Medici, Medicina Naturale e Omeopatia: come orientarsi ?| Risponde la Prof.ssa Claudia De Rosa
Incontro la Prof.ssa Claudia De Rosa durante un’interessante conferenza a ZEN-A | Fiera Benessere Genova e decido di fare una chiacchierata con lei perché dalle sue parole emerge subito chiaro di come in Italia la normativa non sia chiara in merito alla Medicina Naturale e all’Omeopatia. Come funziona? Esiste una normativa specifica? Il personale medico è adeguatamente preparato e formato? Come può orientarsi l’utente? La Prof. De Rosa ha dedicato una vita intera allo studio, alla formazione e alla pratica. Dopo una laurea in farmacia all’università di Genova si trasferisce in Irlanda dove “per caso” frequenta un seminario di Omeopatia. Da li approfondisce gli studi, si qualifica Omeopata dopo una formazione teorica e pratica di 5 anni (come da Regolamento Europeo) e esercita la professione in un suo ambulatorio per ben 12 anni in Irlanda. Nel frattempo diventa madre e per motivi famigliari rientra in Italia dove trova un amara sorpresa: nel suo paese nativo non può esercitare la professione di Omeopata! Infatti la Legge italiana prevede che solo i medici possano esercitare la professione di Omeopata. Così comincia a tenere dei corsi gratuiti di approfondimento a farmacisti e ben presto anche medici e professionisti a la contattano per ricevere la sua formazione. Da li l’idea di creare un vero e proprio Istituto di formazione per in medici, anche perché, come lei stessa conferma “oggi le cose stanno cambiando, ma 6/7 anni fa il livello di formazione in medicina naturale era piuttosto scarso”.
Oggi Claudia De Rosa è la Fondatrice, Dirigente e Responsabile Didattica e Scientifica dell’Istituto VIS VITALIS (http://www.visvitaliseducation.com/), una scuola internazionale per la formazione e l’aggiornamento in medicine integrate e discipline bionaturali.
D: Claudia, quindi per la Legge Italiana tu ancora oggi non puoi esercitare? Qual è la situazione legislativa in Italia?
R: Si. Per la legge italiana io non posso esercitare la professione di Omeopata ma posso formare il personale medico. Questo è proprio un paradosso…molto interessante! Che va benissimo lo stesso in quanto a me piace molto interagire con farmacisti, medici, psicologi, etc. In Italia, purtroppo o per fortuna, il medico è l’unica figura abilitata a svolgere completamente la professione Medica Omeopatica. Grazie al Decreto Legge dell’Aprile 2013, che ha definito meglio la figura dell’Operatore Olistico, ed ha aperto anche la possibilità anche alle figure dello psicologo, del farmacista, dell’ostetrica di esercitare “fra virgolette”, magari sottoforma di consulenza/suggerimento del proprio paziente – cliente del rimedio omeopatico se in stretto ambito professionale. Per esempio: l’ostetrica, potrebbe suggerire alla futura mamma il rimedio omeopatico per alleviare alcuni disturbi dovuti alla gravidanza oppure lo psicologo può suggerire il rimedio omeopatico al suo paziente che ha dei problemi “emotivi” (es. il lutto, una separazione, etc). Un’apertura in questo senso c’è stata. Quella che rimane un po’ un tabù è la figura del Naturopata che non si può avvicinare nemmeno lontanamente a suggerire il rimedio omeopatico se non in supervisione con un medico. Credo che però in futuro dovremmo adeguarci alle normative Europee: fra i paesi membri, solo l’Italia, la Spagna, la Francia e la Grecia non “concordano” sull’aprire una Professione di Omeopata senza essere necessariamente medici.
D: Secondo te come mai in Italia c’è questa diffidenza? Perché si è così chiusi verso tutto quello che è la cura alternativa?
R: E’ un discorso molto vasto…e mi assumo tutte le responsabilità di quello che sto per dire: c’è un forte potere politico – economico legato a questo discorso. Ti faccio un esempio: la mia scuola offre da qualche anno la formazione in Omeopatia e Naturopatia ai medici perché ho avuto richiesta dai medici stessi. I medici che si avvicinano alla Medicina Naturale sono in genere molto scettici e si avvicinano per necessità (se almeno dovrò prescrivere saprò cosa sto prescrivendo) ed essenzialmente per due ragioni: o ne hanno avuto beneficio in prima persona o sui loro famigliari oppure perché sono i loro pazienti chiedono il rimedio omeopatico. E’ quindi per “dovere” si adeguano alle esigenze del paziente e cominciano ad incuriosirsi verso l’Omeopatia e la Medicina Naturale.
D: Questo secondo te è un indice di cambiamento nella cultura della “cura medica”?
R: Si. Sono le persone che stanno facendo avvenire questo cambiamento nei loro medici di fiducia.
D: Perché secondo te un utente si dovrebbe rivolgere all’omeopata per curare una patologia anziché alla medicina tradizionale?
