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Published On: Ven, Mar 17th, 2017

Intervista con Giovanni Lattanzi, sciamano e autore del Libro “Kambo e Iboga” – Medicine Sciamaniche in Sinergia

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La copertina del libro di Giovanni Lattanzi

 

(tempo di lettura 14 minuti)

Mi sono imbattuta nel libro  di Giovanni Lattanzi (leggi qui la recensione) e ho istintivamente capito di avere un libro potente e assolutamente unico fra le mani.

La guarigione sciamanica, per lo più sconosciuta qui in occidente, affrontata in maniera pratica, scientifica, personale, anche attraverso il racconto di una sofferta esperienza personale.

Ecco di seguito la mia intervista con l’autore Giovanni Lattanzi, in cui approfondiamo i contenuti del suo libro, i pro e i contro, e come potere accedere a questo antichissimo metodo di risveglio/guarigione, rivisto in chiave moderna e fruibile da tutti…o almeno da chi vuole cominciare un cammino.

D: Come ti sei avvicinato alla medicina sciamanica?

R: Sono sempre stato interessato allo sciamanesimo, agli insegnamenti di Don Juan che leggevo nei libri di Carlos Castaneda e fin da ragazzo ho sempre avuto una speciale predisposizioni per  sogni lucidi.

Il mio primo incontro con delle tradizioni sciamaniche l‘ho fatto in Olanda all’inizio del 2000, dove operavano diversi gruppi che invitavano sciamani dal Perù, dal Messico e dal Brasile. Sono venuto a contatto con Don Tono, Yatra, e Nanqui, con i quali ho conosciuto il Peyote, la Jurema e l’Ayahuasca.

Fin dall’inizio sono rimasto affascinato dalla valenza conoscitiva che apportavano queste piante-maestro e dalla bellezza degli Icaros, i canti spirituali che agevolano il processo dei partecipanti. Nonostante avessi una lunga esperienza con altre pratiche spirituali quali le arti marziali e la meditazione zen, mi sono trovato subito a casa in questo mondo. In quel periodo ero alla disperata ricerca di qualcosa che mi aiutasse a migliorare le mie precarie condizioni di salute.

Da giovane avevo contratto il virus dell’epatite c a causa di una trasfusione in un ospedale di Roma.

L’Ayahuasca prima, il Kambo e l’Iboga poi, mi hanno aiutato enormemente. Dal 2004 frequento con assiduità i lavori spirituali della chiesa del Santo Daime olandese, dove si fa un uso sacramentale del’Ayahuasca. Recentemente sono stato iniziato al Bufo da uno sciamano peruviano. La ricerca continua.

D: E’ fondamentale l’intenzione posta per la guarigione: scrivi nel tuo libro “Se il proprio intento non è abbastanza chiaro e forte, non ci potrà essere niente o nessuno in grado di aiutarci“. In che modo Kambo e Iboga hanno agito sulla tua guarigione personale?

R: L’intento nell’universo sciamanico è la forza che muove il mondo. Questo intento può avere una valenza personale, ma prima ancora è una forza impersonale, presente ovunque, che permette di realizzare degli scopi. La volontà di guarire è senz’altro una espressione di questa facoltà.

Senza la volontà di cambiare il proprio modo condizionato di pensare, rimanendo attaccati alle proprie opinioni, una vera trasformazione non è possibile. Dobbiamo dare il permesso ai miracoli di apparire, altrimenti non accadono.

Per quanto mi riguarda, la volontà di migliorare le mie precarie condizioni di salute, è stato l’obiettivo che mi ha guidato per molti anni. L’integrità del mio intento ha attratto a sé le medicine sciamaniche che facevano al mio caso.

Il Kambo mi ha migliorato un problema intestinale e mi liberato dal virus dell’epatite c. Ero sempre stanco, ma col Kambo ho acquistato molta energia.

L’Iboga mi ha invece liberato da un blocco emotivo, in più ha finito di sistemare un annoso problema nell’intestino che era migliorato molto col Kambo.

