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Published On: Mar, Gen 15th, 2019

Come bisogni e desideri generano attaccamento

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Photo di nuvolanevicata/Shutterstock

I bisogni e i desideri umani nascono dalla percezione di essere mancanti sempre di qualcosa; questo accade perché nel momento in cui ci siamo scissi dalla Coscienza Una abbiamo ereditato una mente separata, la quale ci porta ad attaccarci a tutto ciò che percepiamo creando così molteplici identità separate.

I monaci, soprattutto quelli Buddhisti, praticano la via dell’astensione alle cose terrene ed al mondo. Ma questo non significa rifiutare le cose, e non si tratta neanche di privazione. Si tratta piuttosto di una scelta consapevole; infatti il Buddha conosceva molto bene i meccanismi della mente e tutte le sue programmazioni ed i tranelli, e per questo motivo ha indicato una via basata sulla disciplina della mente attraverso il non attaccamento e la disidentificazione dai pensieri e dalle emozioni, ma anche da tutto ciò che è materiale.

Nel momento in cui hai (nel senso che possiedi) qualcosa inizi presto ad attribuirgli un valore ed un significato che non corrispondono mai a quelli propri. E quando dai un valore a qualcosa, di fatto, hai già stabilito una “relazione speciale” con quella certa cosa. Infatti essa inizia a diventare utile, conveniente, necessaria, piacevole, ecc.. In questo modo la relazione che abbiamo stretto crea il bisogno per quella cosa o, se già esiste, lo alimenta.

Vivere nella matrix comporta inevitabilmente l’assoggettamento alle sue leggi, sebbene possiamo scegliere di non accettarle o condividerle. Queste leggi sono costruite sull’idea che esiste un corpo fisico ed una mente associata che necessita di tutta una serie di altre cose per sopravvivere: c’è bisogno di nutrirsi, di avere dei soldi per soddisfare le necessità quotidiane ed i piaceri, c’è bisogno di un lavoro che ci consenta di realizzarci, che ci gratifichi ma anche che ci permetta di procurarci i soldi per vivere, c’è bisogno di avere relazioni umane con le quali comunicare per eludere la solitudine, c’è bisogno di una casa che ci accolga e ci permetta di organizzare la nostra vita, c’è bisogno soprattutto di una famiglia per poter dare un senso più compiuto alla vita, c’è bisogno di amici con i quali divertirsi, c’è bisogno di hobby e sport con i quali manifestare le proprie abilità e la creatività, c’è bisogno di un’automobile per potersi spostare in modo più agevole e veloce.

Insomma ogni cosa che possediamo sembra diventare un bisogno da soddisfare, anche quando crediamo che le cose non siano poi così necessarie!

Il desiderio ne é quasi sempre la causa, perché esso sta a simboleggiare una mancanza; la mancanza di qualcosa che illusoriamente stiamo cercando all’esterno di noi stessi e, per questo motivo, non potrà mai essere trovato.

Non è là fuori infatti che bisogna cercare; all’esterno non potremo trovare mai nulla di duraturo e permanente, perché il mondo di per sé é totalmente privo di questi attributi e di qualsiasi valore. Per questo motivo non può offrire altro che illusioni, essendo esso stesso una illusione, ovvero una realtà virtuale.

Anche gli aneliti della vita e le emozioni più piacevoli, quali la gioia, il piacere, il benessere, ecc. generano attaccamento, anzi forse ne generano ancora di più. É molto facile essere gentili con chi ci piace ed è gentile e generoso con noi, allo stesso modo è facile essere sereni e gioiosi quando la vita ci gira bene e ci offre tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Non credo sarebbe la stessa cosa se la vita ci offrisse altre situazioni, a volte anche estreme. Provate a pensare a come potremmo percepire la vita e noi stessi se improvvisamente perdessimo il lavoro e non avessimo quindi più i soldi per mantenerci e per nutrirci, oppure se improvvisamente perdessimo qualcosa a noi molto cara, tipo un genitore, un figlio od il proprio coniuge; o anche se perdessimo le gambe, o le braccia, o la vista, o la salute in generale a causa di una malattia degenerativa e dolorosa. Pensate veramente che riuscireste ad essere contenti e manifestare gioia allo stesso modo?
La misura all’attaccamento è rappresentata proprio da queste situazioni con le quali ci confrontiamo, ovvero è la percezione e sensazione che reattivamente abbiamo quando ci viene a mancare qualcosa che eravamo abituati ad avere.

Ovviamente tutto dipende sempre a cosa diamo valore. Se diamo valore a ciò che non ne ha in quanto virtuale, continueremo inevitabilmente ad alimentare un sistema virtuale costruito su falsi presupposti perché irreale e falso. Se invece inizieremo a dare valore soltanto a ciò che ne ha, allora la percezione di noi stessi e di tutto ciò che ci circonda cambierà di conseguenza.

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A questo proposito giova ricordare che il mondo, come generalmente lo vediamo e percepiamo, non offre nulla di realmente importante per noi, poiché di fatto esso non esiste realmente! Per questo motivo, infatti, il mondo non può essere ne bello ne brutto, ne interessante ne piacevole, poiché è totalmente privo di qualsiasi significato; e così pure tutte le cose che in esso sono presenti e sembrano avere un loro preciso e specifico significato e valore. La stessa cosa vale per tutto l’universo.

Siamo noi esseri umani a riempire di significato tutto ciò che percepiamo esternamente dandogli una precisa connotazione. Infatti dal momento che il mondo è virtuale, non ha alcuna rilevanza come ci appare e non può essere di alcuna utilità per gli Spiriti Divini. Può servire invece soltanto ad alimentare l’illusione che esista un mondo materiale separato da Noi.

© 2019, Fabio Amici. All rights reserved.

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About the Author

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- Sono nato il 28 settembre del 1968, sono ricercatore della Verità e sperimentatore di tecniche meditative seguendo un personale metodo di autoconoscienza che indaga i processi mentali e gli stati emozionali, utilizzando il “sentire” per raggiungere un contatto diretto con il proprio Spirito. Mi sono formato nei monasteri Buddhisti della scuola Zen e Therevada, ho studiato e approfondito le conoscenze sulla fisica quantistica ed il suo utilizzo in relazione alla spiritualità; ho praticato lo Yoga Kundalini ed ho praticato la terapia della regressione nelle vite passate come percorso di autoconoscenza, conseguendo l’apprendimento di un metodo di indagine per correggere gli “errori” dovuti a traumi emozionali ed alle programmazioni mentali. Seguo i principi metafisici di “Un Corso in Miracoli”, ai quali mi ispiro nelle meditazioni e nella vita per facilitare il riconoscimento delle cause dei disagi umani, con lo scopo di raggiungere una via di riconciliazione e di armonizzazione con il mio Sé e con l’Universo.

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