Sovrappeso? Soluzione Sensata del Corpo.
(Articolo scritto da Sophie Ott)
Quello che osservo spesso nei casi di sovrappeso è un combattimento fra la mente che vuole il dimagrimento per un corpo snello e il corpo che invece resiste a questo cambiamento. A questo punto ci vuole una volontà enorme per vincere; è una via di fatica e di frustrazione spesso però con dei risultati effimeri.
Perché?
Non si può fare prova di forza di volontà e combattere sempre. Arriva il momento in cui la volontà diminuisce, arriva il momento in cui siamo stanchi di combattere contro noi stessi ed è il momento in cui il corpo prende il sopravvento e recupera rapidamente e senza nessuno sforzo tutti i chili persi con tanta fatica. Il mio approccio è sempre basato su un fondamento: la competenza del corpo.
E anche sul tema del sovrappeso, propongo di avvicinare e risolvere la situazione in un altro modo. La via è quella della riconciliazione con noi stessi a tutti i livelli (corporeo, emozionale, mentale…) e della collaborazione tra mente e corpo. Se partiamo dal principio che il corpo è competente e che se sono in sovrappeso è perché il corpo lo vuole perché è utile per me, dobbiamo allora prenderci il tempo di capire perché ciò è utile per il corpo e fare in modo che non lo sia più, lavorando sulle radici del problema. Non servono diete massacranti: il nostro corpo ha la capacità naturale di regolare il proprio metabolismo e il proprio peso. Ci sono dei programmi mentali, emozionali e biologici che impediscono all’organismo di esprimere questo potenziale di salute e di snellezza. Prima di diventare snelli esteriormente e quindi fisicamente, dobbiamo diventare “snelli dentro”. Dobbiamo arrivare a un cambiamento interiore e solo questo cambiamento è la garanzia di un successo totale e soprattutto definitivo.
Come favorire questo cambiamento interiore? La comprensione aiuta. Un primo suggerimento è di ricostruire la storia del nostro peso. Quanto pesavo alla nascità? Per esempio: Se sono nato sottopeso, debole ed è stato necessario un ricovero prolungato con a volte addirittura la separazione dalla mamma, capite che la soluzione per placare l’ansia dei miei genitori e dei medici ed evitare tutto il dolore della separazione è di prendere peso o di essere “cicciotto”. In quale momento sono ingrassato o dimagrito? Osservare gli alti e bassi del mio peso e poterli rapportare agli eventi della mia vita. Il confronto permette spesso di scoprire un vissuto positivo all’essere sovrappeso, o un vissuto negativo all’essere snelli o magri, che creano convinzioni che possono bloccare nel futuro un essere al peso forma in modo spontaneo e naturale. Per esempio, il dimagrire associato al ricordo di mio padre quando si è ammalato. Allora dimagrire diventa un segnale d’allarme di cattiva salute. O quando ero snello/a ero cosi seducente che era difficilissimo essere fedele al mio partner; allora,seguendo il desiderio di avere una vita di coppia stabile e salda, prendo i chili necessari (secondo me) per uscire dal gioco della seduzione: in questa casistica possono ricadere le persone che ingrassano dopo il matrimonio.
Un altro suggerimento è di scoprire quali sono le mie convinzioni sulle persone magre e sulle persone sovrappeso. Queste convinzioni sono delle generalizzazioni che si sono ancorate dentro di me e che oggi condizionano la mia esperienza. Per esempio la mia nonna, fonte di sicurezza, amore e dolcezza era sovrappeso. La mia zia rabbiosa, tesa, stressante era magra. Come faccio ad essere una persona snella, fonte di sicurezza, amore e dolcezza? Se nel mio inconscio ho la convinzione che tutte le persone magre sono stressate e invece le persone in sovrappeso sono dolci, se non mi sbarazzo di questa convinzione, sono “condannato/a” al sovrappeso se voglio essere una persona dolce.
Un altro suggerimento ancora è di osservare nella giornata quante volte mangio perché ho realmente appetito, cioè quando il mio stomaco me lo chiede; e al contrario quante volte mangio per altre ragioni. Questa consapevolezza permette d’imparare a rispondere meglio ai nostri bisogni e passare dalla risposta unica “mangiare” a una risposta adeguata ed efficace. La situazione “Sono arrabbiato mangio, sono stanco mangio, mi annoio mangio, sono gioioso mangio, sono in ansia mangio”… si trasforma in: “sono arrabbiato, libero la mia rabbia; sono stanco: mi riposo; mi annoio: faccio una delle mille piccole cose che mi divertono, ecc.” Un altro passo da fare è riconoscere e liberare la ferita di abbandono che si nasconde dietro al sovrappeso.
Nel mondo animale se un cucciolo è abbandonato è in pericolo. Può essere aggredito e ucciso in un attimo da un predatore. Allora si sviluppa un programma biologico sensato per salvargli la vita. Se l’animale funziona sul suo emisfero femminile, il suo istinto è scappare, allora il corpo dimagrisce per scappare più velocemente e nascondersi. Se invece l’animale funziona sul suo emisfero maschile, il suo istinto è affrontare, ma sa benissimo che se c’è combattimento, vista la sua debolezza, non ha nessuna chance di farcela. Allora il corpo gli fa prendere volume per far credere al predatore che è potente, così che questo non osa aggredirlo. Evitando il combattimento, l’animale è salvo. Questi programmi biologici valgono anche per l’essere umano: in caso di ferita di abbandono, l’essere umano mette in moto un programma di magrezza o di sovrappeso.
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