D: Nel tuo libro parli di guarigione fisica e spirituale, molto spesso di visioni e sogni lucidi che ispirano alla guarigione: ci puoi fare qualche esempio? A te è capitato?

Mi è capitato molte volte, come accade spesso a chiunque faccia uso di Iboga. In un sogno premonitore di guarigione ho sognato di morire, ero totalmente solo, steso sulla terra scura, il cielo era buio e senza stelle. Mi risvegliavo in un altro sogno in cui mi veniva incontro un bambino. Quel sogno ha sancito la morte del mio ego, la trasformazione delle mie paure ancestrali e la mia rinascita spirituale.

Quel sogno ha provocato una trasformazione interiore che poi si è manifestata all’esterno, nella mia vita. Lavorando da anni con una pianta che stimola la produzione di sogni lucidi, ho verificato che il processo di trasformazione, prima di palesarsi sul piano materiale della vita diurna, si manifesta a livello onirico tramite sogni particolarmente significativi. Oltre a mostrare in che direzione si sta sviluppando un certo processo, lo spirito della pianta a volte mostra quello che accadrà nel futuro.

Secondo dei recenti studi effettuati da alcuni scienziati, il cervello umano è uno strumento geniale, molto più intelligente di quello che molti sarebbero portati a credere. Ogni sfida della vita viene affrontata non solo con quella parte del cervello che opera a livello diurno, ma anche durante la notte da altre parti del cervello correlate alla ghiandola pineale, la ghiandola che sovrintende alla produzione del DMT.

Nella ghiandola pineale sono stati trovati cristalli di quarzo in forma sabbiosa che sono conduttori di campi energetici, che trascendono le coordinate spazio-temporali cui siamo abituati. Secondo i toltechi il regno del sogno lucido è lo spazio interiore dove la materia si trasforma in energia, per questo le leggi della materia non le pertengono. Ci sono stati sogni che hanno portato a scoperte scientifiche, i casi più eclatanti sono quello di Dimitri Mendeleev che vide in sogno la tavola periodica degli elementi e le visioni di uno dei più grandi geni di tutti i tempi, Nikola Tesla.

Una delle più affascinanti scoperte sul cervello è che ha la capacità di ristrutturare e riprogrammare se stesso, nonché di risolvere problemi altamente complessi. Il cervello risetta se stesso grazie all’energia della presenza mentale, un’energia ignorata in Occidente, che ha invece idolatrato il pensiero logico-discorsivo. Questa energia della presenza mentale esiste anche a livello onirico nei sogni lucidi, quello che gli sciamani toltechi hanno chiamato il ‘secondo livello dell’attenzione’.

D: In che modo la medicina sciamanica potrebbe essere integrata e/o accettata dalla medicina tradizionale? Esistono ricerche o spiragli di apertura?

R: In teoria si potrebbero accostare medicine sciamaniche alla medicina occidentale, così come viene fatto in paesi quali Brasile, Perù, Messico. Ci sono sempre più medici e terapeuti nel mondo che fanno un uso terapeutico di Psilocibina (California), Ibogaina (Serbia, Messico, Sudafrica, Nuova Zelanda ecc.), Ayahuasca (Perù, Brasile).

Secondo studi effettuati da diversi team di medici, queste sostanze hanno ottimi risultati con la depressione e liberano dalla tossicodipendenza, per dare solo degli esempi che però non rappresentano la norma, specialmente in Europa.

In diversi paesi un impiego medico di queste sostanze non è riconosciuto, per quanto non sia vietato. In tali paesi in genere è legale un loro uso religioso che, secondo me, rappresenta il contesto più idoneo.

A mio parere una tradizione antichissima come quella del Kambo, che ha più di diecimila anni, appartiene alle tribù amazzoniche da cui proviene e non al mondo medico. Alcune compagnie farmaceutiche hanno brevettato alcuni peptidi del kambo nel tentativo di mettere sul mercato la medicina che cura il cancro.