R: Ancora oggi, quando ho a che fare con approcci troppo energetici, il mio backround di formazione in farmacia viene fuori, perché secondo me qualsiasi cura deve avere sempre un riscontro scientifico: io devo capire che di fondo c’è una logica di azione dal punto di vista fisiologico sull’organismo, lo devo proprio vedere, altrimenti è troppo, troppo energetico, non riesco a darmene una spiegazione. Io ci sono arrivata un po’ per gradi perché ho avuto la fortuna che da piccola, mia mamma, prima di darmi gli antibiotici mi curava un po’ con i rimedi della nonna e poi in ultimo lasciava l’antibiotico. L’esser umano è un organismo perfetto, ma a volte per compensare determinate situazioni come traumi, lutti, delusioni, le esigenze quotidiane della vita a cui deve rispondere, tende ad ammalarsi, soprattutto se l’organismo è debilitato perché è già intossicato o se c’è comunque già un disequilibrio interno. Credo moltissimo quindi alla sinergia fra la medicina tradizionale e quella olistica, naturale. Il farmaco di per se è utilissimo, la medicina di urgenza è fondamentale, ma sul lungo termine, ad esempio il trattamento di una situazione cronica come uno stress prolungato, o una condizione di lutto non elaborata, credo che il farmaco non faccia altro che palliare quello stato d’animo: ti allevia il dolore, ma non è guarigione.
D: La Medicina Naturale è indicata anche per i bambini?
R: Generalmente sono le mamme le prime a chiamare proprio per i figli. Molto spesso mi è capitato, quando avevo il mio poliambulatoro, che le mamme chiamassero il sabato sera quando i pediatri non ci sono e le farmacie sono so chiuse e magari il bambino aveva la febbre. Quindi, si. L’ideale sarebbe fare un lavoro preventivo come coppia: se i genitori non si approcciano al discorso fertilità e concepimento in un certo modo e quindi liberandosi delle proprie patologie, disturbi, ma anche blocchi emotivi questi stati verranno poi trasmessi in diverse forme al bambino. Non soltanto la mamma, ma anche il papà deve essere coinvolto. Ed è una sinergia che passa dal disturbo fisico, a quello emotivo a quello mentale.
Se i due genitori che decidono di avere un figlio affrontano un discorso di coppia (che fa molto bene) mettendosi a nudo e chiedendosi: benissimo, vediamo quali sono le nostre problematiche, fisiche, emotive, mentali, vediamo di lavorarci sopra, si inizia un percorso e il bambino ne trae beneficio da subito.
D: Come si può orientare l’utente, c’è un albo professionale, in che modo si può evitare di incappare in delle fregature?
R: Ti devo fare due distinzioni, la figura dell’Omeopata e quella del Naturopata. Per quanto riguarda l’Omeopata, su cui sto combattendo davvero molto, ma anche a livello di Ministero della Salute, quando ci sono queste riunioni inerenti la formazione, ho avuto modo di andare anche a Montecitorio a fare discussioni su questo….
D: sei battagliera!
R: Molto battagliera! Mi sento metà ligure e metà irlandese! Mi batto perché credo davvero nella salute delle persone quindi se vogliamo avere a che fare con la salute delle persone dobbiamo avere a che fare con delle persone che sono formate. Il medico deve essere formato in un certo modo se vuole avvicinarsi alla Medicina Naturale, anche perché la medicina tradizionale allopatica e quella naturale si basano su due principi diversi. Devono coesistere tutt’e due ed è bellissimo quando coesistono. Come è altrettanto bello quando trovi il medico tradizionale che si avvicina alla medicina naturale perché dimostra una certa apertura mentale. Sono due scienze che devono sempre coesistere.
D: Ritornado all’Omeopata…. come orientarsi?
R: Il bravo medico omeopata, ma il bravo terapeuta in generale, è quello in primis che resta umile. In secondo luogo, Il medico Omeopata deve essere Medico e quindi ha fatto almeno 6 anni di studi universitari, più tutto il periodo di specializzazione, più il tirocinio all’Ospedale, etc, etc. Quindi arriva dopo 10-12 anni di formazione che ha una impostazione di un certo tipo sulla salute: io trovo quindi impensabile che una casa farmaceutica che promuova un corso di medicina omeopatica, un seminario di un week end in Italia e rilascia un certificato di partecipazione, SOLO perchè la legge in Italia da la possibilità solo al medico di esercitare la professione di Omeopata, questo NON è sufficiente. La medicina omeopatica è totalmente diversa dalla medicina tradizionale.
D: Quindi l’utente dovrebbe indagare un po’ sulla formazione del Medico?
R: Si. Anche se le cose stanno cambiando gradualmente ma ci sono stati diversi casi in cui l’omeopatia ha fatto disastri. Proprio perché a monte non c’era la giusta formazione. Mi sento comunque di spezzare una lancia a favore, anche perché credo che un bravo Omeopata DEBBA comunque essere un medico. Proprio perché il medico ha una formazione universitaria particolare, se riesce a staccarsi dal preconcetto dell’azione del farmaco e riesce ad avvicinarsi ad una visione più olistica, diventa il medico perfetto. Perché ha sia le basi mediche che le conoscenze di omeopatia. Però deve essere un medico che si è formato attentamente in tutti e due i campi.
