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Published On: Mar, Feb 5th, 2013

Dieci Principi Utili per Migliorare le Proprie Relazioni

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(Articolo scritto da Stefania Somarè)

Ho incontrato ReiKi qualche anno fa, in una piovosa giornata di marzo… da allora è diventato parte della mia vita, al punto che ho deciso di prendere l’iniziazione di terzo livello, anche detta Master, quando ero incinta della mia piccola di cinque mesi. Da allora, mi sono anche interessata di coaching e ho preso un diploma in coaching umanistico, con l’idea di farne, pian piano, la mia professione… Un percorso lungo, che parte dal prendersi cura di sè e accettare in primis i propri aspetti, che siano in luce o in ombra. Da subito mi è parso chiaro come il ruolo di coach e master ReiKi abbiano molti aspetti in comune, in primis la capacità di prendersi cura di sè, appunto. Un Master non può essere davvero tale se prima non ha imparato a prendersi cura di sé e lo stesso vale per un Coach: come si può infatti pensare di stimolare gli altri a mettersi al centro della propria vita, se prima non lo si fa costantemente con se stessi? Qualsiasi processo di consapevolezza, infatti, viene stimolato in primis dall’esempio… molto più che dalle parole. Ma le somiglianze sono molte di più e possono essere riassunte e osservate partendo dai 10 principi del ReiKi. La ragione che mi porta a parlarvi di queste somiglianze è semplice: questi stessi principi sono quelli che ci permettono di essere dei buoni compagni, degli ottimi amici, dei genitori speciali… insomma, di vivere delle relazioni sane. Prima di tutto con se stessi. Eccovi i principi e le somiglianze con il coaching.

1. Compassione

Nel ReiKi la compassione si esprime nella capacità di percepire le emozioni dell’altro, senza però farsene carico. In questo modo è possibile accogliere l’altro e il suo sentire, rimanendo però ben centrati nel proprio essere… Il distacco è la condizione “sine qua non” per eseguire un buon trattamento e ottenere dei risultati tangibili, perché ci permette di vedere chiaramente la situazione ed essere sinceramente incuriositi da chi abbiamo davanti. In quest’accezione, la compassione del ReiKi assomiglia moltissimo alla simpatia che sta alla base della relazione di alleanza Coach-Coachee. Compassione significa quindi saper ben distinguere ciò che è nostro da ciò che è della persona trattata o del Coachee: così le emozioni che percepiamo diventano indizi che ci guidano nella conoscenza dell’altro e in particolare delle sue potenzialità.

2. Chiarezza

La chiarezza nel ReiKi è fondamentale per poter vedere chi abbiamo effettivamente dall’altra parte, senza pregiudizi e interpretazioni. Fattore di fondamentale importanza anche nel Coaching.

3. Umiltà

L’umile è colui sa di essere. È colui che conosce i propri punti di forza e di debolezza. È colui che è sempre aderente a terra che, proprio perché sa di essere, non ha alcun bisogno di mettersi al centro dell’attenzione o di dimostrare qualcosa a qualcuno. Semplicemente ha coscienza di sé. Questa è una caratteristica di fondamentale importanza anche nel Coaching, dove in un certo senso si “trasforma” nel concetto di “Egoless”. Un Coach lavora sempre dietro le quinte. È un affidabile compagno di viaggio, ma non interviene nel viaggio stesso. Protagonista indiscusso di un percorso di Coaching è il Coachee. E così deve essere anche nel caso del ReiKi. L’umiltà è, inoltre, ciò che consente al Coach e al Master di imparare dalle persone che l’Universo ha mandato loro per condividere un percorso.

4. Tolleranza

Nel ReiKi per tolleranza s’intende la capacità di prendere le persone per quelle che sono, accettarle nella loro unicità, dare loro la possibilità di agire secondo le proprie potenzialità e caratteristiche individuali. Questo concetto si traduce nel “Tu cosa faresti?”, domanda tipica di un Coach. “Tu, cosa faresti”. Non “Io farei così”… Accettare che ciò che è giusto e buono per me potrebbe non esserlo per un altro individuo è fondamentale non solo per mettersi nella giusta predisposizione di accoglienza e ascolto, ma anche per essere un reale strumento dell’ermeneutica socratica che così profondamente impregna il metodo del Coaching.