Questa operazione non  ha portato a risultati rilevanti. Queste case farmaceutiche sono state denunciate da una tribù brasiliana, i Katukina, di biopirateria. Le tradizioni sciamaniche sono protette dall’ONU. La legge protegge i diritti religiosi dei cittadini. Le direttive dell’ONU sono chiare a proposito sulla protezione delle tradizioni etniche.

Una sostanza usata a fini religiosi può essere vietata solo se pericolosa per l’ordine pubblico o se danneggia la salute. Di fatto però i sacramenti sciamanici vengono osteggiati, vedi per esempio l’Ayahuasca, che è legale in Italia nel contesto della chiesa del Santo Daime, ma la stessa sostanza alla dogana viene trattata al pari di una sostanza stupefacente e chi la introduce nel paese si trova a rischiare un’accusa di traffico di stupefacenti.

Negli scorsi decenni si è vista la nascita di organizzazioni internazionali, quali gli ICEERS e la GITA, che hanno inaugurato un lavoro di equipe che coinvolge esperti a livello internazionale di sostanze etnobotaniche e membri della religione africana Bwiti. Vi partecipano professori universitari quali Alper Kenneth, membri della Chiesa Bwiti, pionieri nel campo degli enteogeni quali Claudio Naranjo e Dannis Mc Kenna. Gli ICEERS organizzano conferenze internazionali sull’Ayahuasca e hanno perfino istituito un fondo per aiutare terapeuti che hanno problemi con la legge.

In Occidente, (Europa, USA), ci sono ancestrali pregiudizi da superare riguardo all’uso sacramentale di sostanze psicoattive. Mentre nessuno discute sulla psicoattivicità di certi medicinali, senza menzionare la pericolosità e la dipendenza che procurano alcuni psicofarmaci quali il Paxil, che prova ogni anno molti casi di suicidio tra i teenagers in America e nel Regno Unito, la psicoattività di certe sostanze usate in contesti religiosi non è ben vista, a causa di pesanti pregiudizi culturali secondo i quali la produzione visuale che ‘attivano’ viene sbrigativamente classificata come un’allucinazione.

La parola ‘allucinazione’ è una parola magica che mette d’accordo tutti, ‘sedicenti esperti’ e ignoranti in materia ma in sé stessa non spiega niente. Gli studi sul sonno attivo di M. Anderson e sulla ghiandola pineale di R. Strassman hanno confutato completamente questo pregiudizio.

Uno degli antesignani dell’uso psicoterapeutico di Ibogaina, Ayahuasca e MDMA, è Claudio Natarjo, un vero e proprio pioniere nel campo degli enteogeni. Non riesco ad immaginarmi un lavoro simile in Europa.

Ci sono molti esempi di medici che hanno esplorato in tale direzione che sono stati pesantemente puniti, vedi i casi di Hammer, Reich e diversi altri. Questa ondata di proibizionismo non può che provocare una reazione opposta da parte di individui che cercano risposte vere a quesiti ormai diventati urgenti per tutti.

L’autore Giovanni Lattanzi

D: Tu scrivi: “una singola notte di una sessione di Iboga è stata equiparata da Daniel Pinchbeck a dieci anni di psicoterapia” Ci puoi spiegare meglio questo concetto?

Si tratta di un’esperienza da fare. A parlarne senza averne fatto esperienza si rischia di non capire di che si tratta. Durante il processo innescato dall’Iboga l’individuo viene a conoscere aspetti di sé di cui è inconsapevole. Vengono a galla materiali dall’inconscio personale e collettivo.

Le visioni che si hanno non si riferiscono solo al vissuto della persona, ma a volte al vissuto dei suoi antenati o di esseri vissuti in altre epoche. Quello che una persona scopre lentamente in una terapia psicoanalitica, in una cerimonia di Iboga si rivela nel giro di poche ore.

