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Published On: Ven, Nov 4th, 2016

Clima, inquinamento e sopravvivenza: dove stiamo andando? | Intervista al Prof. Guido Dalla Casa

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clima-sopravvivenza

Molti dicono che sia già troppo tardi, che non basterà pensare in maniera differente, e recentemente è uscito anche il DocuFilm di Leonardo di Caprio, Punto di non ritorno, (che consiglio di vedere) che mette ancora una volta il focus sulla situazione attuale del Pianeta.

Ne ho voluto parlare con il Prof. Guido Dalla Casa,  docente di Ecologia Interculturale presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa di Rimini (Università di Urbino) e autore di diversi libri  (L’ultima scimmia (1975) ediz. MEB, Ecologia Profonda (1996) ediz. Pangea, Inversione di rotta (2008) ediz. Il Segnalibro, L’ecologia profonda: Lineamenti per una nuova visione del mondo (2008) e Guida alla sopravvivenza (2010) ediz. Arianna,  Ambiente: Codice Rosso (2011) ediz. Jouvence), che da qurant’anni si interessa e si occupa di ambiente, e soprattutto di Ecologia Profonda.

Domanda: Professor Dalla Casa, la Terra sta morendo, a causa al modello economico industriale: cosa ne pensa, e secondo lei, è ancora possibile un’inversione di rotta?

Risposta: Il modello industriale, che pone al primo posto l’economia, alla quale  sacrifica tutto, in senso stretto non farà “morire la Terra”, poiché si tratta di un sistema molto più grande e con tempi molto più lunghi, ma sta causando alla Terra una malattia molto grave, da cui potrà riprendersi solo in tempi lunghissimi (milioni di anni).

La civiltà industriale sta provocando guai enormi soprattutto a causa dei suoi processi non-ciclici, incompatibili con la Vita della Terra, e delle sue modalità di azione, dell’ordine di 100.000 volte più veloci di quelle proprie dell’Ecosistema complessivo. Quindi, ai nostri effetti, è come se il Pianeta (l’Ecosfera) stesse morendo. Per effettuare un’inversione di rotta che  porti ad un periodo transitorio dolce e non traumatico, è ormai troppo tardi.

Solo come esempio, l’inerzia dell’atmosfera terrestre è così grande che, se anche smettessimo domattina gli scarichi di CO2 nell’atmosfera, ci vorrebbero molti decenni (forse un secolo) per riportare le percentuali ai valori pre-industriali, valori che sono andati avanti, con piccole oscillazioni, almeno per un milione di anni, e probabilmente molto di più.

Forse eravamo ancora in tempo a compiere un’inversione di rotta efficace attorno agli anni Settanta del secolo scorso, quando c’è stata la cosiddetta “ultima chiamata”. Oggi è comunque possibile e doveroso  prendere provvedimenti pratici immediati, ma è soprattutto necessario cambiare il nostro sottofondo culturale, in modo da attenuare il trauma che ci attende e gestire in modo passabile il transitorio verso modelli compatibili con la vita della Terra.

Domanda: Perché le azioni di “ecologia”, come la decrescita, le fonti energetiche alternative, ad esempio, che si fanno oggi sono paragonabili a “verniciare” la terra di verde?

Risposta: Le azioni di “ecologia di superficie” (usando una definizione di Arne Naess), come la sola decrescita o la sostituzione delle fonti energetiche, sono utilissime per attenuare i guai, ma sono insufficienti senza una modifica molto più profonda del pensiero generale, del paradigma in cui vengono inquadrate le nostre ricerche e le nostre azioni.

Infatti il linguaggio dei movimenti “di superficie” tende a restare quello dell’economia e talvolta vuol far credere che, passando alle energie alternative e con qualche riciclo, si possa andare avanti come prima, o quasi. Di energia ce n’è anche troppa. E’ necessario uscire dall’attuale antropocentrismo per passare all’Ecocentrismo, cioè tenere come primo valore la buona salute dell’Ecosfera e di tutti gli esseri senzienti.

Altrimenti si dà soltanto una verniciata di verde al mondo attuale, il cui modo di procedere è incompatibile con la Vita (se preferite, con il funzionamento) della Terra. Inoltre il Pianeta non può supportare più di 3-4 miliardi (come massimo) di un Primate di 70 Kg che pretende anche di mangiare carne.  In genere, negli ecosistemi sani, i carnivori sono in rapporto di 1:100 o 1:1000 rispetto agli erbivori (o insettivori).

