Il percorso spirituale non è una gara
Capita di sovente, nel perseguire un percorso spirituale, di paragonarsi ad altri, sentendosi più o meno capaci, più o meno inadeguati.
Come va il lavoro? I guadagni? Le relazioni?
Spesso ci si scopre a sentirsi dei falliti se nonostante tutti gli sforzi, le tecniche, i corsi, i libri, non si è raggiunto ancora il benessere o la realizzazione di un obiettivo o la risoluzione di un problema.
E in quelle domande che ci vengono rivolte o che rivolgiamo agli altri, risiede tutta la nostra umanità, la nostra fragilità, i nostri blocchi più profondi che ci separano dalla vera realizzazione interiore.
I percorsi spirituali non sono una gara, non sono una competizione.
La risoluzione di problemi o la realizzazione di obiettivi non è lo scopo dell’indagare in sé stessi.
Rimanendo fermi sul fatto che la vera spiritualità è senza ombra di dubbio abbondanza di tutto e il poter godere a pieno di ogni cosa che l’esperienza nella materia possa offrire, non è il paragonarsi ad altri che ci indica il nostro valore o il successo del nostro percorso.
Al contrario, è proprio quando smettiamo di osservare il nostro operato con giudizio severo e di confrontarlo con chi ci sta intorno, che il vero percorso inizia, quello più autentico, quello ci porta a non essere con noi stessi il genitore severo, l’educatore intransigente, il religioso bloccato nella rigidità del suo pensiero.
La bellezza del vivere a contatto con lo spirito, di seguire la guida dalla nostra anima, è proprio la libertà che questo comporta.
La libertà di essere semplicemente ciò che siamo, di vivere le esperienze che troviamo nel nostro cammino come un viandante vive i tanti scenari che attraversa, di scoprire in noi stessi il diritto di sentirci degni di ogni cosa per il semplice fatto di esistere.
Fin da bambini veniamo paragonati a chi ha voti migliori, a chi è più educato, a chi è più capace, a chi trova il lavoro più prestigioso, il guadagno più elevato, il partner più affascinante. E quando finalmente, una volta adulti, potremmo smetterla di umiliare noi stessi pretendendo di essere come gli altri o migliori degli altri, continuiamo come degli automi a costringerci a vivere con le stesse catene.
Possiamo essere fieri dei passi che abbiamo fatto.
Possiamo trovare e onorare i nostri talenti che ci siamo negati.
Possiamo provare gioia e soddisfazione nel fare ciò che ci piace.
Possiamo ricordare che cosa amiamo e cosa siamo venuti a realizzare.
Se solo ce lo permettiamo.
Il successo di un percorso spirituale non è dato dal raggiungimento di obiettivi, ma dal comprendere quali siano i blocchi, gli inganni, i traumi che ci impediscono di vivere bene la nostra vita. Il conseguire il benessere economico, affettivo o una buona salute fisica sono la conseguenza di queste comprensioni.
Chiediti da dove sei partito, da quale punto di dolore, da quale mancanza, da quali ingiustizie.
E cosa ne hai fatto?
Hai continuato ad incolpare gli altri e la vita, o ti sei assunto la responsabilità di farne qualcosa per te?
Hai scelto di fare la vittima e sederti sui tuoi sospesi, o hai fatto in modo di imparare le lezioni che ti sono giunte per conoscere in profondità la tua essenza, per arrivare sempre più vicino al bagliore della tua anima?
Sei onesto con te stesso?
Fai ciò che realmente senti o continui a farti condizionare dal giudizio degli altri?
Ti concedi la possibilità di fare cose che ti danno gioia, che ti ricordano chi sei, che riportano al tuo cuore la gratitudine di esistere, oppure per i tuoi sensi di colpa ti neghi ogni possibilità di essere felice?
Queste sono le domande che dovresti farti, perché se non sei in grado di amare te stesso abbastanza da godere di quello che già hai, come credi di poter raggiungere altro? Come credi di poter realizzare grandi obiettivi se ti neghi anche le piccole gioie?
Non sentirti un fallito se non sei dove vorresti, se non hai o se non fai ancora quello che credi possa essere socialmente apprezzabile, non sei tu che decidi, sai? E’ la tua anima, è la tua anima che ti tiene imbrigliato ancora in vecchi schemi, solo in attesa che tu possa ricordarti di lei, che tu possa ascoltare la sua voce.
Ti dici che tutto ciò che fai è inutile perché ti sembra di essere sempre allo stesso punto, ti sembra di scontrarti sempre con gli stessi rintocchi dolorosi.
Ma ti sei mai chiesto come sarebbe la tua vita se tu non avessi seguito il percorso che invece hai fatto? Se non avessi letto libri, se non avessi fatto corsi, se non avessi tanto ardentemente alimentato la ricerca della verità?
Forse quel problema cronico di salute sarebbe una malattia terminale. Forse il denaro che scarseggia sarebbe la povertà assoluta, forse la relazione difficile sarebbe la più totale solitudine.
L’anima sceglie delle sfide ancora prima di incarnarsi, sfide pesanti che le consentano di apprendere importanti lezioni, sfide che non sono evitabili. E allora, tutto ciò che hai fatto non avrebbe potuto condurti altrove perché non era previsto, ma è servito per darti la forza di affrontare ciò che sarebbe inevitabilmente venuto e per alleggerirlo anziché viverlo nella sua forma più pesante.
No, il percorso spirituale non è una competizione, perché il punto di partenza così come quello di arrivo è diverso per ognuno, come si può paragonarsi ad altri dunque?
Smettila di lottare con te stesso, di mortificarti, di umiliarti come in tanti hanno fatto da quando sei nato. Libera te stesso da quelle pesanti e inutili catene che ti fanno credere di non avere valore e riconosciti la dignità di un guerriero che nonostante tutto è qui, e nonostante tutte le sfide che sembravano invincibili è ancora in piedi.
Concediti il diritto di essere unico, di esprimere ciò che sei, di non paragonarti a nessuno.
Solo quando riuscirai a perdonare te stesso per non essere ciò che credevi di dover diventare, potrai finalmente essere chi realmente sei, che è il modo in cui l’universo ti conosce e ti riconosce, ed avere di conseguenza tutto ciò che ti spetta per diritto divino.
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