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Published On: Ven, Feb 1st, 2019

Investire su di sé con le Costellazioni Familiari: una risorsa anche per il gruppo

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Siamo abituati a considerare le Costellazioni Familiari in ambito personale, ma possono invece essere utili a risolvere e allentare tensioni anche in ambito lavorativo.

Ecco una breve storiella che evidenzia come la “rete” sia un sistema organizzativo alla base di tutti i sistemi viventi, come già aveva evidenziato G. Bateson (“Verso un’ecologia della mente”, 1972):

 Lo stagno

Il piccolo stagno sonnecchiava perfettamente immobile nella calura estiva. Pigramente seduto su una foglia di ninfea, un ranocchio teneva d’occhio un insetto dalle lunghe zampe che stava spensieratamente pattinando sull’acqua. Presto sarebbe stato a tiro e il ranocchio ne avrebbe fatto un solo boccone, senza tanta fatica. Poco più in là, un altro minuscolo insetto acquatico, un ditisco, guardava in modo struggente una graziosa ditisca. Non aveva il coraggio di dichiararle il suo amore e si accontentava di ammirarla da lontano. Sulla riva a pochi millimetri dall’acqua un fiore piccolissimo, quasi invisibile, stava morendo di sete. Proprio non riusciva a raggiungere l’acqua che pure era così vicina. Le sue radici si erano esaurite nello sforzo. Un moscerino invece stava annegando. Era finito in acqua per distrazione. Ora le sue piccole ali erano appesantite e non riusciva a risollevarsi. E l’acqua lo stava inghiottendo. Un pruno selvatico allungava i suoi rami sullo stagno. Sull’estremità del ramo più lungo che si spingeva quasi al centro dello stagno, una bacca scura e grinzosa, giunta a piena maturazione, sentì che era il momento giusto per compiere la consueta mossa che madre natura impone: si staccò e cadde nello stagno. Si udì un “pluf!” sordo, quasi indistinto, nel gran ronzio degli insetti. Ma dal punto in cui la bacca era caduta in acqua, solenne e imperioso come un fiore che sboccia, si allargò il primo cerchio nell’acqua. Lo seguì il secondo, il terzo, il quarto … 

L’insetto dalle lunghe zampe fu carpito dalla piccola onda e messo fuori portata dalla lingua del ranocchio. Il ditisco fu spinto verso la ditisca e la urtò: si chiesero scusa e si innamorarono. Il primo cerchio sciabordò sulla riva un fiotto d’acqua scura raggiunse il piccolo fiore che riprese a vivere. Il secondo cerchio sollevò il moscerino e lo depositò su un filo d’erba della riva, dove le sue ali poterono asciugare.

È una storia facilmente contestualizzabile a qualsiasi ambito aziendale ed organizzativo perché evidenzia la complessità delle relazioni, riscontrabile in modo meno evidente anche in natura, ad esempio nei giardini ( anche i più semplici) ove piante e specie diverse convivono nel medesimo spazio in un’interazione continua, dal cui equilibrio scaturiscono armonia e collaborazione.

In ogni giardino sono presenti ecosistemi diversi che includono, crescono, proliferano e si trasformano in continuazione anche a seguito delle modifiche climatiche e, proprio come in un’azienda, ciascuna azione porta con sé emozioni che influenzano positivamente o negativamente il clima aziendale e i suoi equilibri.

Ogni “giardino-azienda” ha il proprio clima che è dato dall’insieme delle emozioni di tutti coloro che vi lavorano ed è innegabile che l’essere il più possibile consapevoli di questa inter-dipendenza costituisca un fattore chiave soprattutto nei momenti di cambiamento. Sia che si tratti di azienda che di famiglia, ogni nostra azione non è mai a se stante.

Come da sempre sostiene Bert Hellinger, padre delle Costellazioni Familiari e Organizzative: “Ciò che di irrisolto c’è in famiglia e lì non viene visto né risolto, trova il suo spazio di manifestazione in ambito lavorativo”.

Ecco perché, come spesso accade nei momenti di crisi e transizione, la necessità di certezze e il bisogno di chiarezza e sicurezza diventano una richiesta quotidiana cui le aziende faticano a dare risposte e, parallelamente a queste necessità, si moltiplicano i corsi di gestione dello stress, autostima, tecniche di valorizzazione e promozione di se stessi nel mondo professionale, richieste di percorsi di life e business coaching. Ciò dimostra concretamente che investire su se stessi in momenti di crisi, è una strategia largamente diffusa e condivisa, oltre che premiante.

Ri-centrarsi su se stessi aiuta a recuperare energie, mettere meglio a fuoco bisogni e risorse, smuovere la creatività e riscoprire talenti sopiti o mai coltivati e influenza notevolmente il clima aziendale complessivo.

Anche le Costellazioni Aziendali, sulla scia di queste esigenze, continuano ad avere un notevole incremento: ad oggi infatti, “l’arte” delle Costellazioni Aziendali si è inserita negli atenei universitari, nei centri di terapia, negli Istituti Scientifici, viene utilizzata nel coaching, nella formazione esperienziale, nel problem solving e in tutte le situazioni in cui ci sia la necessità di fare chiarezza in modo semplice, immediato e fortemente esperienziale.

Qual è dunque una delle ragioni per cui continuano a diffondersi per lo più attraverso il passaparola di consulenti, HR Manager, professionisti di vari settori?

