faremo.
Ogni nostra decisione troverà la sua risposta soltanto attraverso l’esperienza che ne scaturirà.
Sarà dunque l’esperienza personale il nostro maestro più saggio ed autentico, sempre che impariamo a prendere consapevolezza del vissuto e non finiamo ad archiviare le esperienze semplicemente sommandole a tutte le altre e lasciandole così prive di significato specifico o dandogli invece un significato sbagliato.
Per questo, è estremamente importante fare esperienza, ma è anche altrettanto importante chiedersi: “che significato ha per me questa esperienza?”
Questo è un altro dilemma a cui pochi che io conosca si sono realmente dedicati, perché questo compito richiede un enorme impegno ed una profonda umiltà.
Ma è anche vero che qualsiasi esperienza faremo comporterà un investimento enorme di energia e di tempo; questa circostanza diverrà sempre più evidente man mano che aumenteremo la nostra consapevolezza, e a quel punto il senso di responsabilità aumenterà conseguentemente in modo determinante, fino al punto di interrogarci sempre più spesso su tutto ciò che ci accade.
La spiritualità dunque, che inizialmente molti vedono come qualcosa a cui aggrapparsi, potrebbe rivelarsi un’altra misera illusione: una semplice ed efficace strategia messa in atto dall’ego con estrema maestria!
Quella spiritualità, tanto vagheggiata ed esaltata, potrebbe rivelarsi soltanto un altro inutile concetto con il quale la mente, per innata capacità, si identifica creando attorno a se una sua realtà ed un sistema di pensiero illusori.
Come si esce allora da questo subdolo tranello?
Non è certo facile dare una risposta valida per tutte le situazioni, anche perché sarebbe troppo generico. Sarebbe più opportuno invece porre maggiore attenzione alla validità delle fonti alle quali vorremmo fare affidamento, senza però mai dimenticare che ciò che sperimentiamo all’esterno non esiste nella REALTA’ ultima e, per questo, occorre essere maggiormente attenti a non identificarcisi tenendo sempre in considerazione il principio secondo il quale una volta imparata la lezione occorre gettare via l’insegnante con tutto ciò che è legato a lui. “Quando incontri il Buddha per la strada uccidilo!”, per parafrasare un importante principio dell’insegnamento zen.
Ma la qualità più importante che dovremmo responsabilmente acquisire è la COERENZA. Infatti tutto ciò che abbiamo appreso dai mezzi da noi selezionati per imparare (libri, conferenze, seminari, corsi vari, ecc.) a nulla serviranno se non venissero seguiti da azioni e comportamenti in linea con gli insegnamenti proposti; finirebbero per essere unicamente altri inutili concetti: cibo per la mente e per l’ego.
Ecco quindi che la coerenza ci chiama ad interpretare la vita in modo autentico, come protagonisti assoluti del nostro film che creiamo quotidianamente in una realtà che, nostro malgrado, ha una sua logicità ed un proprio scopo, anche quando ci sembra del tutto incomprensibile ed estranea a noi. Ma per venirne a capo occorre inevitabilmente entrarci dentro completamente senza riserve e fluire in essa con armonia, ma senza lasciarsi trascinare via, gioendo ed esprimendo gratitudine per ogni opportunità che ci stiamo regalando per imparare; ma soprattutto senza mai dimenticare che non siamo mai soli in questo viaggio virtuale perché la nostra Fonte Divina ci accompagna e ci guida fino alla fine.
Ma la stessa Fonte Divina ci ricorda anche che spetta sempre a noi decidere e scegliere consapevolmente cosa essere, in ogni momento, nel rispetto di quel libero arbitrio che ci lega a questa dimensione; nessuno potrà mai imporci cosa fare se non per nostra scelta. Nessun dovere, nessun obbligo, soltanto pura consapevolezza da manifestare in ogni istante della nostra vita!
Per realizzare questo bisogna prima accettare il processo di “umanizzazione” che la vita ci impone; ovvero radicarsi profondamente alla realtà dimensionale in cui viviamo evitando inutili e folli atteggiamenti pseudo-spirituali di esaltazione di se stessi mediante i quali ci percepiamo, a volte migliori di altri, altre volte più evoluti e spirituali soltanto per il fatto di praticare qualche disciplina o perché abbiamo studiato libri ispirati ad antiche saggezze e spiritualità.
Per uscire dalla virtualità l’unica strada maestra è quella interiore: bisogna entrare dentro di sé per uscirne, non ci sono scorciatoie!
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