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Published On: Gio, Mar 19th, 2015

Bellezza, dove sei? La notte oscura e le 5 tappe del cammino dell’uomo

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di Elena Greggia*

(articolo pubblicato su Il Giornale dei Misteri n. 510 novembre 2014)

L’Occidente ci insegna l’impegno, la determinazione, la forza di volontà. L’Oriente ci accompagna, invece, a ispirarci alla bellezza. Eppure, a quali traguardi di forza interiore, azione, benessere e perfino salute ci porta!

Esploriamo, allora, questo insegnamento.

Ogni uomo, nella sua vita e con le sue azioni, cerca la bellezza. A volte la afferra, a volte la perde. A volte sbaglia strada. Può illudersi o smarrirsi del tutto. È esperienza di chiunque: luci e ombre nella nostra vita.

Bellezza… dove sei?

Bellezza! L’occhio e il cuore non stentano a riconoscerla: la bellezza di un oggetto, di un corpo, di un paesaggio. Anche di una giornata, uno stato fisico o uno stato d’animo. Nessuno fatica a distinguere il bello! Il bello ci nutre, ci fortifica, ci pone in contatto con la gioia. A volte anche con l’intuizione: la bellezza di una musica, un’atmosfera o un cielo stellato possono renderci più vicini alla saggezza e ai misteri della vita. Intese in questo senso, vi sono situazioni, terre, letture, persone (anche aspetti di cura fisica di noi stessi) capaci di porci in contatto con la bellezza. E la bellezza crea bellezza.

L’insegnamento orientale (e a ben guardare, ogni insegnamento spirituale) contiene un costante richiamo a questa parola. Non per farne un idolo o una fuga (la fuga nella bellezza), ma una meta cui tendere: la bellezza di un sorriso, la bellezza della verità, la bellezza di non abbatterci, la bellezza di avere fiducia anche quando tutto pare doloroso o pare crollare. Proprio superando questi limiti, e conservando bellezza, potremo scoprire il suo potere trasformante e di verità. Attraverseremo 5 fasi.

1a fase: Cercare bellezza

Nella prima fase, cercheremo di trovare ogni giorno un angolo di bellezza. Anche oggi. Anche il semplice stare nella nostra casa, la sera, con un gesto più accurato in ciò che facciamo. Oppure una buona musica, un bel film, una passeggiata, la natura, una buona compagnia. Anche un ristorante elegante o un abito curato possono aiutare, in diverso modo, occhi e cuore ad assorbire bellezza. E la bellezza crea bellezza. D’ora in avanti ci ispireremo a questa parola.

Attraverseremo questa fase con consapevolezza. Cioè non con l’intento di “prendere il più possibile”, “possedere” o “far nostro”. Non con l’intento della brama, della fuga o di un’insoddisfazione crescente. Ma con l’intento di chi regala al cuore qualcosa che gli ricordi che la bellezza esiste: qualcuno in qualche parte del mondo la crea, crede, mette passione, mette cura. Questa bellezza è riflesso di una bellezza più ampia che mente, cuore e universo tutto contengono. Possiamo lasciarci rivestire da questa bellezza, come da una musica: “Anche a te, ora, o mio cuore stanco, e te ne regalo un granello: riposa in questa bellezza!”.

2a fase: Scegliere per la bellezza

Gradatamente, ed è la seconda fase, inizieremo a diventare più abili nel comprendere di quale bellezza abbia realmente bisogno il nostro cuore. Essendoci accompagnati nella fase precedente con cura verso noi stessi, il nostro sguardo interiore diventerà più limpido. Inizieremo allora a “scegliere per la bellezza”. Ci saranno momenti in cui potremo decidere: esco o mi raccolgo? Guardo questo film o quest’altro? Accendo la tv o lascio riposare la mente? Faccio quella telefonata o evito quelle parole? Forse non sono così necessarie. Non ora.