Se la persona ha subito dei traumi durante l’infanzia, questi divengono di nuovi coscienti. Vengono a galla memorie dimenticate che hanno avuto un impatto profondo sulla psiche della persona. Vale la pena menzionare che durante una cerimonia di Iboga in Germania, quasi tutti i partecipanti hanno rivissuto le esperienze della seconda guerra mondiale dei loro antenati. Sono esperienze personali o familiari che emergono dall’inconscio collettivo, che grazie all’Iboga divengono coscienti.

D: Che tipo di malattie ha visto scomparire o guarire? Si può parlare anche di malattie importanti come quelle degenerative che affliggono la società moderna?

R: A questa domanda non posso rispondere direttamente. Dal 2014 è vietato in Euopa attribuire proprietà terapeutiche a sostanze che non siano farmaci riconosciuti. Non è permesso usare nessuna sostanza a scopi terapeutici, ma è consentito un uso religioso delle stesse sostanze.

Prima di parlare di guarigione, in ogni caso bisogna capire di che tipo di guarigione stiamo parlando in modo da non creare equivoci. Mentre la guarigione in campo medico corrisponde all’assenza di sintomi cosiddetti ‘patologici’, gli enteogeni permettono un uso ottimale delle nostre potenzialità cerebrali, cosa che ha degli effetti positivi sia a livello fisico che emotivo.

Per capire a che tipo di guarigione permettono di accedere, bisogna comprendere prima come funzionano.

Gli enteogeni non sono omologabili nè a delle medicine allopatiche, nè a delle droghe che creano dipendenza o che danneggiamo la psiche. Un enteogeno quale il Kambo, che secondo il professor Vittorio Erspamer non è psicoattivo, non cura tout court delle malattie, ma permette un rafforzamento del campo elettromagnetico dell’individuo tramite una profonda disintossicazione a livello fisico ed emotivo. Ovviamente quando il corpo funziona al meglio i sintomi di malattie recedono, ma si tratta di un effetto indiretto.

Il Kambo ha un suo specifico campo di azione, in quanto stimola la ghiandola pituitaria, attiva 8 fondamentali recettori tra cui dei recettori oppiodi, stimola le ghiandole surrenali a produrre ormoni ed estrogeni, attiva l’adenoregulina che aumenta la capacità delle cellule di difendersi da attacchi di virus e batteri. Gli effetti sul corpo sono molti, ma in definitiva, in quanto la sostanza è bioattiva, è il corpo stesso che provoca tutto questo processo. Non a caso un processo col Kambo somiglia molto ad un’influenza.

Con l’Iboga invece si compie un risettaggio a livello di DNA del cervello rettiliano, l’area dove vengono registrati i traumi, emozioni e convinzioni inconscie. Una caratteristica di tutti gli enteogeni è che sono sostanze bio-attive, un concetto ancora troppo poco masticato in Europa.

Bio-attiva è una sostanza che ‘attiva’ determinati recettori cerebrali. Gli enteogeni non agiscono come sostanze che intossicano, creano allucinazioni o che hanno degli effetti collaterali come ad esempio l’alcool o un farmaco. Non creano dipendenza, non sono neurotossiche, ma al contrario permettono di potenziare tutti i sistemi difensivi di cui la natura ci ha equipaggiati. I circuiti oppiodi, le onde theta dei sogni REM, i sistemi di autodifesa immunitaria etc.

I recettori oppioidi attivati dal Kambo, per fare un esempio, permettono al corpo di gestire molto meglio il dolore fisico, quello emotivo e anche i sintomi di astinenza. Una sessione di Kambo va a colmare quel calo energetico di cui tutti soffriamo in quanto viviamo in condizioni di stress, di pesante inquinamento emotivo e ambientale. Specialmente nelle metropoli si conduce spesso una vita sedentaria davanti ad un computer e si abbracciano abitudini malsane a livello alimentare.

