Interferenze
Se osserviamo un albero in quanto esempio comune di espressione della natura, possiamo percepirne la sua essenza. Non solo quella profonda e immutabile di parte del Tutto ma anche quella parte di esso che non si pone mai contro sua Madre. Il rispetto degli altri figli di Madre Terra per quest’ultima, al contrario di una considerevole parte degli esseri umani, è assoluto.
L’albero è un albero: da un germoglio così piccolo, grazie all’Amore della Madre, cresce, incoraggiato e nutrito e si trasforma in un possente quanto saggio abitante di questo pianeta. Il punto sul quale voglio riflettere insieme a voi oggi è il probabile assetto interiore dell’albero. Se ci poniamo nella veste di conduttori di indagini sull’interiorità dell’albero, ci troveremmo costretti a tentare di rispondere ad alcune domande che nel paradosso di queste astrazioni possono condurci a nuovi terreni di ricerca e di comprensione interiori.
Dando per assunto che l’albero, immaginiamo una quercia, abbia un assoluto rispetto per sua Madre, cosa accadrebbe se invece non ce l’avesse? Cosa gli accadrebbe se decidesse di crescere solo nella sua parte invisibile, cioè le sue radici? Cosa accadrebbe ai suoi simili? E a sua Madre? Cosa accadrebbe se ignorando le informazioni del suo DNA decidesse di voler essere un essere umano? Che cosa potrebbe succedere alla sua specie se decidesse di non riprodursi più? Che cosa potrebbe succedere se decidesse di odiare sua Madre per avergli dato la forma di una quercia? E infine…che cosa potrebbe succedere se dovesse iniziare a giudicarsi, a giudicare e a classificare gli altri alberi della sua stessa specie, delle altre specie e collocasse se stesso all’interno di questa sorta di organigramma botanico?
Queste domande hanno una profonda connotazione filosofica e le risposte che auspicabilmente emergerebbero lo potrebbero avere ancor di più. Questo gioco domanda-risposta potrebbe fungere da portale di accesso interiori ai più profondi strati e convinzioni che compongono il nostro senso della vita.
Avventurarsi insieme, o ognuno noi immerso nella propria intimità, in domande e risposte così astratte è una vera opportunità di comprensione a livello metafisico dell’interazione stretta tra noi singoli e il resto del mondo. Provateci e lasciate che emergano le risposte, anche quelle che verrebbero marchiate dal mondo come assurde, illogiche o addirittura opera di un folle.
L’aspetto a mio avviso più interessante di questo set di domande e se vogliamo anche il più comico è che apparentemente nella nostra realtà quella quercia, tutte quelle domande non se le pone mica…
La quercia è se stessa. Assolve inconsciamente a livello chimico e fisico un sacco di funzioni straordinarie come la fotosintesi clorofilliana. Ci restituisce più ossigeno di quello che consuma, consuma più anidride carbonica di quella che emette. Lei è in equilibrio. Cresce nelle sue radici ma anche nelle sue foglie. Protende verso l’alto con le sue fronde perché riconosce la potenza del Sole quale suo indispensabile fornitore di fotoni, di luce, di calore e di informazioni.
L’albero quindi, esattamente come tutti gli altri esseri viventi su questo pianeta, vegetali e non (uomo a parte), non crea interferenze.
Certamente non smette spontaneamente di crescere, non decide di essere qualcos’altro, non cresce solo dalle sue radici perché inconsciamente conosce il suo ruolo e sa che la morte prematura e il non assolvimento della sua funzione all’interno del Grande Disegno sono le uniche possibilità per chi va contro la propria Madre e la propria natura.
In questo modo, le forme di vita sagge intorno a noi ci mostrano ogni giorno la massima espressione di non interferenza e di abbondanza. Ricevono tutto ciò che serve loro per la loro massima soddisfazione e prosperità e molto spesso questo accade senza o con il minimo sforzo.
In effetti, è bene considerare che non esiste separazione tra la Madre e la Quercia. Proprio per questo assunto la parte (la quercia), non può per definizione andare contro al Tutto (la Madre). Pena la sua estinzione.
Cosa è accaduto a noi uomini?
L’interferenza è il nostro problema. Noi siamo generatori di interferenze che si considerano saggi ed evoluti. Tuttavia comicamente con queste interferenze non facciamo altro che organizzare la nostra autodistruzione. Prima interiore, dal punto di vista psicologico e di interruzione del dialogo con la nostra Anima, e poi fisico con una ricaduta drammatica sul nostro stato di salute, quello di Madre Terra e dei suoi figli tutti. Noi lottiamo per possedere, lottiamo per vivere, lottiamo per “essere qualcuno”. L’interferenza è la nostra matrice artificiale che compromette tutto il sistema.
Capita oggi che un uomo che nasce con il sogno di fare l’astronauta, finisca per fare il cassiere in un supermercato. Ignorare “il richiamo della foresta” è devastante. Porsi in una frustrante condizione di schiavitù fisica e psicologica di un lavoro che odiamo e che ci fa ammalare è un oltraggio alla vita. E’ come quella quercia che decide di fare il gelso in cambio di un po’ di pioggia. E’ assurdo. L’uomo per paura di vivere nella povertà e nel fallimento abbandona i propri sogni e si mette al servizio di un sistema basato sulla schiavitù. E ha il coraggio di chiamarlo una “buona posizione sociale”. In quell’esatto istante genera interferenze, così forti da diventare esempio per altri. Così convincenti e supportate da un apparente successo materiale da sembrare la scelta più giusta da compiere. Ognuno di noi quando genera interferenze è entra nel circolo vizioso “vittima-carnefice”, da origine ad un fenomeno letteralmente virale.
La spirale discendente che il genere umano ha imboccato, e numerosi di noi con esso, lo sta accompagnando negli abissi più profondi dove la Luce non riesce a fare breccia. Dove i demoni più atroci e le paure più ataviche regnano incontrastate. Mai come negli ultimi anni il lavoro per psicologi, psicoterapeuti e ahimè psichiatri è stato così importante e copioso. Anche gli operatori in terapie energo-vibrazionali stanno facendo “gli straordinari”, non soltanto nel senso stretto del termine.
E’ tutta questione di prospettiva. Se la prospettiva da dove ci osserviamo cambia, tutto il senso cambia. Le domande cambiano. Le risposte cambiano. Le interferenze cessano e lasciano spazio alla vita semplicemente di esprimersi. Ai nostri talenti di emergere in tutta la loro magnificenza. Al cuore di sbocciare.
E allora sarà fragranza.
E allora sarà abbondanza.
E allora ci trasformeremo da generatori di disturbi e interferenze a emettitori di musica celestiale sintonizzata sul cuore e sulla compassione.
Solo allora potremo osservare sul piano fisico le infinite potenzialità del genere umano.
Mi congedo con l’augurio “che la comicità delle nostre vite in qualche modo possa renderci grottescamente consapevoli di quanto poco vi è da fare per smettere di fare e iniziare a vivere“.
Alla prossima.
© 2014, Igor Bragato. All rights reserved.