Possiamo scegliere secondo bellezza. Bellezza del cuore. È una fase in cui inizieremo a sperimentare: nuove azioni, nuovi impegni, nuovi modi. È una fase che, dopo i primi tentativi, ci regala in genere grande benessere.

Talvolta, ci fa sentire anche molto ispirati. Il nostro cuore, infatti, meglio accompagnato, inizia a conoscere il gusto di una bellezza più profonda, più ampia. E ne viene incoraggiato. In questa fase saremo animati da un gentile coraggio: sperimentare e orientarci lì, senza arrenderci.

 3a fase: Ritrovare bellezza

Imparando a “scegliere per la bellezza” giungiamo così alla terza fase, nella quale ritroviamo in noi un dono: È nato pian piano, ma ce ne accorgiamo quasi d’improvviso. La nostra mente, meglio nutrita e accompagnata, diventa capace di creare bellezza, ovunque si trovi. Non sempre il gesto, la parola o lo stato d’animo sapranno allinearsi subito (o per intero) a questo buon canto, ma almeno una parte di noi, una piccola parte, rimarrà limpida. Sente la bufera, ma non diventa quella bufera. Qualcosa rimane bello. E il cuore e il gesto ne vengono trasformati.

È una fase che ci regala stupore: lo stupore di sentire dentro di noi una possibilità nuova, che non potremmo neppure definire “io” o “mia”, poiché giunge anche dove noi non giungiamo. Ci regala stupore. E fiducia: il cammino funziona!

Questo ci rende più forti e leggeri al tempo stesso: non di quella (sempre insufficiente) forza del mondo, ma di una forza che non ha forma e non ha confini. Questa bellezza che stiamo radicando è più incondizionata e profonda di quella sperimentata nelle fasi precedenti, ma proprio per questo è ancora timida. E a volte scompare. È la notte oscura.

 4a fase: Lavorare per la bellezza

Nella quarta fase, iniziamo a comprendere allora l’importanza e l’urgenza di non cercare più continuamente bellezza fuori: bei luoghi, belle visuali, bei suoni, begli impegni, belle persone. Diventa un cercare e ricreare bellezza innanzitutto dentro noi stessi: ovunque siamo e in qualunque situazione ci troviamo. È possibile?

Dobbiamo sperimentare il nuovo: non fuori di noi, ma dentro il nostro cuore. Ne abbiamo assaggi: è possibile! In questa fase la bellezza diventa la nostra meta indubitabile e la nostra indubitabile compagna. Ormai sappiamo che ovunque esiste la possibilità della bellezza, perché essa nasce innanzitutto dal nostro cuore. E la cerchiamo innanzitutto lì.

È una fase che ci porta ad attraversare anche scelte, ad andare a fondo, a non fuggire più. Arriva come quarta, proprio perché si nutre della forza e della fiducia create nelle fasi precedenti: ormai sappiamo che la bellezza esiste, perfino quando non la sentiamo. È una fase che richiede coraggio: pazientiamo, esploriamo il cuore, gli diamo tempo. Impariamo la pazienza e la fiducia senza segnali.

Ma siamo animati da qualcosa che ci segnala con forza indubitabile che siamo sulla buona strada: non stiamo diventando pigri, rinunciatari o fuggendo il mondo. Anzi, il nostro modo di stare nel mondo diventa poi più pieno. È la fase discendente.

5a fase: Dimorare nella bellezza

Giungiamo così alla quinta e ultima fase, nella quale possiamo dimorare nella bellezza. Ovunque e in qualunque situazione. Sappiamo vivere e sentire la bellezza quando c’è, e quando non c’è. È cambiato il nostro sguardo, il nostro cuore. Questo trasforma i nostri gesti e la nostra vita.

E ciò a sua volta, rafforza la limpidezza del nostro sguardo. Perfino malattie e malesseri fisici ne vengono colpiti alla radice. Allora, potremo stare e agire nel mondo, e stare in solitudine, che non è isolamento. Potremo stare ovunque. Ma qui, la parola cede il passo all’esperienza.