Tutti gli enteogeni hanno un loro campo di applicazione che dipende da quei particolari circuiti cerebrali che vanno ad attivare. Nel caso dell’Iboga si tratta di un vero e proprio ‘risettaggio’ del DNA, che può essere paragonato a quello compiuto su un computer che viene riportato al suo stato originale, quello per cui è stato programmato. Il cervello viene messo in grado di funzionare cosi come Madre Natura lo ha predisposto senza bisogno di stampelle.

Uno scienziato americano, Winkelman, ha scoperto che gli enteogeni, che lui chiama psico-integratori, aiutano le diverse parti del cervello (rettiliano, mammifero e neocortex) a comunicare meglio tra di loro. Molti disturbi, specialmente in Occidente, dipenderebbero in questa prospettiva da una fissazione collettiva al pensiero discorsivo.

D: Ci sono delle controindicazioni?

R: Parlare di controindicazioni non è idoneo quando ci si riferisce agli enteogeni. Controindicazioni è un termine medico che si riferisce a medicinali chimici che hanno sempre effetti collaterali e controindicazioni.

In quanto sostanze bio-attive gli enteogeni non hanno controindicazioni, ma questo non significa che non bisogna usarli con cautela. Per esempio, il Kambo non va applicato a portatori di by-pass e altri apparecchi meccanici.

L’Iboga non va dato a chi ha problemi di cuore o di pressione, l’Ayahuasca e’ l’Iboga non sono compatibili con psicofarmaci. L’uso di psicofarmaci è incompatibile con gli enteogeni in genere, ma non col Kambo.

Ci sono studi sull’incompatibilità degli enteogeni con l’Ayahuasca, questo soggetto è stato ampiamente studiato.

Riguardo al Kambo finora non ci sono stati studi sulla interazione con medicinali. Sicuramente il Kambo non va dato se la persona prende medicinali per il cuore e per la pressione, perché il Kambo provoca sia un innalzamento che un abbassamento della pressione. L’Iboga non va presa se la persona ha problemi psichiatrici.

D: Nelle cerimonie di ricevimento di Kambo e Iboga hai sviluppato un tuo metodo personale, o dipende dalla persona che hai davanti?

R: La combinazione sinergica di Kambo e Iboga è un mio contributo all’uso di queste medicine sciamaniche. In ogni caso sono i bisogni della persona che ho davanti che determinano il tipo di medicina sciamanica che fa per loro e la modalità dell’applicazione.

In alcuni casi il Kambo è più appropriato dell’Iboga, in quanto rende la persona più forte sia fisicamente che emotivamente. Trovo opportuno cominciare sempre col Kambo.

È l’ideale per chi cerca una sferzata di energia nella propria vita e vuole liberarsi da zavorre ingombranti. A molti una sessione di Kambo ha permesso di tirare fuori i sogni dal cassetto e vederli magicamente realizzati nella propria realtà quotidiana. Il Kambo può essere dato in una maniera più o meno intensiva. Dopo la profonda pulizia del kambo, l’Iboga va più in profondità a livello emotivo.

Consiglio sempre di cominciare col microdosaggio per abituarsi gradualmente alla sua energia.

D: Cosa pensi del legame alimentazione- salute? Molte malattie anche conclamate si possono migliorare ad esempio, attraverso il crudismo. Oppure si possono prevenire molte malattie attraverso un’alimentazione vegana consapevole. 

Sì, sono d’accordo. Credo che l’alimentazione attuale di molta gente abbia un potenziale energetico molto basso e, quindi, ad alto rischio per la salute.

La qualità energetica di quello che si ingerisce ha degli effetti profondi sulla persona. Per fare un esempio la carne non biologica è altamente tossica.

Ci sono conservanti cancerogeni altamente pericolosi per la salute, i famigerati numeretti E che compaiono un po’ dovunque tra i conservanti.

Io credo che dovunque l’equilibrio naturale di un alimento venga disturbato da un elemento chimico o da un intervento aggressivo, quale la manipolazione genetica, la qualità dell’elemento diminuisca pericolosamente fino a divenire un pericoloso veleno. Gran parte dei disturbi che stanno comparendo davanti agli occhi di tutti dipendono dagli alti livelli di stress, dalla infima qualità del cibo, nonché dall’abuso di medicinali.

