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Published On: Sab, Dic 21st, 2013

Per diventare donne ci vuole coraggio | Intervista alla Dr. Stefania Caracciolo

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Incontro e conosco la Dr. Stefania Caracciolo nella splendida città di Lecce, in occasione della presentazione del suo nuovo libro “L’Arte di Disegnare la Propria Esistenza” (ed. Quantic Publishing) e scopro una donna  e una madre straordinaria. Un sorriso tenace, un grande cuore, e sopratutto una persona che fa di ogni giorno un punto di partenza verso il Risveglio, La comprensione di Sè. Il ritorno al proprio Centro.

Quello che mi spinge ad avvicinarla  e parlarle, oltre al suo splendido intervento durante la conferenza, è una frase che leggo nel suo libro, così semplice, ma molto spesso, così “dimenticata”.  “Mai come in questo momento storico c’è la necessità di guardarsi dentro. (…) La domanda che di recente mi sono posta è stata:  Ma perchè l’uomo non si interroga mai sulla sua crescita interiore?“.

Mi fermo, rifletto, è vero: siamo sempre tutti concentrati verso l’esterno, ad incolpare questo e quello per ogni cosa che ci succede, quando invece dovremmo concentrarci su di noi.  Il sottotitolo lo del suo libro  è “Viaggio nei pressi del Cuore per risvegliare il potere di ridisegnare e co – creare la tua vita” e vanta anche la prefazione di Brandon Bays. 

Stefania è un’Antropologa Cosmoartista, una esperta in Sophia – Analisi,  Counselor e anche una Professionista The Journey® ma sopratutto una donna che ha superato ed integrato  molti momenti difficili. Chiediamolo a lei, direttamente.

D: Chi è Stefania Caracciolo per Stefania Caracciolo?

Domanda interessante, oggi direi una bella persona, ma il diventarlo mi è costato molto lavoro su di me. Da bambina ero molto triste, impacciata solitaria, non mi sentivo mai al posto giusto, tutto quello che facevo o dicevo era sbagliato. Ora sono rinata, sì, sono rinata ad un’altra me. Sono una donna in cammino, in sintonia con me stessa e con l’Universo.  Ho maturato la convinzione che sono preziosa così come sono e vivo la mia vita, i miei impegni con leggerezza, ormai lontana dall’ideale di perfezione che fino a “ieri” mi attanagliava l’esistenza.  Mi riconosco il potere di creare cose belle per me e per gli altri. Sono una madre felice, coccolosa, considero sacro il tempo che dedico ai miei bambini, sono consapevole del grande potere che ho come mamma, e come mamma tendo a portare i miei figli verso la loro autonomia.

D: Come hai unito la Antropologia Cosmoartistica, la Sophia-Analisi e il metodo The Journey® per creare il tuo “metodo”?

R: Tutte queste 3 discipline hanno contribuito ad essere la persona che sono oggi, come se fossero tutte facce di una stessa medaglia. Con la Sophia Analisi ho imparato ad uscire dall’angolo dove mi ero sconfinata, e partendo proprio dai miei traumi, mi ha aiutato a superarli, unificando tutte le mie parti, partendo, mi ripeto, proprio da quelle  buie, ho iniziato a guardarle dritto negli occhi; non nasciamo “sbagliati” o “cattivi”, è solo il dolore non vissuto che ci fa apparire tali, e inoltre, noi siamo più grandi dei nostri traumi e con un atto di Decisione possiamo cambiare la rotta;  grazie all’Antropologia possiamo raggiungere un nuovo modo di pensare, di essere e di agire trasformando le vecchie ferite in Amore per noi; la Cosmo Art mi ha fatto sentire parte della vita: sono un nodo importante nella grande rete dell’Universo, e con la Journey, mi sono liberata da tutto il dolore intrappolato nelle mie cellule e questo mi ha permesso di ristabilire il contatto vero, con la mia Sorgente, il mio Sé, sono venuta fuori per quello che sono veramente. La cosa bella è che, con il lavoro fatto con la Journey, il contatto con la mia Sorgente io l’ho sentito con il corpo, e l’ho sentito come sensazione di Pace, di Leggerezza, di Onniscenza, finalmente nel mio cammino di crescita iniziavo a sentire il corpo.

D: In che cosa consiste una seduta di The Journey®?