Domanda: E’ vero che già nel 2030 potremmo veder i primi “veri danni” di questo sistema economico?

Risposta: I veri danni della crescita economica si vedono chiaramente già oggi, come dimostrano i molti ecosistemi in corso di rapida distruzione (foreste, barriere coralline, savane, paludi, ecosistemi fluviali e costieri, e così via), le alterazioni dell’atmosfera terrestre, la spaventosa sovrappopolazione che affligge la Terra, le montagne di rifiuti che si accumulano ovunque, la distruzione della biovarietà, l’enorme consumo di territorio, con scomparsa dell’humus e di ogni vitalità del suolo. Poiché tutti questi fenomeni sono in aumento inesorabile, la situazione è già al di fuori di ogni capacità di autoriparazione, anche parziale, del nostro Pianeta. Pertanto è probabile che, attorno al 2030, sia già iniziata un’operazione “chirurgica” perché la Terra si liberi dal suo male.

Domanda: Cosa significa “sviluppo sostenibile”?

Risposta: “Sviluppo sostenibile” è una locuzione contraddittoria (un ossimoro) inventato dai cosiddetti “ambientalisti” di superficie per far credere che sia possibile andare avanti come prima, solo con qualche accorgimento “di facciata” . La definizione ufficiale è  lo sviluppo che soddisfa le esigenze del presente senza compromettere la possibilità, per le future generazioni, di soddisfare i propri bisogni”. Tale definizione è completamente antropocentrica e non tiene in alcun conto la vita degli altri esseri senzienti e la buona salute dell’Organismo di cui facciamo parte. Anzi, considera l’uomo ancora “al di sopra” e “al di fuori” della Natura. Una definizione corretta dovrebbe essere di questo tipo:

“L’andamento di un sistema è “sostenibile” se può durare a tempo indefinito senza alterare in modo apprezzabile l’evoluzione del sistema più grande di cui fa parte”. Questa definizione tiene conto della vita dell’Ecosfera, non ha riferimenti antropocentrici, ed ha anche connotazioni etiche e spirituali se consideriamo che nei sistemi complessi si manifestano fenomeni mentali.

Domanda: Quanto sono responsabili i modelli religiosi che da millenni inculcano concetti preconfezionati alle persone?

Risposta: La responsabilità dei modelli religiosi imposti da molte istituzioni è fortissima, in particolare quella delle religioni che si ispirano all’Antico Testamento (cristianesimo, ebraismo, islam) e della cultura occidentale “laica”, riduzionista, meccanicista e materialista, che si comporta come una religione ed ha accolto in pieno l’antropocentrismo più spinto, in contrasto con le sue stesse conoscenze. Ha come dogmi la mancanza di ogni spiritualità nel mondo naturale, le premesse che la Natura si comporti come una macchina e la convinzione che la mente sia esclusivamente un prodotto del cervello; in realtà semplicemente nega i fatti che contraddicono queste premesse. Ci sono comunque scienziati singoli con mentalità molto più aperta, ma vengono di fatto tenuti alla larga dalla scienza “ufficiale”, quella che viene divulgata.

  Per quanto riguarda le “tre religioni”: Nell’Antico Testamento è ribadita più volte l’assoluta “diversa natura” dell’uomo, frutto di una creazione separata, e dichiarato “signore e padrone” di tutto quanto gli sta attorno, compresi venti-trenta milioni di specie di esseri senzienti, che sarebbero al suo servizio. La durata dell’esistenza umana è dell’ordine di un millesimo del tempo di esistenza della Vita sulla Terra: sembra che qualcuno non se ne sia ancora accorto. Inoltre quelle tre religioni (anzi, le istituzioni che le rappresentano) continuano ad opporsi ostinatamente ad ogni controllo delle nascite, aggravando così la situazione. Anche osservare l’attuale distruzione della Vita e tacere è un atto gravissimo, soprattutto sul piano morale.

  La situazione è leggermente migliore per le religioni “di stampo orientale” e soprattutto per le visioni del mondo di tipo animista-panteista.