Certamente una dieta crudista o vegana aiuta a risolvere molti tipi di disturbi, per il fatto che si evitano sostanze tossiche e ci si ciba di elementi che sono vicini alla natura e hanno un alto valore energetico, vedi gli adattogeni. Credo che la dieta vegana favorisca un processo di disintossicazione e di guarigione, così come lo fa anche il digiuno.

Tra i vari significati di alimentazione consapevole c’è anche quello di un’alimentazione non compulsiva. Il cibo è per molti il primo ‘salvagente’ in caso di stress.

Se ad un’alimentazione non sana (junk food) usiamo il cibo per coprire l’ansia, la bomba diventa esplosiva. L’allarmante fenomeno dell’obesità è in espansione in molte metropoli occidentali. Ovviamente una dieta sana può aiutare molto, ma in molti casi c’è a monte un blocco emotivo che va affrontato con altri ‘strumenti’, vedi l’Iboga ad esempio.

Nella mia esperienza col Kambo ho notato che dopo una sessione il mio corpo sapeva bene di cosa aveva bisogno e anche riguardo alla quantità appropriata. Il Kambo aiuta ad accedere alla saggezza naturale del corpo. Il Kambo, inoltre, aiuta ad ascoltare meglio il proprio corpo e le sue esigenze e questo ha sempre un effetto anche sulle proprie abitudini alimentari, specialmente se sono di tipo compulsivo.

Mi è capitato diverse volte di vedere persone vomitare molte tossine durante una sessione di Kambo, malgrado queste seguissero una dieta molto sana.

Io credo che che il corpo assorbe e produce molte più tossine che quanto in genere ci possiamo immaginare. Sicuramente con il Kambo e una dieta sana, si rafforzano gli effetti positivi di entrambi.

D: Dai tuoi studi pensi che ogni malattia abbia anche (o soltanto!) un lato “emotivo”? Magari inconscio?

R: La mancanza di consapevolezza, la compulsività, lo stress, sembra siano le cause di molti più disagi di quello che molti di noi sarebbero pronti ad ammettere, inclusi medici.

Recentemente è stato dimostrato che l’energia della consapevolezza ha la capacita di ristrutturare e riprogrammare il cervello, mentre la mancanza di consapevolezza, l’identificazione con i pensieri e le emozioni negative creano delle frequenze vibratorie che danneggiano il corpo e alla fine provocano dei disturbi.

La presenza mentale è il più potente sistema di protezione di cui disponiamo. Presenza mentale e stress producono diverse frequenze elettriche. La frequenza del sogno REM, il sonno attivo in cui vive il feto, apporta rilassamento e guarigione.

Al contrario le onde a vibrazione più bassa, collegate a stati di stress, sono altamente nocive per il corpo. Per Hammer alla radice di malattie quali il cancro ci sono esperienze traumatiche. Il naturopata tedesco Moritz ha coraggiosamente affermato che il cancro non è affatto una malattia, ma un tentativo di auto-guarigione del corpo, un’affermazione che cozza con il tabù secondo cui il cancro è un male che va sempre combattuto con la chemioterapia.

D: Utilizzare Kambo e Iboga, può creare in qualche modo una sorta di dipendenza fisica o psicologica?

R: In quanto sono sostanze bioattive, Kambo e Iboga non solo non provocano dipendenza ma  possono essere usate per liberare dalla dipendenza da droghe e medicinali sostitutivi di droghe.

Mentre gli oppiacei e gli psicofarmaci impigriscono i recettori cerebrali, gli enteogeni li rafforzano, tenendoli in esercizio. Agli enteogeni non pertengono i fenomeni della dipendenza, tolleranza e assuefazione tipici di sostanze non bioattive. Non si aumenta col tempo il dosaggio degli enteogeni, ma lo si diminuisce.