R: Con la Journey  viene invitata la persona a rilassarsi, tenendo gli occhi chiusi, (per permettere di  rivolgere la nostra attenzione a noi stessi). La persona è sempre cosciente, e viene invitata a dare il benvenuto a tutte le emozioni , anche a quelle “negative” che sino a quel momento ha sempre allontanato dallo stato di coscienza. Quando noi decidiamo di attraversare , di vivere tutte le emozioni anche quelle che ci fanno più paura, tipo: dolore, odio, rabbia, bassa autostima, ecc. ci rendiamo conto che il malessere ad esse collegato dura  davvero molto poco e poi sprofondiamo sempre di più verso la nostra vera essenza, e questa è la Journey emozionale, con quella fisica invece si arriva al ricordo (solitamente legato alla nostra primissima infanzia) che ha generato un disagio o un dolore o un trauma e si lavora sulle memorie emozionali, si vive il dolore intrappolato nelle nostre cellule e poi attraverso il perdono, liberiamo veramente noi stessi e lasciamo uscire finalmente dal nostro corpo quello che in passato ci ha fatto soffrire.

Esiste anche la Journey per bambini , ed è fantastico lavorare con loro.

D: C’è stato  un evento cardine che ti ha spinto a guardarti dentro e cominciare un cammino?

R: Ho sempre pensato  che il mio disagio più grande fosse legato alla separazione dei miei genitori, in realtà con il tempo ho compreso che il disagio più grande era il non poter esprimere il dolore legato a questo evento; non potevo esprimerlo perché mi ero fatto carico della sofferenza di mia madre e per non aggiungerle altro dolore mi sono costruita una maschera di ferro, ma sotto questa maschera c’era una fragilità sconfinata.

D: Nel tuo libro “l’Arte di Disegnare la Propria Esistenza”, dedichi un ampio spazio ai traumi legati alla nascita parlando anche di “odio” legato alla nascita. Che cosa intendi esattamente?

Quando nasciamo, nasciamo pieni di odio e frantumati. Sapete perché?  Sin dalla vita prenatale il feto vive una vera e propria odissea. Dove i suoi desideri e progetti devono continuamente confrontarsi con quelli della madre, molto spesso le madri, però, pensano che la gravidanza riguardi solo loro, e già, questa non considerazione viene percepita dal feto come rifiuto, cioè non si tiene conto che lui esiste già con i suoi specifici progetti. Non si ha la consapevolezza che tutto ciò che accade durante i 9 mesi non riguarda solo la madre ma anche il feto. Per esempio, un feto non desiderato o desiderato di sesso diverso memorizza nelle sue cellule la percezione netta di questo rifiuto. Questo rifiuto genera un trauma: il feto è troppo piccolo rispetto al dolore che sta provando, non potendolo sentire si difende provando prima rabbia e poi odio. E tutto ciò viene creato ogni qualvolta la madre non considera che la gravidanza non riguarda solo lei ma anche la creatura che ha in grembo.

D: Cosa possiamo fare di concreto quando emerge uno stato emozionale non desiderato?

R: Quando emerge uno strato emozionale non desiderato, piuttosto che allontanarlo dalla mente,facendo finta che non è successo nulla, dovremmo cercare di capire a che cosa è veramente collegato e lavorarci sopra, molto spesso quando ci capita di arrabbiarci  con un vicino di casa, per esempio, in realtà il nostro vicino rappresenta   un genitore con il quale abbiamo qualcosa di irrisolto.

D: Che differenza c’è tra reprimere un’emozione e integrarla?

R: La differenza tra reprimere un’emozione negativa e integrarla è abissale, con la prima, l’emozione la allontaniamo solo dalla nostra mente ma lei continua  ad esistere dentro di noi e ad agire per vie traverse, perché quello che non esce dalla porta per vie consce esce dalla finestra attraverso l’inconscio,  quando invece la integriamo,cogliamo il messaggio che l’emozione ha da darci, o meglio cogliamo a che cosa è veramente collegata l’emozione, il collegamento è quasi sempre con la nostra primissima infanzia, così facendo  permettiamo all’emozione di fluire dopo aver sciolto un blocco emozionale.

D: Nel tuo libro scrivi che la salute è molto più che assenza di malattia. Che cos’è quindi, la salute? E la felicità?