Domanda: Oggi siamo nell’era della tecnologia: non pensa che i ragazzi della nuova era, possano trovare soluzioni per curare il pianeta?  (Ecco qui un esempio)

Risposta: I ragazzi della nuova era che si occupano di questi problemi globali sono piccole minoranze, e di solito non hanno mezzi per poter fare qualcosa di veramente utile su larga scala. Spesso inoltre riescono ad escogitare piccoli provvedimenti che non possono tenere dietro all’avanzare dei guai provocati dalla crescita: sono comunque utilissimi come tentativo di arginare il male. Le quantità attuali di rifiuti (ad esempio, plastica, rifiuti industriali, scarichi vari e gas-serra) sono assolutamente ingestibili. Inoltre, sono in crescita continua. E’ come sperare di fermare un allagamento portando via dei secchi d’acqua, ma lasciando aperti i rubinetti che lo provocano. Per ottenere qualcosa di duraturo, è necessario un cambio radicale di mentalità, di paradigma, di pensiero di fondo. E deve sparire il primato dell’economico, che ci sta perseguitando.

  E’ utile ricordare questo avvertimento, che ha quasi mezzo secolo:

         “Non vorrei sembrare troppo catastrofico, ma dalle informazioni di cui posso disporre come segretario generale si trae una sola conclusione: i Paesi membri dell’ONU hanno a disposizione A MALAPENA DIECI ANNI per accantonare le proprie dispute e impegnarsi in un programma globale di arresto della corsa agli armamenti, di risanamento dell’ambiente, di controllo dell’esplosione demografica, orientando i propri sforzi verso la problematica dello sviluppo. In caso contrario, c’è da temere che i problemi menzionati avranno raggiunto, entro il prossimo decennio, dimensioni tali da porli al di fuori di ogni nostra capacità di controllo”  U. Thant (Segretario Generale dell’ONU) – ANNO 1969

Cinquant’anni sono passati invano!

Domanda: Cosa può fare la comunità, cosa dovrebbero fare i governi, secondo lei, esistono soluzioni davvero attuabili?

  Risposta: Occorre diffondere idee, dare informazioni, accettare l’idea che questa civiltà è un modello fallito, perché incompatibile con i più grandi e vitali cicli della Terra. Bisogna diffondere in tutto il mondo il controllo della nascite, passare ad una dieta quasi-vegetariana (come quella di scimpanzé, oranghi e gorilla), non esaltare più, neanche in via indiretta, valori come la competizione, la velocità, e simili. La consapevolezza sarebbe il primo passo.

L’atteggiamento più frequente da parte dei governi, o di chi detiene qualche potere, è di negare quasi completamente ogni informazione corretta sulla situazione. Di solito questo accade perché chi detiene poteri in tal senso non ne sa niente, oppure perché ha paura di perdere la sedia. Un provvedimento molto utile sarebbe quello di dare questo tipo di informazione nelle scuole di ogni ordine e grado, cominciare dai bambini. Purtroppo non c’è quasi alcun segno di azioni simili.

Così tutto tace, e la Terra provvederà… ma in che modo?

Domanda: Da un rapporto della FAO del 2013 si evince che gli allevamenti animali producano da soli il 14,5% di gas serra. Quanto può essere importante educare la gente ad un’alimentazione 100% vegetale?

Risposta: Effettivamente il ciclo della carne causa gravissimi danni al Pianeta e produce una percentuale notevole dei gas serra. Quindi educare la gente ad una alimentazione vegetariana è certamente utilissimo, e costituisce anche una buona indicazione sul piano morale.

Un argomento “forte”, oltre alle motivazioni etiche, è quello di confrontare la nostra dieta con quella di gorilla, oranghi, scimpanzè e bonobo, che sono quasi-vegetariani, ma non completamente.

Si può inoltre ricordare che in Natura il rapporto numerico fra carnivori ed erbivori è dell’ordine di 1:100 oppure 1:1000.

Toglierei comunque quel 100%, per sostituirlo con un’espressione del tipo  “quasi completamente”. Tutto poi dipende anche dai numeri, in particolare da quanti umani ci sono in ogni ecosistema, che deve comunque restare in situazione “quasi-stazionaria”. Con piccoli numeri di altri esseri senzienti si potrebbero stabilire rapporti di simbiosi, ben diversi dagli attuali “allevamenti”.

