La difesa della Terra: il Pianeta adotterà misure drastiche per auto-difendersi da noi?
La Terra si trova in situazione grave a causa di un modello culturale umano, la civiltà industriale, nata due secoli fa nella cultura occidentale e che ha invaso tutto il mondo.
Schematizziamo la situazione suddividendola nei seguenti problemi, legati fra loro in un’unica “patologia dell’Organismo”:
- La spaventosa sovrappopolazione umana (7.3 miliardi) e la sua crescita continua (attualmente 80-90 milioni di individui all’anno);
- La distruzione delle foreste e degli altri ecosistemi (barriere coralline, paludi, savane, ecosistemi fluviali e costieri, e così via). Come esempio, vengono abbattuti 100.000 Kmq/anno di foreste: metà delle foreste in tutto il mondo sono già state distrutte;
- L’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera, che prosegue inesorabilmente. Siamo passati da 280 a oltre 400 ppm in pochi decenni e il fenomeno prosegue senza soste. Questo fatto comporta variazioni climatiche rapide, innalzamento del livello dei mari e fenomeni meteorologici estremi;
- Il velocissimo declino della biovarietà, su cui sono basate le capacità della Terra di autocorreggere le deviazioni non troppo grandi. Si estinguono molte migliaia di specie all’anno;
- Lo spaventoso consumo di territorio in atto in tutto il mondo. Ovunque si sostituisce materia inerte (città, strade, macchine, impianti) a sostanza vivente (praterie, savane, foreste, paludi);
- Le quantità di rifiuti che si trovano ovunque. Come esempio, un’”isola” di plastica grande molto più della Francia galleggia nel Pacifico.
La Terra è un Organismo, di cui facciamo parte come un tipo di cellule: trattandosi di un sistema a complessità molto elevata, si manifestano fenomeni mentali.
Secondo la teoria di Gaia, possiamo considerare l’Ecosfera come una grande Mente, che non significa necessariamente una coscienza. Potrebbe essere un Grande Inconscio, o avere un tipo di coscienza molto diverso da quello cui siamo abituati.
Ma non importa seguire una teoria di questo tipo: le considerazioni che seguono valgono anche se pensiamo che l’Ecosfera sia soltanto un Sistema Complesso.
Infatti in ogni caso la Terra si comporta come un Organismo in grado di autoriparare le modifiche abbastanza piccole, o comunque che procedono con sufficiente lentezza, cioè con tempi paragonabili a quelli delle variazioni sue proprie (omeostasi).
Come esempio, l’organismo umano è in grado di mantenersi entro una fascia di temperature interne fra i 36 e i 37 gradi, autocorreggendo le variazioni per riportarsi entro questo intervallo, ma se si verifica un evento molto drastico (ad esempio, che porti la temperatura a 50 °C) l’Organismo non ce la fa e muore. L’Ecosfera, o la Terra, tenderà a riportarsi ai suoi tempi, che in genere sono mediamente più lunghi di 10.000 volte rispetto a quelli della civiltà industriale.
Se si trova al di fuori della variabilità “accettabile”, ricorrerà ad un intervento drastico per liberarsi dal suo male.
E’ evidente che la civiltà industriale sempre-crescente è una grave malattia, assimilabile al cancro, dove le cellule malate vogliono sostituire le altre.
La civiltà industriale, nata circa due secoli fa ma che ha manifestato la sua natura distruttiva da meno di un secolo (dato il suo andamento di crescita esponenziale), sta per finire perché è incompatibile con il funzionamento del sistema più grande di cui fa parte (o con la vita della Terra).
Ricordo che stiamo parlando di una particolare cultura umana, anche se ha ormai invaso tutto il mondo, non di tutta l’umanità: questa cultura ha come caratteristiche l’incremento indefinito dei beni materiali e il primato dell’economico su qualunque altro aspetto della vita.
La Terra sta tentando di arginare il male con le sue capacità autocorrettive: come esempi, l’aumento dell’omosessualità, delle depressioni e dei suicidi, oltre che le reazioni climatiche e gli eventi estremi, sono tentativi per arginare la crescita abnorme degli umani.
Se facciamo i calcoli con le immense quantità di anidride carbonica emesse per l’energia, le industrie e i trasporti, oltre che per gli effetti delle deforestazioni, le percentuali di CO2 nell’atmosfera dovrebbero essere ancora maggiori di quelle riscontrate: si deve essere attivato qualche “pozzo” ancora ignoto che assorbe CO2.
E’ un disperato tentativo della Terra di autocorreggere la composizione atmosferica e mantenere l’effetto serra nei suoi valori stazionari (con 280 ppm di CO2).
Ma oggi siamo ben al di fuori della fascia di capacità omeostatica dell’Ecosfera, che è come un organismo con una febbre molto al di sopra delle sue possibilità di recupero. Come accennato, la velocità delle variazioni dovute alla civiltà industriale è dell’ordine di 10.000 volte superiore a quella massima tollerabile dai cicli naturali.
Infatti le modifiche che avvengono naturalmente nella vita del Pianeta hanno una velocità di variazione tale da consentire i necessari adattamenti dei viventi e dei rapporti fra elementi organici/inorganici, in modo che le estinzioni hanno un ritmo molto basso, inferiore a quello della nascita di nuove specie, con l’eccezione dei grandi cambiamenti in quei periodi che abbiamo battezzato come “cambio di era geologica” (secondo la cronologia accettata, si sono verificati cinque volte in un miliardo di anni). Tuttavia, anche in quei periodi di transizione, si tratta spesso di tempi dell’ordine del milione di anni.
Oggi una forma di collasso è non soltanto possibile, ma necessaria per salvare il Complesso dei Viventi, in gravissimo pericolo: questa civiltà ha ormai invaso il pianeta e il numero di umani ha largamente superato ogni valore tollerabile.
Come esempio limitato ad un continente: né l’AIDS, né ebola, né la fame e le guerre hanno minimamente scalfito l’aumento esponenziale della popolazione africana, che ha largamente superato il miliardo e raddoppia ogni trent’anni.
Che alternativa ha la Terra per riportarsi, nel tempo, alle sue normali modalità di vita? Quella di estirpare il male con un intervento “chirurgico”, cioè con un punto di discontinuità, o di collasso. Infatti il male è decisamente troppo avanzato: forse negli anni Settanta del secolo scorso, quando il numero di umani era circa la metà di quello attuale e la devastazione molto minore, si era ancora in tempo per invertire la rotta senza traumi troppo grossi. Quella era l’Ultima Chiamata. Nessuno ha risposto.
Forse c’è già qualche segno di innesco del prossimo collasso: fanatismi, suicidi “religiosi”, migrazioni di massa, malattie psichiche.
Dopo, bisognerà gestire il transitorio verso modelli completamente nuovi.
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