Ritengo che anche in problematiche complesse, le Costellazioni portino alla luce ciò che è essenziale, riuniscano ciò che prima era separato e diviso, evidenzino le dinamiche sottese alle relazioni, accrescano il livello di consapevolezza ed empatia sia individuale che di gruppo e, allo stesso tempo, attivino le risorse interiori adeguate affinché si giunga a una soluzione ottimale. Per quanti non hanno mai fatto esperienza delle Costellazioni sembrano affermazioni piuttosto “miracolistiche”, ma accade proprio tutto questo, ed è una delle ragioni per cui sono inarrestabili nel loro sviluppo e diffusione. Quando in una Costellazione mi calo nei panni di qualcun altro (#empatizzando) , ho la preziosa opportunità di interpretare un ruolo lontano dal mio personale modo di essere, ed è un’esperienza di profonda trasformazione che può prolungarsi oltre la durata della Costellazione e porta a un ampliamento dei propri confini individuali.

Nell’essere rappresentanti di qualcuno, abbiamo la preziosa opportunità di “entrare nei suoi panni”, possiamo percepirne le emozioni, le paure, le contraddizioni, i pensieri; ci caliamo nelle sue strutture relazionali ed emotive e vediamo la vita attraverso i suoi occhi.

Da questa nuova prospettiva, arrivano comprensioni molto profonde e quasi automaticamente, cade ogni pretesa di giudizio …

L’HR Manager (Responsabile del personale) di un’azienda, diventa meno “arcigno e spietato” dopo che lo abbiamo rappresentato in una situazione di conflitto sindacale, ne abbiamo provato in prima persona tutte le sfumature emotive, dalle ansie al senso di oppressione e confusione fino alla paura e alla tristezza. Allo stesso modo, il Direttore Acquisti è “meno esoso” una volta che abbiamo percepito le fortissime pressioni che riceve dai Titolari dell’azienda… E ancora, l’Addetto alla Manutenzione è “meno attaccabrighe e piantagrane” quando ne abbiamo vissuto le paure e i conflitti con i colleghi.

Ciò non significa assumere un atteggiamento buonistico verso tutti, ignorando le responsabilità e le conseguenze delle azioni altrui, ma è un “sospendere il giudizio”.

La sfumatura è abbastanza sottile ma fondamentale: giudicare separa e divide, pone i giudicanti “al di sopra” dei giudicati, crea la divisione tra vittime e carnefici, accresce il conflitto. Sospendere il giudizio e lasciare a ciascuno le proprie responsabilità è invece un atteggiamento che accresce l’unione, aumenta l’empowerment e pone ciascuno di fronte ai propri limiti e potenzialità.

La mente razionale sa bene ciò che ci ha creato dolore, identifica chiaramente i gesti e le azioni che il collega ha agito nei nostri confronti ferendoci, ma il sentimento che proviamo nella parte più profonda di noi stessi può essere collocato in uno spazio che è oltre questa divisione.

Rappresentare qualcuno permette di scoprire dentro di sé lati e vissuti emotivi di cui forse non abbiamo ancora fatto esperienza, ma che ci appartengono inconsapevolmente e vivendoli, possiamo forse diventare più saggi, il che in ambito professionale e lavorativo è un traguardo più che auspicabile.

Qua di seguito il parere di Bert Hellinger:

Nelle relazioni riuscite, si tratta di dividere il posto con un’altra persona che farà altrettanto con noi. Noi dividiamo il nostro posto con gli altri e gli altri dividono il loro posto con noi. Pur cedendo un po’ del proprio posto, ciascuno acquisisce in compenso un po’ del posto dell’altro. Insieme occupano quindi un posto più grande. Nello spazio comune, il posto del singolo si espande.

Nelle nostre relazioni, perciò, è importante sia conquistare un posto, sia difenderlo, e al tempo stesso occupare insieme agli altri un posto più grande, difendere anche quello, per esempio i suoi confini che, trattandosi di uno spazio comune, si sono allargati, e una volta superati quei confini, entrare in relazione con gli altri, con loro e con il loro spazio comune. Tutto ciò che vive, tutto ciò che alla fine condurrà al grande successo, tenta di espandere i propri confini.

Sul piano delle relazioni umane, successo significa espandere i propri confini insieme agli altri.

 Condividendo uno spazio con molti, gli assicuriamo la massima protezione. In questo caso, infatti, non ne va solo della sopravvivenza del singolo, ma della vita e della sopravvivenza di molti; della vita piena e ricca del successo di molti.

Spero che la lettura di questo articolo abbia suscitato il vostro interesse: se volete continuare a seguirmi o scambiare opinioni costruttive, vi aspetto nel gruppo Facebook Focus Costellazioni Hellinger®e vi invito a scoprire il nostro Blog dedicato alle Costellazioni Hellinger®

© 2019, Giovanna Bonalume. All rights reserved.

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About the Author

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- ha una consolidata esperienza aziendale. È selezionatrice esperta, Formatrice, Coach e Life/Business Coach nell’ambito delle Costellazioni Familiari e Aziendali che applica da circa un ventennio. Ricercatrice appassionata per l’area delle Risorse Umane e delle neuroscienze, da sempre si pone l’obiettivo di mantenere viva l’umanità che contraddistingue ciascuno all’interno delle organizzazioni aziendali, ambiti in cui talvolta il focus al business tende ad avere il predominio. Innamorata delle Costellazioni Familiari e Aziendali, ha conseguito doppia certificazione per attività di Costellatrice presso Abhi-Alci ed Hellingerschule, formandosi direttamente alla scuola di Bert Hellinger. Ad oggi ne mantiene costante aggiornamento partecipando a vari corsi di supervisione e formazione sia in Italia che all’estero.

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