Domanda: In una visione metafisica del mondo, nella visione della Terra come Vivente ed essere “evoluto”, pensa che energicamente, la Terra possa fare un Salto Quantico, “liberarsi” dal tumore che l’affligge e sopravvivere o rinascere sotto nuova forma? (portandosi dietro chi dei viventi è energicamente allineato a questi tempi?)

  Risposta: Penso che la Terra possa fare il Salto Quantico che dici, ma secondo i suoi tempi. Si libererà del tumore che l’affligge e rinascerà sotto nuove forme. Ci saranno nuove culture umane, e con numeri accettabili. Ma in che modo? E in quanto tempo? Quanto durerà il transitorio?

 Per la domanda su chi si porterà dietro, ecco un esempio molto, molto più piccolo, in un ecosistema di qualche valle nordica:

“I lemmings sono piccoli roditori del Nord-Europa e dell’Asia simili ai nostri topi campagnoli. In determinati periodi essi abbandonano le Alpi della Scandinavia in gruppi numerosi, come guidati da un misterioso suonatore di flauto, e si dirigono verso il Mare del Nord o il Golfo di Botnia. Lungo questo tragitto, che è il loro senso della storia, essi subiscono gli attacchi dei carnivori o degli uccelli predatori che li distruggono a migliaia. Malgrado tutto, essi proseguono la loro strada e, raggiunta la meta, si gettano nel mare e vi annegano. 

Che cosa potrebbero dire i lemmings se potessero scrivere la storia di una delle loro migrazioni? “Siamo in marcia verso un felice domani, la nostra nazione fortemente strutturata cresce di ora in ora, e nonostante vari attacchi, progrediamo nella stessa direzione, conservando la nostra organizzazione che, sola, permette all’individuo di marciare verso quel progresso che intravediamo già, tutto azzurro, ai piedi delle montagne”.

La storia ha un senso per i lemmings e per la civiltà occidentale: essa sfocia in un suicidio collettivo, prima della “planetizzazione” di una specie (o di una cultural’aggiunta è mia). Ogni individuo vede però in questo slancio ultimo una marcia verso una situazione migliore. Più i lemmings si allontanano dal punto di partenza, dicono i naturalisti, più sono eccitati; nulla li può fermare; davanti a un ostacolo sibilano e digrignano i denti per la collera. (da “L’uomo e l’Invisibile” dell’antropologo francese Servier, pubblicato in italiano dall’Editore Rusconi nel 1973 – il libro è uscito in francese nel 1967).

  Ma i lemmings sono ancora là, sulle montagne, in testa alla valle, in numero accettabile. Infatti gli ultimi della corsa, oltre a quelli che ne restano al margine e vanno più lentamente di quelli “centrali”, si salvano accorgendosi in tempo di dove vanno a finire “i primi”. I lemmings che tornano vivi sulle montagne sono gli ultimi della corsa, quelli che restano al margine della migrazione suicida, quelli che “non ci credono troppo”. Naturalmente la Natura non si cura molto dei singoli individui, il discorso vale per le comunità, i gruppi, i movimenti di pensiero, in generale.

Domanda: Cosa può invece fare la singola persona, di fronte ad un sistema politico-economico distruttivo?

  Risposta: La singola persona può parlarne, diffondere queste idee, anche se molti non ascoltano: ma c’è sempre una minoranza che ascolta, recepisce, magari diventa a sua volta un centro di diffusione. Organizzare qualcosa in tal senso. Poi può condurre una vita sobria, anche senza fanatismi, consumare meno in tutti i sensi, attenersi alle indicazioni spicciole dell’ecologia di superficie, usare l’auto il meno possibile, andare a piedi o in bicicletta, rifiutare l’aria condizionata, deleteria da tutti i punti di vista. Inoltre, in tono semischerzoso, consiglierei di preparare un “rifugio” in località isolata o scarsamente accessibile, perché…non si sa mai, potrebbe servire, magari per un breve periodo. Oppure servirà per passarci qualche periodo di vacanza e distensione.

Domanda: Come vede lei, Guido, a livello personale, come padre, nonno, ed abitante della Terra, il prossimo futuro?

