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Published On: Mar, Gen 22nd, 2013

Olodanza, l’Energia Liberata

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(di Romano Sartori http://www.olodanza.it)

Che cos’è l’olodanza?
L’Olodanza è una forma globale (“olos” significa “il tutto, l’intero”) di danza-terapia e una via di evoluzione personale attraverso il movimento e la consapevolezza, nel senso che vi sono compendiati gli aspetti dell’energia, dell’espressione, della relazione interpersonale e della meditazione.
L’obiettivo è sciogliere i “blocchi” psicofisici, facendo sgorgare la gioia, la voglia di vivere, la comunicatività, la capacità di rilassarsi e di meditare. La bioenergia diventa fluida, come è nella sua natura. Vengono coinvolti e mobilizzati il corpo, le emozioni, la mente e l’anima.
Si approfondisce la sensibilità (corporea, affettiva, immaginativa, spirituale) collegandola ad un’espressività più o meno dinamica; riscoprendo, spesso in stato di coscienza ampliata, l’appartenenza di ogni individuo a contesti sempre più ampi (il gruppo, l’umanità, la natura, il cosmo). L’aspetto fusionale non nega però la creatività personale: anzi, quanto più si va “oltre” se stessi come individui condizionati, tanto più si realizza uno stato di libertà, raggiungendo livelli poco frequentati di vitalità ed estasi.
Inoltre le diverse situazioni affrontate durante la sessione di Olodanza possono mettere a fuoco e migliorare aspetti problematici della vita personale.
Negli incontri vengono utilizzati esercizi appartenenti alle seguenti dieci categorie: mobilizzazione energetica, respirazione, sensibilità, danza, gestualità, voce, relazione, contatto, rilassamento, meditazione.

Che cosa si impara.
“Olodanzando” vengono apprese tecniche e sperimentate situazioni per:
– liberare ed ampliare il respiro
– sbloccare e stimolare l’energia vitale e la scioltezza del movimento e della voce (esercizi bioenergetici con immagini)
– usare il ritmo, ascoltato ed espresso, come esperienza d’energia pura
– attingere nel profondo alle proprie qualità emozionali: forza, serenità, dolcezza, passione, allegria e creatività (auto-ascolto e mobilizzazione emozionale)
– canalizzare queste qualità in una piena espressione e danzarle sulla base di musiche ben calibrate, anche con l’aiuto di visualizzazioni
– “sciogliersi” con gli altri migliorando l’apertura e il contatto
– valorizzare il gruppo per accogliere l’energia cosmica dentro di sé (captazione in cerchio)
– alleggerire i pesi e allargare i limiti della vita, intuendo soluzioni ai problemi (percezioni spontanee, libera condivisione in gruppo, sostegno emozionale ed affettivo)
– trovare un centro di stabilità e serenità personale (sensibilizzazione meditativa)
– … ri-diventare naturali.

I tre piani
Nell’olodanza non c’è uno svolgimento progressivo, non c’è una prima lezione più facile e un’ultima più difficile; ci sono persone che seguono le lezioni su diversi piani.
C’è un primo piano che si può chiamare fisico, ed è l’esperienza più immediata: sentire il braccio che si muove, il calore di un contatto, lo spazio intorno al corpo, il piede che pesta…
Il secondo possiamo chiamarlo piano emozionale, quando ciò che stiamo facendo o sentendo è per noi molto importante e coinvolgente e lo viviamo quindi con emozione.
Esiste poi un terzo piano, che si può chiamare metafisico. Abbiamo un’esperienza metafisica quando essa ha un significato esistenziale, ci trasmette un valore comportamentale, una motivazione radicale per le nostre azioni, una direzione verso la quale andare. Insomma, quando sentiamo qualcosa che attribuisce un senso alla nostra esistenza facciamo un’esperienza di tipo metafisico.
Esempio: nella danza, fisicamente, sento e facilito i movimenti ritmici del corpo; emozionalmente mi entusiasmo per la musica, le immagini che mi suggerisce, il piacere di muovermi creativamente; metafisicamente la mia danza di ora è attualizzazione e simbolo della danza della vita come armonia e come feconda azione dello spirito sulla materia.
Altro esempio: un’esperienza di contatto. Se una persona si sdraia e io sedendole accanto le appoggio per diversi minuti le mani sulla pancia, prima di tutto c’è una sensazione tattile e termica, ed è il piano fisico; poi posso sentire il piano emozionale come commozione, partecipazione del mio sentimento a questo contatto; e metafisicamente questo contatto mi può rappresentare una momentanea “fusione” tra i nostri due esseri, o le nostre essenze. Durante il contatto la mia essenza si fonde, si mescola con quella dell’altro, tant’è vero che molte volte se il contatto è veramente fermo e prolungato se ne perde proprio la consapevolezza e se chi lo riceve ha gli occhi chiusi non sa nemmeno dire se le mani sono appoggiate o no.
Quando una persona pratica a lungo l’olodanza riesce a passare facilmente da un livello all’altro, cioè partendo dal livello fisico subito sente anche con il cuore quello che sta sperimentando, e poi avverte il significato più ampio, più esistenziale della stessa cosa. Questa persona potrà trarre il massimo beneficio dall’olodanza, e nel tempo comincerà a sentire se stessa come un essere veramente integrato, completo.
Nonostante essa si possa trovare a vivere anche situazioni oggettivamente problematiche, riuscirà sempre a rintracciare un riferimento con il proprio essere globale e questo accade quando continuamente ascolta, sollecita, accresce le sue funzioni fondamentali: radicamento, sensibilità corporea, potere, affettività, espressione, mente, trascendenza.

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