Ci sono abbondanti studi e dati alla mano che si possono trovare nella bibliografia del mio libro. Un altro esempio è l’impiego terapeutico dell’Ayahuasca in alcuni centri di riabilitazione in Perù, dove esperti l’usano per curare depressione e dipendenza da alcool. In circa ottanta cliniche di Ibogaina nel mondo si curano tossicodipendenza da oppiacei e sclerosi multipla.

Decidere di partecipare ad una cerimonia di Ayahuasca, di Kambo o di Iboga non è mai una scelta dettata da un bisogno compulsivo, al contrario richiede un certa dose di coraggio. Si tratta di andare a visitare gli aspetti in ombra della propria anima, a volte anche il proprio inferno. L’esperienza con gli enteogeni, al contrario di quanto molti credono, non è di tipo ricreativo. Molti principianti hanno esperienze confrontanti che aiutano a ridimensionare l’ego.

D: In che modo dall’ Italia possiamo accedere a Kambo e Igoga? Esistono centri, incaricati o associazioni?

R: L’Iboga è stato vietato in Italia nell’agosto del 2015, un anno dopo essere stato confiscato per la prima volta in Italia durante una mia cerimonia. Chi è interessato all’Iboga può venire in Olanda dove ci sono diversi centri, appunto, di Iboga (De Gewijde Reis, Maria Straatman ecc.), oppure è benvenuto in Messico dove lavoro da qualche anno in collaborazione con sciamani del posto.

Lì, durante i nostri seminari, oltre a Kambo e Iboga, si può fare esperienza di altre piante-maestro quali il Peyote, l’Ayahusca e il Bufo.

Riguardo al Kambo in Italia ci sono Sergio Tabacchini (3283326524), che è un mio allievo da molti anni, serio e affidabile. Segnalo  anche l’associazione  fondata da Claudio Benzoni: Kambo Medicina Italia, questo il sito web ufficiale  http://www.kambomedicinaitalia.org 

Le cure di Ibogaina in genere sono estremamente care, non sono alla portata di tutti. A Belgrado un trattamento di Ibogaina costa 10.000 euro. Coloro che dovessero essere interessati all’Iboga, invece, possono andare in Gabon a ricevere una iniziazione Bwiti, ma conoscendo bene prima da chi si va, altrimenti si corrono dei rischi: il centro più sicuro è quello di Tatayo.

Chiunque desideri ulteriori informazioni può contattarmi su: lattanzi18@gmail.com.

D: Qual è secondo lei il primo passo che una persone deve fare per attuare un approccio spirituale alla guarigione?

Fare umilmente delle domande. Avviarsi in una strada spirituale significa mettere da parte l’ego, la parte che pensa di sapere tutto, fare i conti col fatto che abbiamo tutti qualcosa da imparare e da cambiare; che stiamo tutti prendendo parte di una grande processo di guarigione a livello planetario. Come disse qualcuno: ‘ Dove aumenta la luce appaiono anche le ombre’.

Grazie a Giovanni Lattanzi  per questa chiacchierata, per le preziose info che ha condiviso con noi e per il lavoro di informazione che sta facendo.

Leggete la recensione del suo libro “Kambo e Iboga | Medicine Sciamaniche in Sinergia e fatevi un regalo: Acquistatelo!

© 2017, Alessandra Gianoglio. All rights reserved.

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- Autrice di narrativa, blogger, appassionata di musica e di materie evolutive, si occupa della redazione di questo blog. Ha scritto un ebook "Sette Racconti Brevi per il tuo Cuore", che ha collezionato oltre 250.000 downloads. E' autrice anche del saggio di controinformazione " Michael Jackson | l'Agnello al Macello", che rappresenta un lucido ed oggettivo resoconto sulla figura di Michael Jackson. Vegana, tendenzialmente crudista, appassionata lettrice, sempre alla ricerca di qualcosa che rimane perennemente sospeso a qualche passo da lei. Visita il suo blog personale: www.alessandragianoglio.com.

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