  Risposta: Vedo i probabili primi segni di un innesco degli eventi che faranno arrestare i fenomeni in corso: migrazioni di massa, fanatismi religiosi fino al suicidio, e qualche segno di guerra. Forse è il Pianeta che si difende; non dimentichiamo che noi siamo la Terra. Forse questi segni sfoceranno in qualcosa di più grave. Dopo gli eventi traumatici si cominceranno ad abbozzare nuovi modelli culturali, ben lontani dall’attuale civiltà industriale. Non dimentichiamo che l’attuale desiderio infinito di beni materiali è stato un’eccezione nei 5000 modelli culturali che esistevano sulla Terra, anche se questa eccezione ha invaso il mondo intero nell’ultimo secolo.

Serge Latouche ha scritto: Chi vive in questo momento storico ha il privilegio di assistere al crollo della civiltà occidentale. Un fatto rarissimo, paragonabile alla fine dell’Impero romano. Con la differenza che questo si è svolto in un arco temporale di settecento anni, mentre il crollo della nostra civiltà si compirà in meno di trenta.

Ho molte, molte perplessità sul termine “privilegio” e sulla previsione dei “meno di trenta” anni. Inoltre il crollo dell’Impero Romano è stato un fenomeno molto minore perché tutta l’umanità in quel periodo non superava i 2-300 milioni di abitanti, e ora sono più di 7 miliardi, in continua e inesorabile crescita. Sono i numeri che mi preoccupano. Si parla dei “migranti” e nessuno dice che la popolazione umana in Africa a metà dell’Ottocento era di circa trenta milioni e ora ha superato largamente il miliardo, cioè più di trenta volte tanto. Inoltre cresce inesorabilmente: raddoppia ogni trent’anni.

Domanda: Non faremo nulla?

 Risposta: Due anni fa la mia nipotina, che allora aveva nove anni, ha trovato su un tavolo di casa il libro “Dieci miliardi” di Stephen Emmott (Feltrinelli, 2013), che consiglio vivamente a tutti: è un resoconto rapido e sintetico della situazione mondiale, che si legge in poco tempo. Tra l’altro Emmott non è un filosofo indiano, o un “ambientalista” fanatico, è un Professore di Cambridge. Dopo aver letto poche pagine, la bambina, visibilmente preoccupata, si è precipitata da mia figlia dicendo “Mamma, ma nessuno fa niente?”

  Il libro si conclude così: “Vi dico io cosa faremo: assolutamente niente. Penso che le cose andranno avanti come se nulla fosse”.  Questa è l’ipotesi peggiore.   Se non si farà niente, cioè continueranno le politiche attuali, l’andamento del sistema mondiale proseguirà come nel grafico BAU (business as usual) de I limiti dello sviluppo”, il famoso rapporto di 45 anni fa: dopo il 2050 circa il 60-70% dell’umanità (arrivata a circa 12 miliardi) è destinato a morire, in un mondo terribilmente degradato.   Non credo che si arriverà a questo, perché ho fiducia nella Terra: molto prima succederà “qualcosa” che interromperà l’andamento attuale dei fenomeni di aggressione umana al Pianeta.

Possiamo sempre sperare in un “meraviglioso imprevisto”.

Grazie  a Guido Dalla Casa per questa chiacchierata, e se volete conoscerlo vi invito a leggere i suoi libri e gli articoli scritti per Quantic Magazine, inoltre,  come attività del prossimo futuro, Il Prof. Guido Dalla Casa terrà il Corso di Ecologia Interculturale (10 ore) presso la Scuola di Filosofia di Rimini i giorni 21-22 gennaio 2017 (www.filosofiaorientalecomparativa.it) e proseguirà con il Corso “L’ecologia della Terra” ogni 15 giorni presso l’UNITRE di Saronno. 

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© 2016 – 2018, Alessandra Gianoglio. All rights reserved.

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About the Author

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- Autrice di narrativa, blogger, appassionata di musica e di materie evolutive, si occupa della redazione di questo blog. Ha scritto un ebook "Sette Racconti Brevi per il tuo Cuore", che ha collezionato oltre 250.000 downloads. E' autrice anche del saggio di controinformazione " Michael Jackson | l'Agnello al Macello", che rappresenta un lucido ed oggettivo resoconto sulla figura di Michael Jackson. Vegana, tendenzialmente crudista, appassionata lettrice, sempre alla ricerca di qualcosa che rimane perennemente sospeso a qualche passo da lei. Visita il suo blog personale: www.alessandragianoglio.com.

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