La saggezza del percorso

Fino a quando la quinta fase non sarà consolidata, potremo ritrovarci ad aver bisogno nuovamente dell’una o dell’altra fase precedente, come in una spirale che a ogni giro crea un movimento ascendente, di maggior progresso.

Saremo saggi nel comprendere di quale fase abbia realmente bisogno il nostro cuore: cercare bellezza fuori, con generosità verso noi stessi; saper “scegliere per la bellezza”, con forte coraggio; saper ritrovare bellezza in noi, con fiducia; iniziare a lavorare seriamente per la bellezza, anche nel silenzio di essa; o infine, essere bellezza.

Anche qui, anche ora. Ed ecco che quella verità e bellezza che cercavamo… appare. A noi, diventati innanzitutto… creatori di bellezza.

 

DUE BOX:

La notte oscura

notte buiaAttraversiamo allora un lutto. Quella bellezza che avevamo imparato a sentire e a ritrovare dentro di noi con stabilità, non rimane stabile, e ci abbandona. E perdere è più doloroso che non avere mai provato! Sentiamo allora sfiducia, sgomento, come se qualcosa non funzionasse più.

E cerchiamo di riafferrare, senza successo, ciò che in passato (quelle abitudini, modi, situazioni) aveva creato in noi questa capacità di bellezza; e non accade. È la fase che in ogni tradizione (e a ben guardare, in ogni cammino di vita) viene chiamata la notte oscura: c’è buio, aridità, disperazione a volte.

Eppure, giunta ora come terza fase, contiene qualcosa di diverso: qualcosa in noi sa stare in quel buio, con una diversa luce. Ma certo, è luce fioca. Può apparirci un insuccesso, un regresso. È importante riconoscere invece che si tratta della notte oscura. È un passaggio inevitabile del nostro cammino, ed è segno di progresso.

Questa consapevolezza è fondamentale: osservare per la prima volta la notte oscura come “notte oscura”. Eccola, la riconosciamo! Questo ci consente di non cercare più fuori (nella bellezza apparente) l’agio che serve al nostro cuore.

La notte oscura ci segnala che siamo pronti a passare alla fase successiva: più profonda, più difficile, ma non per questo meno importante. Dobbiamo accettare la sfida: non “cadere” nella notte oscura, ma riceverla. Entriamo così nella 4a fase.

 La fase discendente

monac0In ogni cammino di vita e di verità esistono periodi di estroversione, e periodi di introversione. Anche Cristo, Buddha e ogni Maestro, per lunghi periodi ha rinunciato al mondo per ritirarsi nel deserto, nella foresta, tra le rocce.

È una realtà e una simbologia che indica una fase necessaria: l’eremo, la discesa dentro di sé. Non sarà la destinazione finale: i frutti saranno portati poi nella vita e nel mondo. Ma è una fase necessaria: fosse anche l’ultima, quando ci chiama non possiamo mancare all’appello!

Dopo aver a lungo assaggiato il mondo e cercato fuori (anche nelle buone strade), è necessaria una fase discente di noi verso noi stessi. Non un rimuginare, ma un essere disposti a sentire. Giunta ora, come quarta fase, saremo certi che non sarà un crogiolarci nella chiusura o depressione (e saremo attenti nel compiere questa osservazione).

La nostra ricerca di raccoglimento, ora, sarà animata da una differente luce. Anche la presenza di un Maestro o di un luogo appropriati, potranno esserci d’aiuto. Nel percorrere questa fase svilupperemo (avremo cura di sviluppare) due doti apparentemente opposte: perseveranza e gentilezza.