D: E che abbia voglia ancora di formarsi dopo 12 anni di formazione!
R: Si certo! Dopo sei anni di battaglie con il Ministero siamo riusciti ad ottenere che il Medico Omeopata debba avere almeno una formazione triennale. E’ un risultato importante, e personalmente sono parzialmente d’accordo. Quello di cui ha bisogno un medico è di avere una formazione in omeopatia almeno pari a quella che ha fatto per diventare medico, quindi se sei anni sono troppi, almeno cinque, durante i quali faccia tirocinio pratico.
D: Questo la tua scuola, L’istituto Vis Vitalis lo offre?
R: Si. Noi facciamo il percorso triennale perché ci siamo adeguati alle richieste del Ministero. Abbiamo tre sedi: Genova, Milano e Padova e poi Lugano in Svizzera. Io ho anche la cattedra a Lisbona all’interno della facoltà di Medicina e vado tre quattro volte l’anno a fare le docenze.
D: Il Naturopata, invece?
R: Il Naturopata: attualmente è riconosciuta come professione ma non è riconosciuta come professione sanitaria perché il Ministero della Salute non lo riconosce.
D: Sempre di salute si parla, quindi le persone che intraprendono questa professione devono essere formate adeguatamente?
R: Si. Ci devono essere dei parametri comuni su tutto il territorio nazionale, uguali per tutti e che valgano per tutti. Io ho visto scuole nascere dal nulla e proporre corsi senza nemmeno conoscere i parametri che sono stati imposti dal Ministero della Salute…e offrendo dei percorsi che lasciano un po’ il tempo che trovano, nel senso che: o si focalizzano solo su un tipo di disciplina oppure solamente e troppo su percorsi di tipo energetico. Questo da una lato ben venga, però, se abbiamo a che fare con la salute delle persone, questi operatori si devono comunque formare e proprio perché sono umili e restano umili, devono sapere riconoscere i loro limiti. Quindi va bene offrire un trattamento prettamente energetico, ma mi devo anche sapere fermare. Ed eventualmente sapere chiedere aiuto; saperlo chiedere non è una sconfitta, lo fai per il tuo paziente, non per il tuo ego. Quindi ho visto persone che sono naturopati o operatori olistici che si accaniscono, si accaniscono, il paziente entra quasi in un circolo mentale di dipendenza. Come ci sono i bigotti in medicina tradizionale ci sono anche i bigotti in medicina olistica e questo è molto rischioso. E’ il terapeuta che deve essere equilibrato il più possibile: e l’equilibrio perfetto è quello che dicevo prima, essere medico ed essere operatore olistico allo stesso tempo.
D: Il tuo Istituto Vis Vitalis propone quindi corsi prettamente per medici?
R: Medici, psicologi, farmacisti e semplici utenti che vogliono diventare Naturopati. Il nostro percorso di naturopatia, che secondo me è diverso dagli altri proposti in Italia, in quanto il nostro personale docente è composto per la maggioranza da medici che hanno esperienza di 25-30 anni nella medicina naturale, e hanno fatto percorsi di formazione di almeno 3-4-5 anni. In più sono persone con le quali ho avuto modo di collaborare e quindi le conosco bene, e mi fido ciecamente. E poi, ancora altro valore aggiunto: per esempio nel corso di Naturopatia, il percorso di Floritepapia è gestito da tre docenti diversi: il primo anno una Naturopata specializzata in Floriterapia, nel secondo anno ho un farmacista specializzato in Floriterapia, nel terzo anno è un medico che è specializzato in Floriterapia. Lo studente arriva al termine del triennio che ha studiato la Floriterapia da tre punti di vista diversi. Un’altra collaborazione è quella con il Dottor Natour che è il presidente dell’Associazione di Agopuntura a Genova, che ospita la mia scuola (era presente l’anno scorso a ZEN-A): ci siamo conosciuti in Congressi in giro per il mondo ed è nata questa collaborazione: lui è uno dei miei docenti per il corso di Naturopatia e si occupa del corso di Tecniche di Agopuntura per Naturopati, spiegando che l’Agopuntura non si occupa solo dell’utilizzo degli aghi ma anche di strumenti come possono essere magneti, punteruoli che se utilizzati nei punti dell’Agopuntura possono essere utilizzati tranquillamente anche dal Naturopata.
D: Vista la tua grande esperienza volevo concludere con una domanda che mi piace molto fare: qual è il primo passo che una persona dovrebbe compiere per iniziare un cammino di guarigione?
R: E’ un percorso molto personale e spesso ci si arriva per gradi. La prima cosa che una persona può fare è smettere di preoccuparsi dei problemi e occuparsi dei problemi. Se la persona comincia ad affrontare in maniera oggettiva e un po’ più distaccata la propria situazione, quello è già il primo passo verso la guarigione. E’ la presa di coscienza, la consapevolezza che c’è qualcosa che non va che ci aiuta ad intravedere la via d’uscita.
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