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Published On: Ven, Apr 26th, 2013

L’Ecologia Profonda

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Anche se le schematizzazioni sono sempre riduttive, adottiamo la distinzione del filosofo norvegese Arne Naess, dividendo il pensiero ecologista in due categorie:
– l’ecologia di superficie, quella più diffusa, che ha per scopo la diminuzione degli inquinamenti e la salvezza di alcuni ambienti naturali, senza intaccare la visione del mondo della cultura occidentale;
– l’ecologia profonda, in cui vengono modificate radicalmente le concezioni filosofiche dominanti: in questa forma di pensiero si dà un’importanza metafisica alla Natura, superando il concetto restrittivo e fuorviante di “ambiente dell’uomo”. Il fondatore di questa linea di pensiero in Occidente è considerato il filosofo norvegese Arne Naess, tornato alla Terra nel gennaio 2009 all’età di 97 anni.
Non è possibile pensare di salvare il mondo dalla catastrofe ecologica senza modificare le idee di fondo e senza rendersi conto che lo sviluppo economico è un fenomeno impossibile ed è il prodotto di una sola cultura umana in un determinato momento della sua storia.
Ma ricordiamo che l’ecologia profonda – come filosofia di vita – non è nata negli anni Settanta del ventesimo secolo dalle idee di Arne Naess o da qualche movimento di minoranza di oggi: da tremila anni in India, e da tempi ancora più lunghi in tante culture animiste, idee ben diverse da quelle che hanno poi foggiato la civiltà occidentale avevano avuto modo di diffondersi nella mente collettiva, come dimostrano questi pensieri, tratti da antichi testi indiani: “Ogni anima va rispettata e per anima si intende ogni ordine, ogni vitalità che la sostanza possa assumere: il vento è un’anima che si imprime nell’aria, il fiume un’anima che prende l’acqua, la fiaccola un’anima nel fuoco, tutto questo non si deve turbare”.
Innanzitutto occorre chiedersi cosa è la mente, o – se volete – l’anima. Da un libro di Fritjof Capra:
Secondo Bateson la mente è una conseguenza necessaria e inevitabile di una certa complessità, la quale ha inizio molto tempo prima che degli organismi viventi sviluppino un cervello e un sistema nervoso superiore. Egli sottolineò anche che caratteristiche mentali sono manifeste non solo in singoli organismi, ma anche in sistemi sociali e in ecosistemi, che la mente è immanente non solo nel corpo ma anche nelle vie e nei messaggi fuori dal corpo. Una mente senza un sistema nervoso? La mente si manifesterebbe in tutti i sistemi che soddisfano certi criteri? La mente sarebbe immanente in vie e messaggi fuori dal corpo? Queste idee erano così nuove per me che, a tutta prima, non riuscii a dar loro un senso. La nozione di mente di Bateson non sembrava aver nulla a che fare con le cose da me associate alla parola “mente”. (Verso una nuova saggezza, Feltrinelli, 1988).
Gli altri viventi, una foresta, una palude, un termitaio, una specie sono entità dotate di mente: partendo da un altro approccio, già lo psichiatra junghiano James Hillmann (Autore, fra molti altri libri, di Politica della bellezza e Il piacere di pensare) parlava della nostra immersione nell’Anima del mondo.
E’ evidente che si può parlare di mente associata al sistema totale, ovvero a tutta l’Ecosfera: abbiamo così ritrovato l’idea di Gaia già teorizzata da altri scienziati (Lovelock, Margulis, Sheldrake). Qui siamo sempre più lontani dall’idea che la mente sia soltanto “il prodotto” di un sistema nervoso centrale.
Il filone di pensiero cui abbiamo accennato ci dà la speranza di ritrovarci in un mondo che riscopre lo spirito dell’albero, della palude, del torrente.
Ma la mentalità corrente e il mondo ufficiale restano su una posizione “ottocentesca”, quella di un universo meccanico in cui solo l’essere umano è dotato di mente-anima e quindi ha diritto a considerazione morale!
In sintesi, ecco i fondamenti dell’Ecologia Profonda:
– La posizione dell’uomo in Natura come specie animale, parte di un Tutto, che è più della somma delle parti;
– Il diritto ad una vita degna e all’autorealizzazione di tutti gli esseri senzienti (animali – piante – esseri collettivi – ecosistemi – Gaia);
– Una visione sistemica-olistica della Terra e di tutti i suoi sottosistemi;
– La spiritualità e sacralità della Natura.
Invece del Dio-Persona distinto dal mondo e giudice delle azioni umane, troviamo il Dio-Natura immanente in tutte le cose, e quindi anche in noi stessi, che ne siamo partecipi. La Divinità osserva sé stessa anche attraverso gli occhi di una marmotta, o di una formica, o l’affascinante e misteriosa sensibilità di un albero.

© 2013, Guido Dalla Casa. All rights reserved.

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About the Author

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- Guido Dalla Casa è nato nel 1936 a Bologna, dove ha frequentato il Liceo Scientifico e si è laureato in Ingegneria Elettrotecnica. Dal 1959 al 1997 ha svolto l’attività di dirigente dell’ENEL nelle aree tecnica e commerciale della distribuzione, nelle sedi di Torino, Vercelli, Milano e Brescia. Ora vive a Milano, dove fa parte del Gruppo Ecologia ed Energia dell’ALDAI. Dal 1970 circa si interessa di filosofia dell’ecologia e di filosofie orientali e native. E’ docente di Ecologia Interculturale presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa di Rimini (Università di Urbino). Tiene corsi di Scienze Naturali ed Ecologia Profonda come docente volontario alla UNITRE di Saronno e in altre UNITRE dell’area milanese. Ha pubblicato alcuni libri: L’ultima scimmia (1975) per la Casa Editrice MEB, Ecologia Profonda (1996) per l’Editrice Pangea, Inversione di rotta (2008) per Il Segnalibro, L’ecologia profonda. Lineamenti per una nuova visione del mondo (2008) e Guida alla sopravvivenza (2010) per Arianna, Ambiente: Codice Rosso (2011) per l’Editrice Jouvence, oltre a numerosi articoli su varie Riviste, quasi tutti su argomenti di ecologia profonda.

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