Perseveranza, nell’andare a fondo nell’esperienza, senza fuggire a ogni inganno o impulso della mente. E gentilezza, nell’aver cura di orientare correttamente il nostro cuore: che nel nostro intento non ci sia fuga o durezza. Posti in un “simbolico deserto”, senza fughe e senza appigli, apprendiamo anzi, realmente, cosa sia la gentilezza: la resa del cuore.

Il segno è una serenità, chiarezza, gioiosità e forza interiore che gradatamente crescono in noi, radicandosi. E diventano la stabile inclinazione del nostro cuore.

 

ElenaGreggia* Elena Greggia. Studi classici, laurea, master in economia, è esperta nello sviluppo delle capacità mentali. Ha lavorato in Italia e all’estero in diverse multinazionali, raggiungendo presto i massimi livelli della dirigenza. Non soddisfatta delle risposte che questo solo sapere offriva, ha proseguito studi in campo medico e psicologico, alla ricerca di nuove chiavi che legano corpo, mente, benessere. Si è specializzata in Nutri-zione orto-molecolare e in Medicina dello stress; in psicologia; fisica quantistica; e ha appreso metodi di salute naturali affiancando per anni un esperto igienista. Infine ha incontrato il sapere orientale: da oltre 15 anni studia e pratica meditazione sotto la guida di Maestri Theravada e di Monaci della foresta thailandese. Svolge regolarmente lunghi ritiri.

Questo insieme di conoscenze scientifiche e antiche, le ha permesso di percorrere metodi capaci di trasformare la nostra visione, la nostra mente, la nostra vita. Dal 2009 è membro del Consiglio Direttivo di AISM (Associazione Scientifica di Metapsichica) e docente all’Università della terza età. Tiene corsi e conferenze. Ha partecipato a trasmissioni radiofoniche e televisive. è autrice di pubblicazioni e del libro Tutto a posto (Sperling & Kupfer 2008). Il suo approccio è caratterizzato dal rigore di una preparazione scientifica, dalla praticità di una manager occidentale e dalla passione di una ricercatrice che sa trasmettere l’antica arte della “conoscenza di sé”.

E-mail: elena.greggia@contextoitalia.it

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- Dal 1971 Il Giornale dei Misteri si occupa di parapsicologia: dalle prime sperimentazioni all'attualità, nei vari aspetti della sua vasta fenomenologia. Nomi noti della Scienza se ne occuparono fin dalla fine dell’Ottocento, applicando tutte le conoscenze acquisite nel loro percorso di ricerca: medici, fisici, psicoanalisti, psicologi, psichiatri, filosofi, docenti universitari ed anche Premi Nobel si interessarono a questo particolare settore, tra difficoltà e pregiudizi che ancora oggi persistono. Fenomeni di pre-morte, telepatia, chiaroveggenza, bilocazione, psicobolia, telecinesi, pirobazia, psicofonia, xenoglossia, esperienze fuori dal corpo, poltergeist, ipnosi, sincronicità, alchimia, esoterismo. Messaggi delle Guide, ricerca spirituale, karma e reincarnazione, la scuola ermetica, scoperte della Fisica, misteri dell’universo, enigmi della storia, science-fiction, presenze aliene, guaritori, simbolismo, curiosità della Natura ed altro ancora. Gli autori del GdM sono professionisti e ricercatori specializzati in varie discipline: psicologia, fisica, geologia, filosofia, teologia, antropologia, molti dei quali membri di prestigiose Istituzioni nazionali ed internazionali e autori di numerose pubblicazioni. L’approccio alla delicata e affascinante materia è cauto e rigoroso: spesso i fenomeni descritti suscitano, però, grandi emozioni. Molti degli scritti pubblicati sul GdM traggono spunto sia da fatti registrati nella ricchissima casistica del secolo appena trascorso, sia dagli innumerevoli fenomeni contemporanei anche vissuti e raccontati dai nostri lettori. Ne risulta, quindi, un panorama ampio e realistico di tutti quegli “eventi”, spesso inspiegabili, ma realmente verificatisi.

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