La salute è quando siamo felici. E la felicità  la raggiungiamo quando sono in pace con me stesso, che non significa essere SEMPRE felici o meglio dire gioiosi, significa che in me abita la convinzione che tutte le cose “negative” hanno un messaggio per me indispensabile per la mia evoluzione.

D: Stiamo vivendo un periodo molto interessante in riferimento al risveglio del Femminino Sacro. E molto spesso si sente in TV di quanto le donne siano vittime di vari tipi di violenza. In che modo la donna può riscoprire la sua femminilità, in che modo può rapportarsi all’amore e non alla dipendenza e riscoprire potere della femminilità e della “creazione”?

R: Purtroppo troppe donne sono vittime di violenze. La donna ha dovuto lottare contro l’ideale patriarcale della femminilità,  per ragioni storiche è più portata a pensare male di sé, ci è stato insegnato che siamo deboli, indifese, bisognose di guida e alcuni di questi insegnamenti per quanto superati, sono entrati a far parte dell’inconscio collettivo. Ci è stato insegnato che l’uomo è  superiore, non abbiamo, invece, considerato il grande potere che abbiamo nella  capacità di amare, di dare la vita a un nuovo essere, tutto ciò l’abbiamo visto come un limite invece è la nostra ricchezza più vera. È talmente viscerale, per esempio, il potere che abbiamo sui nostri figli, che se lo riconosciamo e agiamo in maniera sana e costruttiva, potremmo cambiare il mondo. La donna, purtroppo, cerca nel suo compagno la realizzazione di sé, invece è arrivato il momento che le donne imparino a cercare il potere dentro di loro. E’ importante imparare ad amarci. Per diventare donne ci vuole coraggio, donne che siano tali non perché nate di sesso femminile e basta, ma perché conoscono il potere di creare la bellezza dentro di sé e attorno a sé. Dopo aver lavorato su di sé, è nella coppia che dobbiamo prestare attenzione, tutte le nostre relazioni di coppia si ripropongono come la relazione più importante della nostra vita, quella madre-figlio. Molte volte la ricerca bramosa di un innamoramento è la ricerca di un’accettazione, una calda accoglienza non sperimentati proprio all’inizio della nostra storia. E quindi anche qui spesso è quello che la compagna o il compagno rappresenta per noi come proiezione a giocare un ruolo decisivo. La soluzione è sempre la stessa è arrivato il momento di guardarci dentro,  dobbiamo ritornare a casa, dove per casa intendo dentro di noi, è lì che abbiamo tanto da fare  e quando dal nostro cuore elimino tutto il dolore, l’odio, la rabbia, che cosa rimane? La mia vera essenza.

D: In che modo una persona che è sul “cammino” può trovare e riconoscere il metodo terapeutico più giusto?

R: Grazie per questa domanda, non esiste il metodo giusto in assoluto, ognuno deve trovare il suo, e per questo basta mettersi in ascolto e sarà la Vita a farci trovare il libro giusto o l’amico giusto che ci darà l’informazione che stiamo cercando, quella “giusta” per noi.

D: Grazie Stefania per questa chiacchierata. Tu sei Professionista Journey® e anche Counselor. Come possono mettersi in contatto con te  le persone?

R: Per chi volesse contattarmi lo può fare al numero  320 4961602 o via e-mail stefania.caracciolo@istruzione.it

D: E se volessimo una copia del tuo libro?

R: E’ già sold out! Ma ne ho tenute per me un po di copie, per chi lo volesse può contattarmi direttamente, oppure mandare una richiesta alla casa editrice (info@quanticpublishing.com).

Leggi la Recensione del Libro di Stefania Caracciolo.

© 2013 – 2014, Alessandra Gianoglio. All rights reserved.

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About the Author

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- Autrice di narrativa, blogger, appassionata di musica e di materie evolutive, si occupa della redazione di questo blog. Ha scritto un ebook "Sette Racconti Brevi per il tuo Cuore", che ha collezionato oltre 250.000 downloads. E' autrice anche del saggio di controinformazione " Michael Jackson | l'Agnello al Macello", che rappresenta un lucido ed oggettivo resoconto sulla figura di Michael Jackson. Vegana, tendenzialmente crudista, appassionata lettrice, sempre alla ricerca di qualcosa che rimane perennemente sospeso a qualche passo da lei. Visita il suo blog personale: www.alessandragianoglio.com.

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