5. Onestà e Integrità

Nel ReiKi, così come nel Coaching, è essenziale essere integri e onesti, tanto verso se stessi, quanto verso la persona da trattare o il Coachee. Integrità verso se stessi significa prima di tutto essere sempre se stessi, utilizzare le proprie risorse e potenzialità per stare accanto all’altro, senza cercare di essere qualcun altro, magari per essere più apprezzato. Integrità verso se stessi significa però anche sincerità assoluta, ovvero dirsi le cose come sono, senza ricorrere a falsi alibi, anche quando non ci si sente pronti o abbastanza in forza per affrontare una situazione che richiederebbe di essere modificata. Verso l’altro, integrità e onestà si traducono in una presenza attiva atta al sostegno e all’aiuto dell’altro e, in ultima analisi, nella totale assenza di manipolazione.

 6. Calma

Aver calma significa semplicemente saper aspettare che sia il momento giusto per agire, oppure darsi il tempo di leggere alcune emozioni e così via. Anche nel Coaching la calma è molto importante: è ciò che ci consente, per esempio, di non reagire alle emozioni provate ma di farle arrivare al pensiero per rielaborarle e ottenerne informazioni su noi stessi e sul Coachee… è quindi una grande alleata.

7. Fede

Fede per il ReiKi significa affidamento all’Energia Universale di cui tutto è fatto, noi compresi. Si tratta però sempre di un affidamento attivo: alla base del ReiKi c’è il concetto di essere “fautori di se stessi”, tanto attraverso l’azione, quanto attraverso il pensiero che è creatore di nuovi mondi. Ciò si rispecchia anche nel coaching, dove il Coach deve credere nelle possibilità del coachee di cambiare e di poter modificare la propria esistenza. E, in entrambi i casi, il motore del cambiamento sono le emozioni.

8 . Spirito di Servizio

Per “spirito di servizio” si intende semplicemente “mettersi a disposizione dell’altro”, atteggiamento che è fondamentale tanto nel Reiki, quanto nel Coaching.

9. Non Interferenza

Nel Reiki, non interferenza significa accettare il volere dell’altro, anche quando questo ci sembra “stupido” perché lontano da noi. Per fare un esempio, può capitare che a seguito di un trattamento si abbia la netta percezione che chi ci sta davanti stia soffrendo per amore, oppure stia dimenticando di esprimere appieno il proprio sé: in fase di condivisione, “non interferenza” significa che se la persona non riconosce quello che le si sta dicendo, si evita di insistere, in primis perché potrebbe essere ancora presto perché lei possa o voglia vedere quel determinato aspetto. Nel Coaching le cose vanno allo stesso modo: se nell’analisi del focus emergono aspetti che il Coachee ancora non è in grado di accettare, si aspetta a dichiararglieli, lasciando che sia il lavoro svolto a metterli in luce. Ciò soprattutto se, davanti a domande volte a sollevare alcuni tipi di riflessioni, si ergono dei muri. Nel caso che sto attualmente seguendo, per esempio, la mia Coachee sa di dover affrontare e rifondare il rapporto con il padre per poter raggiungere la propria funzione Ω, ma sa anche di non essere ancora pronta: stiamo quindi lavorando dai lati, affrontando prima il rapporto con altri dei suoi famigliari. Ciò non significa fare gli amiconi, né tanto meno mancare d’integrità: significa semplicemente rispettare i tempi e i desideri dell’altro.

 10. Amore

Per il Reiki, Amore significa Libertà: amare qualcuno significa quindi accettarlo e rispettarlo per quello che è, lasciandolo libero di essere ed esprimersi… e ciò vale in primis per se stessi. In un certo senso, l’Amore è il principio sommo, quello che racchiude tutti gli altri appena descritti. E così è anche per il Coaching: amare il proprio Coachee significa infatti volere il suo bene, ascoltarlo, accoglierlo, diventargli alleato… tutti aspetti fondamentali per instaurare una buona relazione di Coaching.

Come vedete, si tratta di principi semplici e anche “intuitivi” che, però, vengono spesso a mancare in una relazione. Il mio consiglio, se vogliamo chiamarlo, è che, almeno nelle relazioni importanti, si provi a mettere in atto questi principi, passo passo. Iniziate scegliendone uno, esercitandolo e facendolo vostro. In primis, con voi stessi. Poi passate al secondo, e così via. Che voi siate operatori o meno, questo migliorerà la vostra relazione con voi stessi e chi vi circonda.

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